sabato 28 dicembre 2013

Maladroxa: la scoperta dell’acqua calda ...

Qualche giorno fa è apparso sulla stampa un articolo così titolato:”Maladroxia, caccia all’acqua termale”.
In esso si dà conto dell’attività di “ricerca mineraria per acque termo-minerali” in corso nell’abitato di Maladroxa, frazione di Sant'Antioco.
Maladroxa: foto d'epoca con casotto delle acque termali
E’ facile prevedere che il risultato della ricerca sarà positivo.
Basta leggere la letteratura scientifica al riguardo. Ad esempio, lo studio condotto nel 1981 dal CNR e dalle Università di Cagliari e di Perugia.
Per non parlare delle fonti orali.
La novità è che tali acque “saranno utilizzate per il centro di Co‘e Quaddus”.
Tale granitica certezza merita un commento.
Prima che possa essere mossa foglia a Co ‘e Quaddus sarà necessaria non solamente “un’autorizzazione regionale all’Urbanistica” ma ne serviranno molte – davvero molte altre – con buona pace del proponente.
L’autorizzazione definitiva dovrà essere preceduta – tra l’altro – da VAS ( valutazione ambientale strategica) e da VIA (valutazione d’impatto ambientale).
E tutti – Enti, Associazioni, semplici cittadini – potranno avanzare osservazioni.
E saranno moltissime – basta riferirsi al clamore suscitato dalla notizia sui social network.
Sono passati i tempi del mattone facile – per quanto i tentativi siano ancora numerosi.
L’area di Co ‘e Quaddus, interessata dall’intervento edificatorio, è fortunatamente oggetto di varie tipologie di tutela.
Spiaggia di Coa 'e Quaddus
Non potrebbe essere altrimenti date le sue caratteristiche culturali, paesaggistiche, florofuanistiche, agricole…
Un primo tentativo di forzare la normativa – con lo strumento dell’”intesa” – è miseramente fallito.
Non sempre ”repetita iuvant”
Piuttosto: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.

Sull'argomento

Unione Sarda - Sant'Antioco: Le mie terme vista mare
Facebook - Sant'Antioco -  un centro termale in spiaggia
Grig - Ricerche minerarie a Coa ‘e Cuaddus, S. Antioco: un procedimento di V.I.A. farraginoso
Federterme - Nascerà un nuovo centro termale a Sant'Antioco, nel sud della Sardegna?
La Nuova Sardegna - Il centro termale crea polemiche
La Nuova Sardegna - Sant'Antioco, gli imprenditori: "subito un si al centro termale"

Rendering dell'intervento edilizio previsto a Coa 'e Quaddus


L'Unione Sarda del 30 dicembre 2013

L'Unione Sarda del 17 dicembre 2013





lunedì 23 dicembre 2013

Buone Feste


A tutti i nostri lettori un augurio sincero di Buone Feste Natalizie e di un positivo Anno Nuovo.
In quest'ultimo anno ci siamo impegnati in numerose iniziative per la salvaguardia del paesaggio, per la tutela dei beni culturali, per la conservazione del nostro patrimonio costiero e per impedire l'installazione di impianti industriali nelle aree agricole della Sardegna.
Ci siamo dedicati a difendere i centri storici e il verde pubblico, il Colle di Tuvixeddu e la chiesetta di Sant'Elena di Lotzorai, la piazza Belly di Calasetta e il forte sabaudo di Sant'Antioco.
In collaborazione con numerosi cittadini riuniti in comitati locali abbiamo sostenuto davanti al TAR Sardegna, e nelle numerose denunce, esposti e osservazioni una dura battaglia contro l'accaparramento delle aree agricole per fini industriali e speculativi (finte serre fotovoltaiche, termodinamico solare, impianti eolici, numerosissime ricerche di idrocarburi e geotermiche et...). Assieme al WWF abbiamo avanzato la richiesta di moratoria delle installazioni di centrali elettriche in aree agricole. 
Abbiamo lavorato con passione per contrastare lo scellerato processo di revisione del Piano Paesaggistico Regionale. L'organizzazione, assieme alle altre associazioni ambientaliste, del convegno dello scorso novembre sul rischio idrogeologico in Sardegna e sul PPS, assieme alla presentazione delle osservazioni, sono stati gli ultimi atti del costante impegno degli ultimi anni. Attività che ci vedrà impegnati anche nel futuro.
C'è ancora un forte e urgente bisogno di proseguire nella nostra importante attività di proposta, di informazione e di denuncia a difesa dell'ambiente e dei valori irrinunciabili che rappresentano la vera ricchezza della Sardegna, quali il paesaggio e il patrimonio storico e culturale, i beni identitari e le nostre tradizioni. 
Ancora un sincero augurio e un particolare ringraziamento agli oltre trecento soci che hanno scelto di sostenere Italia Nostra in Sardegna, ai quasi 5.000 visitatori del nostro blog che hanno dimostrato interesse per le nostre iniziative, e naturalmente a tutti i responsabili e rappresentanti di Italia Nostra in Sardegna.

sabato 21 dicembre 2013

Termodinamico Solare: Comitati e Associazioni scrivono al Ministro per l'Ambiente


Campu Giavesu
La lotta dei comitati, delle associazioni ambientaliste, delle amministrazioni comunali contro l’aggressione speculativa delle multinazionali della green economy, conosce in questo periodo uno dei suoi momenti più alti. La notizia che la Archimede Solar Energy (Gruppo Angelantoni) – cui sarebbe passata la gestione dei progetti del termodinamico in Sardegna – avrebbe trasferito a Roma 24 scatolini di documenti, con l’intento di scavalcare la Regione e chiedere direttamente la “VIA” (Valutazione di impatto ambientale) al Ministero dell’Ambiente, ha dato nuovo impulso ad una mobilitazione che ormai coinvolge l’intera isola. Ci si batte contro quello che, ove venisse avvallato dal Ministero, si configurerebbe come un vero e proprio esproprio di attribuzioni, uno scippo di competenze dal chiaro sapore antidemocratico e antiautonomista, che umilia le prerogative regionali, e che non potrebbe restare senza risposte adeguate ai diversi livelli: della mobilitazione popolare, delle istituzioni locali, delle tutele amministrative e giurisdizionali.
Al riguardo, va infatti tenuto presente che le competenze in materia di procedimento di Valutazione di impatto ambientale sono state chiaramente individuate da precise disposizioni normative. Nello specifico dal D.lgs. 152/06, come corretto e integrato dal  D.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4, all’art. 7, commi 3 e 4. In particolare l’all. II, comma 2, stabilisce che sono progetti  di competenza nazionale le Installazioni relative a: centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza termica di almeno 300 MW”, mentre la competenza è regionale per la VIA o per la procedura di assoggettabilità alla VIA per i progetti relativi ad impianti con potenza inferiore (All. III, punto 2 lettera a - Impianti termici per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda con potenza termica complessiva superiore a 50 MW).
Area Flumini Mannu

I progetti in questione sono quelli di Flumini Mannu, fra Villasor e Decimoputzu, per 55 MW elettrici di potenza, su 237 ettari di terreno; Cossoine (denominato “Campu Giavesu”), per 30 MWe su 160 ettari; Giave e Bonorva, 50 MWe su 235 ettari; Guspini e Gonnosfanadiga, 50 MWe, su 211 ettari. Tutti progetti già sottoposti alla procedura di assoggettabilità regionale e già rinviati (nel caso di tre di essi) alla via, con le motivazioni che in sintesi si riportano:
-         incongruenze ed indeterminatezza di diversi importanti aspetti di natura progettuale (per es., superficie captante del parco solare, opere di connessione, tecnologia della centrale ausiliaria, modalità di approvvigionamento della biomassa, etc.);
-         alterazione della morfologia naturale dei luoghi e irreversibili interferenze con gli elementi caratteristici dell’area agricola interessata;
-         notevole impatto di natura paesaggistica, considerati anche i potenziali fenomeni di interferenza visiva e conseguenti effetti cumulativi con altri impianti similari realizzati o proposti nelle aree circostanti non presi, peraltro, in considerazione nella documentazione presentata;
-         necessità di imponenti opere di sistemazione altimetrica con potenziale movimentazione di consistenti quantitativi di terre e rocce da scavo;
-         rilevanti impatti sulle componenti acque superficiali e sotterranee dovuti ai notevoli consumi di risorsa idrica, alla conseguente necessità di creare adeguate opere di accumulo e/o di derivazione di acque sotterranee, con alterazione del regime idraulico sia superficiale che sotterraneo e potenziale contaminazione della risorsa idrica;
-         impatti sulla componente atmosfera, anche durante la fase di cantiere, con possibili ripercussioni sulla salute pubblica, data anche la vicinanza a diversi ricettori sensibili (aziende, case sparse e centro abitato di Cossoine, distante poche centinaia di metri dal sito di intervento);
-         consistente consumo di suolo agrario, sottrazione di habitat e della copertura vegetazionale, con notevoli impatti sulle popolazioni faunistiche e avifaunistiche potenzialmente presenti nell’area interessata dalle opere.
-         forti distorsioni sul piano programmatorio e pianificatorio a scala comunale e intercomunale, introducendo nuove zone industriali in siti non idonei.
Campu Giavesu
E in tutti e tre i casi di rinvio a VIA, la deliberazione della Giunta Regionale parlava anche delle “forti preoccupazioni espresse a livello sociale”.
A fronte di tutto ciò, e al fine di poter superare quegli ostacoli che evidentemente a livello regionale parevano insormontabili, il Gruppo Angelantoni ha chiesto il trasferimento a Roma delle competenze, facendo passare per un unico grande progetto che in questo modo supera i 300Mw termici, quattro impianti ubicati in aree assai distanti fra di loro  – in qualche caso anche più di 150 km. – e ricadenti in regioni storiche con caratteristiche ambientali, paesaggistiche, economiche, culturali totalmente diverse. Le notizie in merito sono state diffuse da un articolo sul Sole 24 Ore – apparentemente ben documentato – e poi confermate da fonti attendibili, ancorché riservate.
Nido di cicogna a Campu Giavesu 

Per avere informazioni ufficiali sul reale stato delle cose, i comitati e le associazioni ambientaliste hanno inviato al Ministero dell’Ambiente – e per conoscenza, al Presidente della Giunta Regionale della Sardegna, all’Assessore della Difesa dell’Ambiente, all’Assessore dell’Industria, al SAVI (Servizio della Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti della Regione Sardegna) – una articolata lettera che, per opportuna conoscenza viene inoltrata anche a codesti organi di stampa. In sintesi, con essa si chiede al Ministero che venga accertato:
• “se nell’ambito delle strutture del Ministero siano state attivate procedure amministrative inerenti i progetti in questione, procedure che in forza di quanto dimostrato risultano palesemente illegittime e che non dovrebbero essere state poste in essere nemmeno come inizio procedimentale. Nel caso che ne sia stato dato comunque corso, si fa formale richiesta di accesso agli atti ai sensi del D.lgs. 241/90 mediante copia degli atti endo ed esoprocedimentali, che siano stati posti in essere, nonché la informativa per legge di quelli che seguiranno, se non pubblicati sul sito del Ministero;
• se risponde a verità la notizia che un funzionario del Ministero dell’Ambiente abbia effettuato un sopralluogo in Sardegna, e in caso di riscontro affermativo, che venga accertato a quale titolo, nell’ambito di quale procedimento, a quale fine e da chi autorizzato, in quanto l’iniziativa risulta palesemente indirizzata al conseguimento di un fine pregiudizialmente illegittimo e non legata ad alcun procedimento in itinere noto e reso pubblico come d’obbligo sul sito del Ministero. A tal fine si chiede di conoscere con quali funzionari o Amministrazioni siano intercorsi contatti nel corso del sopralluogo, in quanto non risulta che il suddetto funzionario abbia avuto incontri con gli amministratori o le comunità locali;
• se sussista una ipotizzabile illecita correlazione tra le iniziative finora poste in essere da parte di alti funzionari del Ministero e l’attività da essi svolta in precedenti sedi, quali a titolo di esempio quelle politiche; nell’ambito di tali attività infatti si ha riscontro dell’esistenza di pregressi accordi, rapporti di collaborazione ed intese intercorrenti proprio con le società ora interessate alla realizzazione degli impianti, relazioni che alla luce di quanto evidenziato con il presente scritto, appaiono essere in aperto contrasto con il rispetto dei principi di neutralità, imparzialità e trasparenza della Pubblica Amministrazione, soprattutto nell’ambito di procedure di così ampia e rilevante delicatezza quali quelle inerenti le Valutazioni di Impatto Ambientale”.
Li, 20 dicembre 2013

Comitato “Terra che ci appartiene” Gonnosfanadiga - Comitato “NO Megacentrale” Guspini 
Comitato “No al Termodinamico Cossoine e Giave” - Comitato “Sa Nuxedda Free” Vallermosa 
WWF Sardegna - Italia Nostra Sardegna - LIPU Sardegna  

    

Sull'argomento

Italia Nostra Sardegna blog
Illa TV - Italia Nostra contro le centrali termodinamiche
Arrexini - Grano al posto dei panelli solari
Arrexini - Anche Gonnosfanadiga dice no alla centrale dell’Energogreen
Arrexini - Vallermosa: territorio in bilico tra valorizzazione e speculazione
La Nuova Sardegna - Sardegna Green Island, la Regione accusa la proprietà 
La Nuova Sardegna - Energia solare: la parola al ministro Orlando
Comitato per il "NO al Termodinamico" do Cossoine e Giave
Comitato "NO megacentrale" Guspini
L'Unione Sarda - La centrale creerà solo disagi






                                                

sabato 14 dicembre 2013

Presentate le osservazioni al nuovo PPR

Spiaggia di Coa 'e Cuaddus - Isola di Sant'Antioco
Un nuovo Piano Paesaggistico Regionale istruito per correggere gli errori contenuti nel piano del 2006, che si scopre invece strapieno di grossolani errori.
Uno per tutti: l’art.23 delle Norme tecniche di attuazione che riguarda le zone umide inserite nella convenzione di Ramsar prevede che in tali aree si possa insediare  qualsiasi opera ad eccezione degli impianti eolici e dei tralicci per il trasporto dell’energia elettrica; è addirittura possibile aprire anche nuove strade, infatti le strade son vietate solo ad altezze superiori ai 900 mt (sic!). Quattro anni di elaborazione non son bastati per capire che tutte le zone umide in Sardegna si trovano a livello del mare!
Zona umida - Basso Sulcis
Nelle Osservazioni presentate al procedimento Italia Nostra ha sollevato una serie di illegittimità, in primo luogo ha evidenziato che è stato elaborato un nuovo Piano Paesaggistico utilizzando la scorciatoia della procedura semplificata prevista per la semplice revisione. Trattandosi di un nuovo Piano si sarebbe dovuta attivare la copianificazione col Ministero dei Beni Culturali, infatti essa è obbligatoria anche nelle regioni a statuto speciale come la Sardegna, come confermato da numerose sentenze di TAR e Corte Costituzionale.
Altro motivo di illegittimità è l’assenza di una corretta procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) che si sarebbe dovuta svolgere con modalità e criteri trasparenti e in particolare avrebbe dovuto anticipare l’adozione del PPR per tener conto delle osservazioni prodotte e riorientare quindi lo stesso documento di pianificazione. È forse in questa totale ignoranza delle procedure, e nella loro applicazione, che si inserisce lo scivolone fatto i giorni scorsi dall’Assessore reg.le all’Urbanistica che scambia la Valutazione di Impatto Ambientale con la VAS.
Sono state messe in evidenza le tante contraddizioni del Piano che nell’affermare la qualifica di bene paesaggistico per importanti aree (vedi la fascia costiera attualmente inedificabile) ne impediscono la tutela consentendo di fatto la realizzazione di numerosi interventi pubblici e privati: le volumetrie previste dal piano casa, le nuove strutture residenziali e ricettive connesse ai campi da golf etc…
In taluni casi poi si è voluto strafare correggendo carte che probabilmente non riportavano errori. È il caso della ricognizione e delimitazione dei corsi d’acqua. Sono stati spostati i vincoli, previsti dalla vecchia cartografia all’interno del naturale percorso del fiume – “dove il fiume non scorre più” -  per essere inseriti nella nuova cartografia “nell’effettivo e reale corso del fiume”.
Purtroppo i fiumi deviati dall’uomo sempre più spesso riconquistano il vecchio percorso senza tener conto del volere dell’uomo, e neppure della nuova cartografia, e i risultati sono le tante inondazioni che negli ultimi decenni hanno colpito la Sardegna come l’ultima del 18 novembre, con le conseguenti numerose vittime.
Insomma una nuova pianificazione paesaggistica che cancella la precedente, che nel tentativo di correggere gli errori ne inventa di nuovi, crea semplificazioni cartografiche che si prestano a notevoli equivoci esponendo aree critiche al rischio di possibile speculazione, riesuma le vecchie lottizzazioni e elimina il sistema di tutele introdotto dal piano vigente.

sull'argomento:


Sardegna Geoportale - Mappe tematiche
La Nuova Sardegna - Intervista a Salvatore Settis



domenica 8 dicembre 2013

Bocciati gli aerogeneratori sotto il Monte Sirai


Apprendiamo con soddisfazione che l'ufficio SAVI (Valutazione Impatti Ambientali) della Regione Sardegna ha bocciato il progetto di installare tre giganteschi aerogeneratori tra il Nuraghe Sirai e l'area artigianale di Carbonia. A poca distanza dalla cittadella fenicio-punica di Sirai.
L'impianto, presentato dalla Società Auras srl, prevedeva l'installazione di tre torri eoliche alte 80 mt, ridotte poi a sole due torri con un'altezza do 100 mt.
Italia Nostra si è opposta alla realizzazione di questo impianto a causa del forte impatto ambientale delle torri, della presenza di numerosi siti archeologici e per il danno che i troppi impianti eolici e fotovoltaici stanno creando all'attività agricola nell'intera Sardegna.
Sono gli stessi motivi per cui lo scorso maggio le associazioni ambientaliste Italia Nostra e WWF hanno presentato alla Giunta Regionale una richiesta di moratoria alle autorizzazione di impianti industriali per la produzione di energie rinnovabili. Si tratta infatti di danni irreparabili che queste installazioni stanno arrecando al territorio, alle aree agricole e alle numerose zone naturali di pregio. Sono infatti centinaia gli impianti che da nord a sud devastano l'isola e il suo paesaggio e altrettanti stanno per essere autorizzati o sono oggetto di richiesta di autorizzazione.

Sull'argomento

L'Unione Sarda - Parco eolico, nuova bocciatura  

Coordinamento Comitati alto Appenino contro eolico industriale selvaggio - Energia verde ed economia nera: investimenti mafiosi nel settore eolico in Italia