Non ci pare infatti coerente con criteri di
tutela del patrimonio pubblico la scelta di procedere alla demolizione del
grande stadio, ad appena quarant’anni dalla sua
trionfale costruzione e a neanche vent’anni di distanza della sua
completa ristrutturazione in occasione dei Mondiali di Calcio - costata
all’erario oltre 30 miliardi di lire - che rese alla città un impianto moderno
ed efficiente.
Fosse pur vero che oggi lo Stadio, un tempo
gloria e vanto della città, si trova in condizioni di deprecabile degrado, ciò
è imputabile all’abbandono delle strutture e alla loro scarsa manutenzione, per cui sarebbe
doveroso e opportuno accertare le responsabilità di chi doveva evitare,
nell’interesse collettivo, che ciò accadesse, come del resto era previsto nel
contratto di concessione di un bene pubblico alla società privata del Cagliari
Calcio.
Premesso che crediamo che non siano stati
affrontati con sufficiente attenzione e chiarezza i problemi relativi ai costi
di demolizione e allo smaltimento delle macerie, come pure quello della
pianificazione e della destinazione urbanistica dei 50.000 mq che verrebbero
“liberati” nel cuore della città, non condividiamo la scelta della demolizione dello stadio per un altro ordine di ragioni
di carattere culturale .
L’idea della demolizione ci sembra improntata ad
una discutibile pratica dell’usa e getta
anche in urbanistica, senza tenere nella dovuta considerazione il significato e
il ruolo che il gloriosa impianto ha per la città di Cagliari e per tutta la
Sardegna.
Lo stadio di Sant’ Elia, come tutti sanno, è
stato testimone e teatro di un’epoca della storia sportiva - e calcistica n
particolare - che è rimasta nel cuore di tutti i Sardi, anche perché legata a
manifestazioni, risultati e protagonisti di altissimo livello che hanno
riscosso incondizionato apprezzamento e portato la Sardegna alle ribalte
internazionali proprio grazie all’eccellenza sportiva. L’appassionata difesa
dello stadio sostenuta con forza anche da Gigi Riva ne è un’ulteriore conferma.
L’impianto stesso del Sant’Elia, che oggi si vorrebbe irresponsabilmente a cancellare, è
stato considerato un pregevole esempio di grande valenza architettonica ed è
presto diventato un segno caratterizzante del paesaggio urbano di Cagliari,
meritevole di essere conservato e recuperato come impianto sportivo moderno,
efficiente e polifunzionale, così come è
stato già fatto in altre città italiane ed europee.
Non sarebbe la prima volta che per soddisfare
interessi privati e le loro miopi esigenze, a Cagliari si sacrificano
sull’altare del cambiamento e della modernizzazione le prestigiose testimonianze
del passato, con effetti sempre deprecabili e inutili tardivi rimpianti:
ricordare la demolizione del Mercato Civico nel Largo Carlo Felice, la
deturpazione dell’Anfiteatro Romano o le numerose lottizzazioni in aree
archeologiche conferma l’incapacità di questa nostra città di amare e tutelare
se stessa.
Evitiamo di fare altri errori.
Ancora una volta l’Associazione Italia Nostra si
rivolge agli Amministratori facendosi interprete delle richieste di tanti
cittadini e chiedendo che vengano tutelati gli interessi comuni e le reali esigenze della
città.
Cagliari 30 novembre 2009
Fanny Cao
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