mercoledì 26 giugno 2024

Torre Canai: un bene identitario offerto al miglior offerente

Fin dal 1988 Italia Nostra è concessionaria della Torre Canai di Sant’Antioco. Trattandosi di un bene culturale ai sensi dell’art. 10 del Codice dei BBCC e del Paesaggio la torre è stata adibita a mostra permanente delle Torri Costiere della Sardegna e a luogo di riunione e di incontro per attività culturali. 

Solo a seguito di un importante intervento di restauro conservativo cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dei Beni Culturali (Soprintendenza di Cagliari), nel 1994 nella Torre è stata allestita una mostra delle torri costiere e delle presenze naturalistiche e culturali presenti nel sud dell’isola di Sant’Antioco. Da trent’anni ormai il monumento, con lo spazio circostante, è fruibile dalla comunità e dai visitatori e rappresenta un importante centro di iniziative culturali e naturalistiche. 


Da allora, grazie all’attività volontaria dei soci dell’associazione, la torre è stata aperta gratuitamente al pubblico, soprattutto nel periodo estivo, con una media di 3 mila presenze annue. Nel corso delle visite i volontari dell’Associazione forniscono informazioni storiche e culturali sulla torre e sull’arcipelago del Sulcis.

All‘interno e nel piazzale adiacente vengono ospitati incontri culturali, concerti, corsi fotografici e iniziative pubbliche di approfondimento e di conoscenza delle peculiarità ambientali e naturalistiche dell’arcipelago sulcitano ed è tappa e punto di riferimento dei viandanti che percorrono il “Cammino 100 Torri” e gli altri cammini della Sardegna. È inserita tra i monumenti da visitare nel corso delle iniziative pubbliche organizzate dal comune di Sant’Antioco, dal Ministero dei Beni Culturali e dal Consiglio d’Europa, quali: Monumenti Aperti (in collaborazione con le scuole), Giornate Europee del Patrimonio, Settimana dei Beni Culturali.  Tutte le iniziative sono gratuite, nessun biglietto o corrispettivo viene richiesto ai visitatori per il servizio prestato e nessun prodotto o merce viene commercializzata all’interno o nell’area di pertinenza della Torre.

Fino all’annualità 2020 la concessione demaniale prevedeva il pagamento di un canone annuo ricognitorio di importo medio di 350 euro. Dal 2021 il costo della concessione demaniale marittima è lievitato a euro 2.500. Un importo incrementato di otto volte rispetto ai canoni pagati negli anni precedenti. Nel 2022 ha subito un ulteriore incremento, 2.698,75 euro! Per raggiungere l’esorbitante importo di 3.377,50 euro nella annualità 2023.

Analogo importo è stato richiesto per il 2024. 


In questi anni l’associazione è riuscita a coprire gli esosi costi grazie all’autotassazione e alla generosità di associazioni, società e imprese, e di numerosi cittadini di Sant’Antioco, ma anche di altre località, compresi gli stranieri, che hanno offerto per garantire la prosecuzione dell’attività. Appare veramente assurdo che un’Associazione che svolge attività senza scopo di lucro, il cui interesse pubblico è riconosciuto per decreto del Presidente della Repubblica, i cui soci prestano gratuitamente la loro opera per fornire un pubblico servizio e svolgere attività culturale, debba corrispondere un canone cosí elevato allo Stato per poter fornire gratuitamente un utile e importante servizio alla comunità. 

Inoltre sono tante le Associazioni non lucrative, oltre a numerosi enti pubblici, che usufruiscono degli spazi demaniali marittimi – o beni identitari come nel caso della torre Canai - per svolgere attività culturali o sportive, che forniscono un servizio alla comunità e che sono parte integrante dell’offerta culturale e turistica del nostro Paese. La stessa Conferenza delle Regioni è intervenuta per chiedere al Governo di rivedere il canone demaniale distinguendo le concessioni per uso pubblico o non lucrativo da quelle che determinano un vantaggio economico per il concessionario.

Non è superfluo ricordare che il Twiga di Briatore e Santanchè paga ogni anno allo Stato una cifra ridicola come canone, 20 mila euro, a fronte di un fatturato di quasi 10 milioni di euro. Paradossalmente il canone pagato da Italia Nostra è di gran lunga più elevato, oltre 50 euro a mq. contro i 2,5 euro a mq pagati dagli stabilimenti da profitti milionari. 

L’altra questione in ballo riguarda il rinnovo della concessione per il prossimo anno. Anche un bene culturale come la torre, essendo omologato ad un pezzo di spiaggia, rischia di finire all’asta in base alla direttiva Bolkestein e di venir assegnato a qualcuno che potrebbe trasformarla nuovamente in una residenza estiva a disposizione di pochi amici.

Italia Nostra rimane in attesa perché le istituzioni già sollecitate intervengano al più presto e chiederà nuovamente al Comune, alla Regione e ai Ministeri interessati affinché si adoperino per sanare questa intollerabile ingiustizia con una norma che distingua beni culturali e identitari dagli arenili funzionali all’affitto di lettini e ombrelloni.


Sull'argomento

TG Videolinadel 30 giugno 2024 - dal minuto 12.25 al min. 13.55 si parla della Torre Canai

Italia Nostra - Torre Canai 

Ajonoas - Sant'Antioco: Torre Canai

Visit Sant'Antioco - Torre Canai

La Stampa - Sardegna, Torre Canai a rischio chiusura: raccolta fondi di Italia Nostra per salvarla


L'Unione Sarda del 23 giugno 2024



venerdì 14 giugno 2024

I Comitati contro la speculazione delle rinnovabili incontrano la Presidente della Giunta Regionale Sarda

Pubblichiamo il Comunicato Stampa del Coordinamento dei Comitati Sardi Contro la Speculazione Energetica emesso a seguito dell'incontro con la presidente della Giunta Regionale il giorno 13 giugno 2024

 

Apprezziamo la disponibilità al dialogo della presidente che nel lungo confronto di ieri ci ha permesso di approfondire molti aspetti e comprendere la strategia da loro messa a punto sulla vertenza energia. Ma non c'è stata, come dichiarato dalla presidente, nessuna presa d'atto da parte dei comitati che questo percorso sia l'unico possibile. La nostra posizione su questo aspetto èinfatti esattamente contraria, così come restano in piedi numerosi punti oscuri.

In un confronto durato più di tre ore abbiamo affrontato numerose questioni e dobbiamo purtroppo constatare di essere molto lontani da una soluzione che possa definirsi ragionevole e, anzi, su alcune questioni, di soluzioni al momento non se ne intravedono proprio.  

Il nuraghe di Barumini minacciato da insediamenti industriali

Allo stato attuale delle cose:

- I siti di Barumini e Saccargia sono compromessi perché i progetti di Fer nelle loro prossimitàsono stati definitivamente autorizzati;

- i 6,2 GW di rinnovabili assegnati alla Sardegna non sono stati argomento di discussione col Governo e non emergono da alcuna analisi dei fabbisogni dell’isola;

- non è stato richiesto al Governo né ottenuto un tetto massimo alla potenza installabile,

- l'eolico a mare resta totalmente fuori dalla competenza della regione e non è stato messo in discussione;

- restano in piedi tutte le oltre 800 richieste di connessione complessive tra fotovoltaico, eolico a terra e a mare per quasi 58 GW di potenza complessiva;

- sui progetti già autorizzati e quelli che lo saranno da qui alla pubblicazione delle linee guida non vi potranno essere interventi, salvo cercare un confronto col Governo per analizzarli uno per uno

- sul tyrrhenian link non c’è alcuna presa di posizione;

- sul metano le versioni della presidente sono discordanti: mentre durante il confronto ha affermato che sarebbe servito per i caseifici (tesi subito smontata) e per convertire le centrali a carbone, alla stampa ha detto invece che saranno i 6,2 GW di Fer che il coordinamento contesta a essere utili per la sostituzione delle centrali a carbone "di cui nessuno parla" (?). 



Siamo consapevoli della gravissima situazione ereditata dalla presidente e da questa maggioranza, conseguenza di atteggiamenti complici e remissivi da parte delle giunte precedenti e frutto delle continue e ripetute prevaricazioni da parte dei governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia, ma oggi la Sardegna si trova a un bivio e sta rischiando di imboccare una strada senza possibilitàdi ritorno con conseguenze permanenti e devastanti sul territorio e il futuro dei sardi, e per far fronte a quest'emergenza abbiamo necessità di coraggio, determinazione e preparazione. Proprio in merito a quest'ultimo aspetto, contestiamo i proclami entusiastici e ci attendiamo invece un atteggiamento più rispettoso della nostra posizione che, nella piena volontà di collaborare attivamente alla risoluzione di questa complicata vertenza e con la promessa ottenuta di consultarci prima di ogni snodo fondamentale del processo decisorio, rimane molto critica sulla posizione della giunta e sul suo atteggiamento nei confronti del Governo centrale. Governo non amico e verso il quale, possiamo constatare, si sta riponendo probabilmente troppa fiducia, rinunciando a rivendicare pienamente i nostri diritti e a far valere le nostre specificità. Rimaniamo pertanto molto critici in merito all’atteggiamento di questa Giunta nei confronti del governo centrale verso il quale percepiamo un atteggiamento di subordinazione o comunque di soggezione. Non si intende infatti mettere in discussione il decreto Draghi attraverso il quale sono state sottratte le competenze costituzionalmente riconosciute alla Sardegna, ma si punta ad aggirarlo attraverso un piano urbanistico: secondo noi si tratta di una strategia debole e dai risvolti dubbi che può dar luogo a esisti disastrosi. La Todde ha inoltre espresso l’intenzione di avviare una vertenza con lo Stato esclusivamente per le autorizzazioni già concesse ma, a nostro avviso:

- va rivendicata con fermezza la nostra autonomia statutaria negli artt. 3, 4 e 5 nei temi urbanistico e paesaggistico e la nostra competenza concorrente, ovvero di pari dignità e potere decisionale, in materia energetica;

- va aperta con urgenza una vertenza per ridefinire, in base al nostro fabbisogno, non solo il limite minimo ma soprattutto quello massimo di produzione;

- tutti i procedimenti in corso per impianti di taglia industriale devono essere sospesi e bloccata la realizzazione di quelli già approvati, inclusi il repowering e l’eolico a mare: il confronto col Governo non può prescindere da queste ultime tipologie di impianti;

- il tyrrhenian link va respinto e devono essere immediatamente bloccate le attività di Terna;

- i diversi progetti di metanizzazione hanno giustificazioni ambigue e non trovano ad oggi nessun riscontro tecnico, economico e ambientale plausibile e pertanto devono essere bloccati.

La presidente, come dichiarato, è perfettamente in linea con le nostre posizioni? Bene, allora questi sono i punti che anche lei dovrebbe condividere

 

COORDINAMENTO DEI COMITATI SARDI CONTRO LA SPECULAZIONE ENERGETICA