sabato 6 giugno 2015

Italia Nostra Sardegna aderisce alla mobilitazione contro il deposito unico delle scorie nucleari



La Sardegna e il suo popolo hanno già espresso un plebiscitario NO con il referendum consultivo del 2011 al deposito unico delle scorie nucleari  in Sardegna.
Locandina della giornata di mobilitazione
Domenica 7 giugno 2015 questa contrarietà sarà ribadita dai sardi che si raccoglieranno in 5 piazze dell’isola, Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia.
Una battaglia preventiva quella portata avanti dai sardi, dal Comitato NONUCLE-NO SCORIE, appoggiata dall’ANCI Sardegna, dalla CHIESA, dalle associazioni ambientaliste e dai numerosi comitati spontanei e da tutti gli schieramenti politici.
Nonostante le rassicurazione del ministro Galletti e le numerose controindicazioni tecniche per l’ubicazione del sito unico delle scorie nucleari, rimane sempre accreditata l’ipotesi della Sardegna come sede per ospitare le scorie nucleari prodotte in Italia e chissà dove. La Sardegna potrebbe trovarsi in testa alla lista elaborata dalla Sogin s.p.a (società di Stato incaricata dello smantellamento delle centrali a fine vita) dei siti potenzialmente  idonei.
Sono numerosi i criteri di esclusione della nostra isola – in base alle linee guida 2014 fornite dall’ISPRA (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ciononostante la Sardegna rimane uno dei siti più appetibili per la sua stabilità geologica, la bassa densità abitativa, l’assenza di condizioni meteorologiche estreme e l’elevata militarizzazione del territorio che “vanta” il ben noto primato di ospitare il 67% delle servitù militari della Nazione.
Un’area “favorita” per ospitare un’infrastruttura di superficie per lo smaltimento definitivo di 75 mila m3 di rifiuti a bassa e media radioattività (provenienti dall’attività medica ed industriale) e lo smaltimento temporaneo di lunga durata di 15 mila m3 di rifiuti ad alta radioattività (provenienti dalle centrali dismesse). 
Sui quantitativi di scorie da stoccare insistono grosse perplessità visto che i dati  non sono omogenei avendo ISPRA e Sogin diffuso numeri diversi: ISPRA parla di 1.770 m3 di scorie altamente radioattive mentre Sogin di 15 mila m3, dieci volte superiore, una differenza non da poco.
È previsto quindi un sito deputato allo  smaltimento temporaneo di lunga durata, un’espressione inquietante e subdola che significa: “chi ce le avrà se le terrà e per sempre” - ex D.Lgs 31/2010 e s.m.i.  del D.Lgs 45/2014.
Nessuna forma di deposito è completamente sicura per le “scorie ad alta radioattività”. ovvero quelle che hanno un tempo di decadimento (il tempo necessario per raggiungere una radioattività simile a quella presente in natura) che oscilla intorno ai 300 al milione di anni.  
Quantitativi da stoccare poco chiari,  modalità di stoccaggio inappropriate, tempi di stoccaggio incerti . A ciò va aggiunto che, laddove non si raggiunga alcuna intesa durante la fase di consultazione delle Regioni e degli Enti Locali, si agirà per decreto dichiarando il sito di interesse strategico nazionale. Se nessuna Regione dovesse dichiararsi disponibile ad accogliere il deposito, sarà una Commissione Interministeriale a decidere dove collocarlo. A quel punto sarà una decisione d’imperio!

È davvero paradossale che le peculiarità dell'Isola - scarsa densità demografica, vastità di spazi, stabilità geologica, straordinario patrimonio minerario - che potrebbero costituire il volano di uno sviluppo ecosostenibile centrato sugli interessi dei sardi, possano essere usati per distruggere ecosistema ed economia della Sardegna, mortificando le speranze di una seria economia turistica, di una possibile produzione alimentare "di nicchia", di un'agricoltura e una pastorizia capaci di garantire prodotti sani e di alta qualità.

Sull'argomento

Il Fatto Quotidiano - Scorie nucleari, deposito cercasi


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