lunedì 26 settembre 2011

La Giunta Regionale demolisce il PPR


L’Associazione Italia Nostra Sardegna ha inviato un allarmato documento di protesta contro l’approvazione da parte della Giunta Regionale di un nuovo Piano Paesaggistico che oltre a demolire il precedente Piano apre la strada a nuovi e disastrosi interventi speculativi lungo le coste della Sardegna.
Nel documento Italia Nostra chiede al Ministro dei Beni Culturali, alla Direttrice Generale per il Paesaggio e alla Direttrice reg.le MIBAC di attuare una ferma e tempestiva opposizione alla conclusione dell’attuale procedimento di pianificazione paesaggistica, svolto in contrasto con disposizioni legislative imperative e inderogabili da parte della normativa regionale.
Cala Cartoe - Dorgali
L’associazione ritiene che la nuova pianificazione paesaggistica che la Giunta si accinge a varare sia illegittima in quanto priva della obbligatoria copianificazione tra la Regione e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, prevista dal decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n. 42.
Italia Nostra rileva inoltre il tentativo da parte della Giunta di approvare la nuova pianificazione esautorando il Consiglio Regionale delle proprie competenze in materia urbanistica.
Appare abbastanza chiaro infatti che “eliminando le regole di oggi … che vietano e bloccano” la Giunta si accinga ad elaborare un nuovo atto di pianificazione, disponendo la sostanziale modifica delle prescrizioni attualmente vigenti. Questo non rientra nelle prerogative della Giunta previste dall’articolo 11 della LR n. 4/2009, che consente solo “l'aggiornamento e la revisione dei contenuti descrittivi e dispositivi del piano”, con l’esclusione di ogni contenuto prescrittivo.
Italia Nostra rileva infine la violazione dall’articolo 144 del Codice Urbani “che garantisce l’effettiva partecipazione al procedimento delle associazioni portatrici di interessi diffusi” nonostante l’esplicita richiesta di intervento avanzata dalle stesse associazioni.  
Per questi motivi Italia Nostra chiede alla Presidente del Consiglio reg.le, di garantire il ruolo, le prerogative e le competenze legislative in materia di pianificazione paesaggistica del Consiglio da Lei presieduto e al Presidente della Giunta e all’Assessore all’Urbanistica la sospensione immediata della procedura di approvazione del nuovo atto di pianificazione paesaggistica, affetta da gravi vizi d’illegittimità. 

Cagliari, 26 settembre 2011

venerdì 23 settembre 2011

Italia Nostra in difesa del parco Geominerario

Pozzo miniera Serbariu
L’Ammonimento dell’UNESCO al Consorzio del Parco Geominerario è una notizia vergognosa che offende la memoria dei nostri padri minatori che ci hanno lasciato in eredi-tà il grande patrimonio storico-culturale e socio-antropologico connesso all’epopea minera-ria della Sardegna che in tanti si erano battuti perché venisse dichiarato di valore internazionale.

Il "cartellino giallo" emesso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura è anche un’offesa per tutti i sardi che avevano voluto questo importante riconoscimento e si erano battuti per ottenere l’istituzione del Parco Geominerario quale strumento per promuovere la rinascita culturale, sociale ed economica delle aree minerarie dismesse della Sardegna come sta avvenendo in tutti i vecchi bacini minerari europei.
Ma nella grave situazione di crisi economica e sociale che sta attraversando la Sardegna è, soprattutto, un’offesa per i tanti giovani disoccupati e per le loro famiglie che vedono messa in discussione un’altra opportunità per costruirsi un futuro nella loro terra. 

Di fronte a questo pesante provvedimento non si può che esprimere indignazione e sconcerto, gridando a gran voce che è ora di dire basta alla situazione di stallo in cui versa il Consorzio del Parco che è la causa principale che ha spinto l’UNESCO ad emettere il suo severo richiamo.
Vagoni Piscinas

E’ ora di reagire con determinazione fino a quando il Governo e la Regione Sarda non daranno attuazione al riordino del Consorzio del Parco nel rispetto del ruolo e delle competenze che sono state attribuite alle Comunità e agli Enti Locali.
Alla luce dei fatti richiamati, l’incontro con il Presidente della Giunta Regionale, da tempo richiesto e sollecitato dalla Segreteria della Consulta delle Associazioni appare improcrastinabile per dare attuazione immediata al riordino del Consorzio del Parco.

Cagliari, 23 settembre 2011

mercoledì 13 aprile 2011

L'anfiteatro Romano. Chi pagherà i danni?

Anfiteatro Romano di Cagliari

 
L’Associazione Italia Nostra manifesta gravi perplessità in seguito alla richiesta di
finanziamento - avanzata dal Comune di Cagliari nei confronti della Regione - per la
realizzazione dei lavori di messa in sicurezza delle gradinate lignee, che dall'anno 2000
sono state sovrapposte all'impianto originario dell' Anfiteatro Romano di Cagliari.
Le impalcature che oggi ricoprono i gradoni furono autorizzate dall’allora soprintendente ai
Beni Archeologici, dott. Vincenzo Santoni, solo in via provvisoria e dovevano essere
improrogabilmente smantellate nell'anno 2005. Per venire incontro alle richieste degli
operatori dello spettacolo la scadenza non venne però rispettata e furono concesse varie
proroghe, con l’impegno di trovare una soluzione funzionale e definitiva adatta ad ospitare
in città gli spettacoli all’aperto.
Vista dell'anfiteatro
Si discusse a lungo e furono avanzate varie proposte per individuare un'area idonea da inserire nel PUC, magari riutilizzando le grandi e costose impalcature che, caso unico in tutto il Mediterraneo, nascondono l’anfiteatro, lo snaturano e lo trasformano in un sito
anonimo.
Nel corso degli anni nulla è cambiato e ancora oggi siamo costretti a subire l'uso
improprio di un monumento di grande bellezza e di notevole interesse archeologico. Sarà, forse per questo che i visitatori della nostra città cercano invano il suggestivo teatro romano scavato nella roccia, menzionato nelle loro guide, e restano sfavorevolmente colpiti quando al suo posto trovano un ponteggio di legno e ferro, che stravolge la percezione del sito archeologico.
Nel corso degli anni la stessa Amministrazione comunale ha più volte contraddittoriamente
indicato nella mancanza di fondi la causa dei reiterati rinvii dell’intervento di ripristino
mostrando, tuttavia, di non avere dubbi sulla necessità del definitivo recupero
dell’anfiteatro.
Secondo le recenti dichiarazioni dell'Assessore alla Cultura invece i finanziamenti  
 vengono destinati non all'asportazione delle strutture ma al loro consolidamento e questo
nonostante migliaia di cittadini - sottoscrivendo una petizione all'allora sindaco Delogu -
e lo stesso Tribunale Amministrativo si siano chiaramente espressi per la rimozione delle
impalcature.
Per questi motivi l’Associazione Italia Nostra Sardegna chiede alle autorità interessate di
valutare con estrema attenzione e senso di responsabilità tutte le implicazioni relative alla
fruizione del monumento e auspica che, in aderenza alle disposizioni legislative vigenti, si
dia primaria importanza alla necessità di tutelare e restituire dignità a questa preziosa
testimonianza della storia della Sardegna.

Cagliari 10 giugno 2009
Fanny Cao - presidente Italia Nostra Sardegna 


Solidarietà al Soprintendente

L’Associazione ITALIA NOSTRA Sardegna esprime piena solidarietà al Soprintendente per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano dott. Marco Minoja per il suo intervento a difesa dell’ Anfiteatro Romano di Cagliari attraverso il quale, nell’esercizio del suo ruolo istituzionale, ha inteso rimarcare la priorità delle esigenze di tutela su interessi settoriali e di diversa natura.
Al Soprintendente, fatto oggetto di pesanti attacchi da parte di improbabili e sedicenti esperti, portiamo il consenso di migliaia di cittadini che fin dal 2000 hanno deplorato l’occultamento del monumento ed il suo progressivo degrado ed un vivo incoraggiamento a continuare su una linea di rigorosa difesa del nostro patrimonio culturale e dell’interesse pubblico. È bene ricordare che le impalcature che oggi ricoprono i gradoni furono autorizzate dall’allora soprintendente ai Beni Archeologici, dott. Vincenzo Santoni, solo in via provvisoria e dovevano essere improrogabilmente smantellate nell’anno 2005. Per venire incontro alle richieste degli operatori dello spettacolo la scadenza non venne però rispettata e furono concesse varie proroghe, con l’impegno di trovare una
soluzione funzionale e definitiva adatta ad ospitare in città gli spettacoli all’aperto. Nel corso degli anni nulla è cambiato e ancora oggi siamo costretti a subire l’uso improprio di un sito di grande bellezza e di notevole interesse archeologico che auspichiamo possa finalmente essere restituito alla sua dignità monumentale.

Cagliari 19 aprile 2011
Fanny Cao
Presidente Italia Nostra Sardegna

                      

Sull'argomento

Corriere della sera: Cagliari, ferito e oscurato l'anfiteatro romano
La Nuova Sardegna: Italia Nostra solidale con Minoia
Blog Vito Biolchini

Intervento di Carlo Dore - socio onorario di Italia Nostra

La stampa locale ha dato ampio rilievo all’apertura, da parte della Procura della Repubblica,di un’inchiesta penale sulla vicenda dell’Anfiteatro romano di Cagliari. E non poteva essere diversamente tenuto conto delle risultanze dell’iniziativa del Sovrintendente ai beni archeologici Marco Minoja e dell’ esito degli accertamenti dell’Istituto superiore del restauro, da cui si è avuta conferma che quel bene di straordinario valore paesaggistico, archeologico e storico (uno dei pochissimi al mondo interamente scavato nella roccia), a causa della pesante struttura lignea nella quale è ingabbiato da oltre dieci anni, è ormai in preda ad un grave degrado e che le stesse gradinate posticce rischiano di marcire.
Si tratta di una vicenda che conferma l’incompetenza e l’arroganza con cui è stata amministrata la città di Cagliari negli ultimi quindici anni.
Vale la pena di ripercorrerla brevemente. Nel 1999, profittando dei fondi stanziati in vista del Giubileo dell’anno successivo, il Comune di Cagliari predisponeva ed approvava all’unanimità (con delibera del Consiglio n.21 del 23 febbraio) un progetto che prevedeva, ai fini dell’adeguamento funzionale in vista della stagione lirica, la copertura della platea e delle gradinate dell’anfiteatro romano, con strutture un legno e metallo. Purtroppo il progetto otteneva il nulla osta dellaSovrintendenza per i beni archeologicie quello dell’Assessorato regionale della Pubblica Istruzione e Beni culturali.
Tutto in regola si direbbe. Peccato che, nel provvedimento del Comune, si prevedesse, anzitutto, chele strutture da realizzare dovessero essere “quasi interamente amovibili ad eccezione di alcuni locali di modesto volume”; peccato che fosse anche previsto che, una volta terminata la stagione lirica, le strutture dovessero essere rimosse; peccato, infine, che i nulla osta autorizzativi dell’interventonon prevedessero che, per realizzarlo, si dovessero danneggiare le gradinate con perforazioni di vario genere dirette ad ancorare alla roccia i pali metallici di sostegno delle strutture in legno.
Appena iniziati i lavori, di fronte all’imperversare dei martelli pneumatici che foravano la roccia, il mondo culturale e quello ambientalista reagivano con decisione chiedendone l’immediata sospensione. Niente da fare. I lavori dovevano proseguire senza sosta e gli oppositori, se volevano evitare di essere aggrediti, come lo storico Antonio Romagnino o l’archeologo, accademico dei Lincei, Giovanni Lilliu, definiti dal Sindaco degli sfaccendati, dovevano starsene zitti e buoni. Le lororipetute proteste restavano comunque lettera morta.In poco tempo l’obbrobrioveniva portato a termine. Ma, conclusasi la stagione lirica, al danno si aggiungeva la beffa. Chi aveva assicurato la rimozione delle strutture si defilava, parlando di costi astronomici; la Sovrintendenza stava a guardare o, comunque, non interveniva con la dovuta energia; l’Assessorato regionale, da un lato, sosteneva che il nulla osta aveva la validità non di uno ma di tre anni, dall’altro, ipotizzava che gli oneri di rimozione e ripristino –non si sa in base a quale disposizione-potessero, almeno in parte, essere accollati alla Regione. Inutili si rivelavano le proteste della cittadinanza; inutili erano le iniziative in sede politica promosse da chi scrive e da altri nove Consiglieri regionali (cfr. interpellanza n. 93/A del 18 ottobre 2000); inutili si rivelavano i tentativi finalmente posti in essere dalla Sovrintendenza per indurre il Comune a far fronte ai propri impegni; inutile, infine, era la sentenza del TAR Sardegna del febbraio del 2006 che, accogliendo le ragioni della Sovrintendenza, riconosceva sostanzialmente che le impalcature dovevano essere rimosse. L’Anfiteatro continuava a restare ingabbiato e sottratto alla vista dei turisti e, per di più, adibito non più alla rappresentazione delle opere liriche, maa mediocri spettacoli di musica leggera.Nel frattempo la roccia delle gradinate si sgretolava, le infiltrazioni aumentavano e le strutture lignee cominciavano a marcire. Un vero e proprio disastro.
Ma quel che è più sconcertante è l’atteggiamento degli esponenti della destra cittadina che, anziché riconoscere gli errori compiuti e cercare di limitare i danni, hanno reagito duramente contro la decisione del
Sovrintendente Minoja di impedire lo svolgimento di nuovi spettacoli. L’iperattivo deputato Mauro Pili ha interrogato il Ministro e, insieme al Sindaco in carica Emilio Floris (per fortuna prossimo al pensionamento) ha accusato il Sovrintendente (che non ha fatto altro che il proprio dovere) di voler fare “lo sceriffo”; l’ex sindaco Delogu, attuale Senatore e coordinatore regionale berlusconiano, ha addirittura deciso di ricorrere al TAR Sardegna (sic!!).
Comunque, c’è da augurarsi che, finalmente si sia giunti al redde rationem; e, in sostanza,che la legnaia venga rimossa, che le responsabilità dello scempio vengano accertate e che i responsabili di azioni ed omissioni vengano chiamati a risponderne.

Cagliari 13 aprile 2011



lunedì 14 marzo 2011

Dedicato a Mena il Centro Culturale di Cabras

 
Il giorno 12 marzo 2011 a Cabras (Oristano) è stata dedicata a Mena Manca Cossu, scomparsa nel giugno del 2009, la sala congressi del Centro Culturale Polifunzionale.
Nel corso della cerimonia è stata ricordata, con sincero rimpianto, la figura di Mena Manca Cossu, insegnante, studiosa, fondatrice e presidente della sezione del Sinis-Oristano fin dal 1981 e dal 2004 Presidente del Consiglio Regionale Sardo.
I numerosi interventi hanno messo in evidenza le sue straordinarie doti umane e professionali oltre all’intensa attività di promozione culturale svolta per oltre un trentennio da questa illustre concittadina attraverso innumerevoli iniziative, convegni, mostre, pubblicazioni, conferenze, corsi di aggiornamento, visite guidate, dedicate alla ricerca, alla tutela e alla divulgazione dei valori ambientali e etnografici del territorio, sempre in linea con i principi dell’ associazione Italia Nostra-
Con questo importante riconoscimento l’Amministrazione comunale ha inteso onorare una cittadina che con il suo esempio e le sue opere ha dato lustro alla comunità di Cabras e all’Associazione Italia Nostra.

14 marzo 2011

venerdì 10 dicembre 2010

Segnalare i rischi per l'ambiente non è reato

Importante ordinanza a favore di Italia Nostra del GIP di Cagliari

Una recente ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Cagliari, dott. Roberto Cau, ha accolto la proposta del PM e disposto la definitiva archiviazione del procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa intentato da Mulas Guido in qualità di presidente della società Calcidrata spa nei confronti di Graziano Bullegas, presidente della sezione di Sant’Antioco dell’associazione Italia Nostra.
Il giudice ha ritenuto non esistenti i requisiti oggettivi della diffamazione a mezzo stampa, in quanto le espressioni utilizzate nei comunicati e negli articoli di stampa rappresentano l’esercizio del diritto di critica e del diritto di cronaca giornalistica.  L’ordinanza del GIP oltre a evidenziare l’importanza del corretto e puntuale esercizio del diritto di cronaca esercitato dalla stampa sulla vicenda “Calcidrata”, afferma il diritto - da parte del responsabile della più importante associazione ambientalista italiana - di manifestare legittimamente un giudizio di segno negativo nei confronti dell’attività della Calcitrata.
L’ordinanza richiama inoltre il diritto di critica e naturalmente della disapprovazione dell’operato altrui  - espressione del più ampio diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione – anche attraverso l’utilizzo di espressioni e toni aspri, purché non si infranga il rispetto della persona, fatto non ravvisabile nella vicenda in oggetto.
I fatti sono abbastanza noti e sono conseguenti ai diversi esposti e segnalazioni presentati all’autorità giudiziarie e amministrativa dalla sezione di Sant’Antioco di ITALIA NOSTRA con i quali si sollevavano perplessità sul corretto iter nel rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di un “Piano di Recupero e Rinaturalizzazione” della cava di calcare di proprietà della Calcidrata in loc. Cannai a Sant’Antioco e si “prospettava il rischio che l’attività di risanamento potesse celare in realtà la ripresa dell’attività di cava”.
A seguito degli esposti e dei successivi articoli di stampa, il presidente della sezione locale di Italia Nostra è stato querelato dalla società Calcidrata per diffamazione a mezzo stampa. Accusa dalla quale  è stato definitivamente scagionato dall’ordinanza del GIP.
Attualmente i lavori “di rinaturalizzazione e ripristino ambientale” sono sospesi. Attività, che è bene ricordarlo consiste nella estrazione del materiale, vaglio e selezione, trasporto negli stabilimenti Calcidrata di 120 mc di calcare, successiva lavorazione e conseguente commercializzazione del prodotto.
Anche al fine di chiarire definitivamente se tale attività sia compatibile in prossimità di un Sito di Importanza Comunitaria e senza che ci sia stata una adeguata Valutazione di Impatto Ambientale, l’Associazione chiederà l’intervento della Commissione delle Comunità Europee per verificare se esistano gli estremi di apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Repubblica Italiana per violazione di diverse Direttive Comunitarie.
Sant’Antioco 10 dicembre 2010
 

Sull'argomento

La Nuova Sardegna: Ambiente e Territorio: Sant'Antioco, Il piano per le nuove estrazioni in cava all'esame del ministero
La Nuova Sardegna: UDC, no ai progetti presentati dalla società Calcidrata
Tentazioni della Penna: Archiviata dal GIP denuncia a Italia Nostra
Tentazioni della Penna: Riprenderanno i lavori cava di Cannai



lunedì 25 ottobre 2010

19 al 24 ottobre 2010: “Settimana nazionale di paesaggi sensibili dedicata ai Paesaggi di costa”.

Dallo scorso giugno migliaia di volontari di Italia Nostra hanno monitorato 8mila chilometri di costa per scovare i paesaggi più a rischio. Questi luoghi sono stati adottati per proteggerli.
L'associazione ha predisposto un libro bianco con i 50 casi più drammatici che verranno presentati in tutta Italia nel corso di incontri, visite guidate, convegni e quant'altro per far capire a tutti, dai mass media ai cittadini, che il mare e le sue coste sono belle, ma troppo spesso assalite per favorire interessi privati.
Pensiamo a Capo Malfatano nella costa di Teulada dove si costruisce qualcosa di enorme per quel luogo, di spropositato. Con la promessa di posti di lavoro”. 150mila metri cubi in una zona selvaggia e verde. Davvero devastante.
Is Arenas - OR
Con la precedente Giunta Regionale ci eravamo appena procurati un piano paesaggistico che ce lo vogliono smontare. Questo progetto di revisione del PPR lo hanno chiamato Sardegna Nuove Idee.
Nessuna nuova idea purtroppo, ma solo la vecchia ossessiva idea di gettare colate di cemento sul territorio, di distruggere le nostre coste e il paesaggio, di favorire la speculazione immobiliare.
Di trarre vantaggi immediati, di vendere e alienare tutto ciò che è cedibile in cambio di pochi posti di lavoro precario.

A Sant’Antioco, nel corso dell’incontro di domenica 24 ottobre si è discusso degli effetti delle “Nuove Idee della Sardegna” sull’isola.
Partendo da una prima considerazione sulla tutela delle piccole isole della Sardegna.
Dalle normative urbanistiche degli ’80 fino all’odierno “piano casa” e passando per le varie norme che si sono succedute negli anni, le diverse discipline urbanistiche hanno previsto che le coste delle isole minori della Sardegna avessero la tutela dimezzata: vincolo di inedificabilità su una striscia di 300 mt dalla battigia per l’intera Sardegna, per le isole minori solo 150 mt.
Non si comprende quale sia la motivazione che la ispira, perché se la “ratio” del vincolo di inedificabilità è quella di tutelare la costa, come mai le coste delle isole minori devono essere tutelate di meno rispetto a quelle dell’isola madre? La norma avrebbe un senso se queste isole fossero lunghe e strette, tanto da non consentire nessuna costruzione, ma la larghezza di queste isole oscilla dai 4 ai 7 km!

Nel corso dell’incontro sono stati illustrate le ipotesi edificatorie derivanti da richieste di lottizzazione presentate nel 2006 – prima dell’entrata in vigore del PPR – da ulteriori richieste di lottizzazioni presentate nel 2007 dalla Giunta Comunale alla Regione ai sensi della procedura intesa art. 11 norme tecniche di attuazione PPR e dal parere favorevole della Giunta Regionale alla compatibilità ambientale per il raddoppio del residence Peonia Rosa.
I nuovi volumi ipotizzabili nel sud dell’isola di Sant’Antioco (Turri, Capo Sperone, Is Pruinis, Cala Sapone) in base alle richieste già presentate superano i 500 mila mc corrispondenti a quasi 9.000 nuovi abitanti insediabili.
Si tratta indubbiamente di numeri che non possono trovare spazio in un’isola che non possiede ricettività balneare e che non è in grado di reggere un tale carico di visitatori, anche per la sua sensibilità ambientale e paesaggistica.
Anche perché in questi anni si è comunque costruito senza sosta. Negli anni 2003-2007 sono stati realizzati volumi stimati per ospitare oltre 5.000 nuovi abitanti, senza alcun beneficio per l’economia! E neppure per gli imprenditori locali (neppure le imprese edili), per i disoccupati (sono aumentati del 4% in 5 anni), mentre l’emigrazione giovanile è rimasta pressoché costante, a fronte di un decremento demografico di alcune centinaia di unità annue. Anche i senza casa sono rimasti tali.

In questi anni si è creata una bolla speculativa che ha drogato il mercato edilizio e il suo indotto (le imprese locali non sono più concorrenziali e perdono sempre più competitività). Nascono e scompaiono società immobiliari, di costruzione, di intermediazione e nel loro disastroso percorso senza regole trascinano anche le piccole imprese del territorio. Di alcune di queste società si sta occupando da diversi anni la magistratura.
 
Nel corso dell’incontro si è affrontata anche la questione dell’identità culturale del Territorio Rurale e dell’aggressione senza precedenti che si è scatenata negli ultimi anni. La costruzione di villette nella piana di Canai, Su Pranu, Cussorgia, Tuppei, Is Pranneddas etc…  e in tutte le zone costiere, sta stravolgendo in maniera irreversibile gli ultimi lembi di terra fertile presenti nell’isola e l’irripetibile paesaggio agrario.
Si stima che negli anni 2003 – 2006 la quantità di volumi realizzati nelle sole aree agricole dell’isola corrispondano all’insediabilità di circa un migliaio di abitanti, ma gli interventi continuano inarrestabili anche in questi ultimi anni. Nell’agro sono sorti degli agglomerati di case per i quali potrebbero integrarsi gli estremi della “lottizzazione abusiva”, e le tante villette che si stanno realizzando in questo periodo non possiedono certo i requisiti di strutture al servizio dell’agricoltura così come prevede la normativa urbanistica in materia di costruzioni in zone agricole.
Oggi incominciano a nascere le contraddizioni di questo dissennato utilizzo del territorio agricolo. Ad  esempio, la costruzione di una struttura agricola reale nella piana di Canai sta generando la protesta di quanti avevano costruito finte “stalle” e annessi “fienili.

L’Associazioni ha ricordato inoltre i pericoli per il paesaggio agricolo derivanti dal cosiddetto “Piano di Recupero e rinaturalizzazione” della cava di calcare della Calcidrata in loc. Cannai. Piano che ha già ricevuto la concessione ad eseguire i lavori dal Comune di Sant’Antioco e il parere favorevole del Servizio SAVI (Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti).
L’Associazione manifesta seri dubbi sulla bontà del progetto di Recupero in quanto è prevista la  movimentazione  di 120 mila mc di materiale da portare negli stabilimenti di proprietà della Calcidrata per essere commercializzato.
Dubbi fatti propri anche dal Ministero dell’Ambiente che ha rilevato delle irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni.