martedì 28 maggio 2024

Energia pulita ed energia sporca

Due grosse emergenze interessano la Sardegna.

La prima riguarda l’aggressione che l’isola sta subendo da parte della speculazione dell’energia rinnovabile. I numeri sono a dir poco allarmanti: 809 richieste di allacci per nuovi impianti industriali presentate a TERNA per circa 60 GW di nuova potenza. Se pensiamo che al momento la potenza installata di impianti FER è di 2,5 GW possiamo facilmente capire che riproporre nell’isola una quantità di pale eoliche e impianti fotovoltaici moltiplicati per 25 volte significa sancire la distruzione del territorio e del paesaggio della Sardegna. 

Immagine della transizione non sostenibile della Sardegna

L’altra emergenza, che è presente nell’isola da decenni, è rappresentata dall’uso massiccio dei combustibili fossili per produrre energia elettrica. 

Ben il 73 per cento dell’energia elettrica prodotta in Sardegna avviene con i combustibili fossili.

Due emergenze alle quali è necessario porre rimedio nei prossimi anni.

Ricorrere al metano, cioè ad un combustibile fossile, per liberarci dei combustibili fossili non appare una scelta né saggia né tantomeno lungimirante. Spendere ingenti finanziamenti pubblici per infrastrutturare la Sardegna all’uso del gas, sapendo che si tratta di un combustibile di transizione e che dovrebbe essere abbandonato nel giro di pochi decenni è una decisione improponibile anche sotto l’aspetto economico. 

Infografica della transizione non sostenibile della Sardegna


Chi sceglie questa opzione, sponsorizzando rigassificatori sulle coste e gasdotto attraverso l’isola, sono le stesse autorità e forze sociali che negli ultimi decenni hanno governato l’isola e che attraverso scelte miopi e prive di lungimiranza hanno portato la Sardegna ad essere una delle regioni più povere d’Europa.

L’altra soluzione proposta dagli speculatori delle rinnovabili e da alcune associazioni ambientaliste consiste nell’installare impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile in ogni possibile spazio di terra e di mare, prescindendo dalle identità peculiari dei singoli territori, dei beni ambientali e paesaggistici che li caratterizzano, delle caratteristiche socio-economiche formano il patrimonio storico delle comunità residenti. Insomma una sorta di Far West definito transizione energetica.

Ciascuna delle due scelte impone ai sardi rinunce non accettabili.

Confindustria e Sindacati ci chiedono di rinunciare alla nostra salute e di tenerci i combustibili fossili per molti decenni ancora.

I nostri cugini ambientalisti assieme agli speculatori delle energie rinnovabili ci chiedono di rinunciare al paesaggio, al territorio, all’agricoltura e alla biodiversità.

Noi pensiamo che la transizione energetica verso la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia una necessità inderogabile e che tale tipo di generazione debba necessariamente interessare l’intero comparto energetico sardo attraverso una pianificazione che consenta alla Sardegna il phase-out dai combustibili fossili a breve termine. Riteniamo inderogabile la formulazione degli indirizzi per una nuova e aggiornata edizione del Piano Energetico Regionale che tenga conto innanzitutto delle criticità ambientali vigenti e dell’analisi epidemiologica del rischio sanitario, delle varie modalità di produzione elettrica da FER, dell’attuale e futuro fabbisogno energetico e delle eventuali quote di burden sharing da assegnare all’Isola.

Mappa richieste allacci impianti FER 

Cosí come non si può prescindere già nel breve periodo da una radicale revisione dei modelli produttivi e in particolare dell’assetto industriale dell’isola, al fine di affrancarla dalla presenza di un apparato industriale dai costi energetici e ambientali insostenibili, alimentato da fonti fossili inquinanti in atto e in sviluppo (programma metanizzazione) per la transizione energetica nonché tecnologicamente obsoleto e privo di futuro.

Si tratta quindi di fare scelte di buon senso partendo da una seria pianificazione che tenga conto del reale fabbisogno dell’isola e dell’eventuale quota da esportare, assegnando una quantitàrilevante di potenza alle comunità energetica e ai prosumers (produttori – consumatori) affinchèl’energia venga prodotta là dove serve e da chi la utilizzerà, energia a km zero. Una pianificazione che promuova una seria politica di risparmi e di efficientamento energetico.

Solo a seguito di queste analisi si potrà decidere dove installare gli impianti per la produzione di energia, la tipologia, la quantità e la qualità di questi impianti.

Se davvero crediamo nella transizione energetica dobbiamo operare perché questa sia sostenibile, duratura, giusta, decisa con le comunità e funzionale al loro fabbisogno.



Per illustrare queste tematiche Italia Nostra Sardegna, LIPU e ISDE Medici per l’Ambiente, hanno chiesto un’audizione alle Commissioni del Consiglio Regionale che stanno discutendo il disegno di legge sulle “misure urgenti per la salvaguardia del paesaggio, dei beni paesaggistici e ambientali.

Della speculazione energetica e le fonti fossili discuteremo il 29 maggio a Cagliari alle ore 16.30 presso sede CSS Via Marche n. 9 e il 31 maggio a Sassari sempre alle ore 16:30 presso l’Aula magna del Dipartimento di Agraria in Viale Italia 39/B.  

Gli incontri-dibattito sono promossi da Medici per l’Ambiente di ISDE Sardegna, in collaborazione con l’associazione ReCommon.

Italia Nostra Sardegna aderisce e partecipa alla manifestazione del 30 maggio a Cagliari dal significativo titolo “QUESTA TERRA È LA NOSTRA TERRA”, indetta da comitati, associazioni e gruppi, per protestare contro la prepotenza di chi vuole sottrarci la terra in nome di una transizione energetica che distruggerà la Sardegna.


sull'argomento

ISDE News - Energia pulita ed energia sporca

Il Manifesto Sardo - Un confronto sulla speculazione energetica e le fonti fossili in Sardegna

ANSA Sardegna - Sardegna rischia surplus di energia di 11,8 volte sui consumi









 

Nessun commento:

Posta un commento