venerdì 20 novembre 2020

Abbandonare le industrie inquinanti e costruire la società delle persone

Sabato 21 novembre 2020, una grande giornata di 

MOBILITAZIONE NAZIONALE

Un virus ha messo in crisi il mondo intero: il Covid 19 si è diffuso in brevissimo tempo in tutto il pianeta, ha indotto all'auto-reclusione metà della popolazione mondiale, ha interrotto attività produttive, commerciali, sociali e culturali, e continua a mietere vittime. 

Dentro l'emergenza sanitaria e sociale tutt* abbiamo sperimentato la precarietà dell'esistenza, la fragilità e l’interdipendenza della vita umana e sociale. Abbiamo avuto prova di quali siano le attività e i lavori essenziali alla vita e alla comunità. Abbiamo avuto dimostrazione di quanto sia delicata la relazione con la natura e i differenti sistemi ecologici, abbiamo lavorato per anni a costruire una società antropocentrica e oggi la natura ci chiede il conto e ci ricorda che non siamo i padroni del pianeta e della vita che contiene, siamo parte della vita sulla Terra e da lei dipendiamo. 

Decenni di politiche di tagli, privatizzazione e aziendalizzazione della sanità, di globalizzazione guidata dal profitto, hanno trasformato un serio problema epidemiologico in una tragedia di massa, dimostrando quanto essenziale ed ampia sia invece la dimensione sociale del diritto alla salute.


Mai come oggi il mondo della globalizzazione appare cosí debole. Sembrerebbe che il sistema sia stato messo in pericolo da un virus, ma di fatto è stato distrutto da insostenibili politiche sociali, economiche, industriali e ambientali.

La pandemia ha semplicemente messo in evidenza come un sistema basato sul pensiero unico del mercato e sul profitto, su un antropocentrismo predatorio, sulla riduzione di tutto il vivente a merce non sia in grado di garantire protezione ad alcun*.

La pandemia è una prova della crisi sistemica in atto, le cui principali evidenze sono determinate dalla drammatica crisi climatica, provocata dal riscaldamento globale, e dalla gigantesca diseguaglianza sociale, che ha raggiunto livelli senza precedenti.

L’emergenza climatica è vicina al punto di rottura irreversibile degli equilibri geologici, chimici, fisici e biologici che fanno della Terra un luogo abitabile; la diseguaglianza sociale si è resa ancor più evidente durante la pandemia, mostrando la propensione del sistema economico, sanitario e culturale vigente a selezionare tra vite degne e vite di scarto.

Giustizia climatica e giustizia sociale sono due facce della stessa medaglia e richiedono in tempi estremamente brevi una radicale inversione di rotta rispetto all'attuale modello economico e ai suoi impatti sociali, ecologici e climatici.

Niente può essere più come prima, per il semplice motivo che è stato proprio il prima a causare il disastro.

Oggi più che mai dobbiamo pensare alla costruzione di una società della cura, che sia cura di sé, dell'altr*, dell'ambiente, del vivente, della casa comune e delle generazioni che verranno.



Al primo punto del nuovo corso mettiamo la conversione ecologica del sistema economico e della società.

L'emergenza climatica è drammaticamente vicina al punto di non ritorno. Il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo: il riscaldamento climatico si aggrava, aumentano gli incendi, accelera la scomparsa dei ghiacciai, la morte delle barriere coralline, la sparizione di interi ecosistemi e di specie animali e vegetali, aumentano le inondazioni e i fenomeni meteorologici estremi.

Anche la nostra crescente vulnerabilità alle pandemie ha la sua causa profonda nella distruzione degli ecosistemi naturali, nella progressiva industrializzazione della produzione, in primo luogo di quella agroalimentare, e nella velocità degli spostamenti di capitali, merci e persone. Un modello produttivo basato sulla chimica tossica e sugli allevamenti intensivi ha provocato un verticale aumento della deforestazione e una drastica diminuzione della biodiversità. Tutto questo, sommato a una crescente urbanizzazione, all'estensione delle megalopoli e all’intensificazione dell’inquinamento, ha portato a un cambiamento repentino degli habitat di molte specie animali e vegetali, sovvertendo ecosistemi consolidati, modificandone il funzionamento e permettendo una maggiore contiguità tra le specie selvatiche e domestiche.

Una radicale inversione di rotta in tempi estremamente rapidi è assolutamente necessaria e inderogabile. Occorre promuovere la riappropriazione sociale delle riserve ecologiche e della filiera del cibo, sottraendola all'agro-business e alla grande distribuzione, per garantire la sovranità alimentare, ovvero il diritto di tutt* ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica. 

Impianto Saras

Occorre avviare una profonda conversione ecologica del sistema tecnologico e industriale, a partire dalla decisione collettiva su “che cosa, come, dove, quanto e per chi” produrre e da un approccio eco-sistemico e circolare ai cicli di lavorazione e alle filiere, dall'estrazione dei materiali alla produzione, dalla valorizzazione ai mercati, al consumo finale.

Occorre invertire la rotta nel sistema del commercio internazionale e degli investimenti finanziari, sostituendo l'inviolabilità dei diritti umani, ambientali, economici e sociali all'attuale intoccabilità dei profitti, e rendendo vincolanti tutte le norme di tutela sociale e ambientale per tutte le imprese, a partire da quelle multinazionali, anziché concedere loro di agirle solo volontariamente o come forme di filantropia.

Un nuovo paradigma energetico, con l’immediato abbandono dei combustibili fossili, deve fondarsi su energia “pulita, territoriale e democratica” invece che “termica, centralizzata e militarizzata”. Un approccio sano al territorio e alla mobilità deve porre fine al consumo di suolo e alle Grandi e meno grandi Opere inutili e dannose, per permetterci di vivere in comunità, città e sistemi insediativi che siano luoghi di vita degna, socialità e cultura, collegati tra essi in modo sostenibile.

Va profondamente ripensata la relazione di potere fra esseri umani e tutte le altre forme di vita sul pianeta: non possiamo assistere allo sterminio di molte specie animali e al brutale sfruttamento di diverse altre, pensando di restare indenni alle conseguenza epidemiologiche, climatiche, ecologiche ed etiche.

Occorre una conversione ecologica, una rivoluzione culturale, che ispiri e promuova un cambiamento economico e degli stili di vita.

Gli altri elementi necessari per un cambiamento davvero radicale riguardano:

·      Lavoro, reddito e welfare nella società della cura

·      Riappropriazione sociale dei beni comuni e dei servizi pubblici

·      Centralità dei territori e della democrazia di prossimità

·      Pace, cooperazione, accoglienza e solidarietà

·      Scienza e tecnologia al servizio della vita e non della guerra

·      Finanza al servizio della vita e dei diritti

 

 


Sono invitate tutte le persone, le associazioni, i comitati, le reti associative e di movimento, le esperienze autogestite, le realtà studentesche, sociali e sindacali, a dar vita in tutte le piazze del Paese (nel pieno rispetto delle norme anti-Covid) ad una grande giornata di

MOBILITAZIONE NAZIONALE

sabato 21 novembre 2020 ore 15.00

a Cagliari, in via Roma

sotto la sede del Consiglio Regionale

 

Italia Nostra Sardegna si riconosce nel manifesto della mobilitazione e partecipa alla manifestazione di Cagliari 

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