martedì 15 settembre 2020

Strategie e infrastrutture energetiche per la Sardegna

Sarà un’occasione di confronto sulle “Strategie energetiche per la Sardegna” l’incontro che Venerdì 18 c.m.  vedrà riuniti intorno ad un tavolo a Cagliari la sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico Alessandra Todde, e rappresentanti di Italia Nostra, COBAS, ISDE, USB ed Amministratori comunali.

Il meeting si pone idealmente nell’alveo aperto dal MISE con la convocazione a Roma il 31 gennaio scorso di forze politiche regionali, rappresentanze sindacali e imprenditoriali, associazioni ambientaliste per discutere del phase out dal carbone della Sardegna entro il 2025, nel rispetto degli obblighi assunti dall’Italia nei confronti della Comunità europea con la presentazione del Piano Energia Clima (PNIEC). Vale la pena ricordare per inciso che in tale occasione Italia Nostra, USB, COBAS e WWF avevano fatto pervenire al MISE un documento dal titolo “Sardegna Isola zero CO2 - Phase out 2025 – Proposte operative per la decarbonizzazione della Sardegna”. 

In quella sede era emersa una profonda divaricazione tra le posizioni del mondo ambientalista, che invocavano il rispetto degli impegni assunti con l’Europa e quelle espresse dalle restanti rappresentanze - in particolare Regione Sarda, Confindustria Sardegna e Sindacati confederali - che proponevano una indeterminata dilazione temporale. Ulteriori divergenze erano emerse in relazione ad alcune anticipazioni sulla volontà del Governo di abbandonare il progetto di realizzazione della dorsale del metano in Sardegna.

Rafforzato in tale scelta dallo studio RSE sull’approvvigionamento energetico della Sardegna (Anni 2020-2040), che dimostrava attraverso una stringente analisi Costi-Benefici la non sostenibilità economica della soluzione dorsale, il Governo ha optato con il DL semplificazione, di recentissima approvazione, per una soluzione che prevede un collegamento “virtuale” Sardegna-Continente mediante un servizio di bettoline che provvederanno a rifornire 5 depositi costieri, dotati di minirigassificatori, dai quali il metano potrà essere immesso nella rete di distribuzione a servizio dei 38 bacini di utenza o trasportato su ruota.

Saranno questi i temi principali che animeranno il dibattito. Oltre a soddisfare i maggiori chiarimenti da più parte invocati sulle modalità di attuazione del modello postulato dal MISE, la sottosegretaria Todde avrà modo di precisare le posizioni del Governo in merito alla decarbonizzazione della Sardegna ed alle modalità di implementazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Di contro i diversi interlocutori presenti al tavolo, pur accogliendo con favore l’abbandono della dorsale da sempre avversata, non mancheranno di evidenziare l’opportunità irripetibile per la Sardegna di attivare una politica energetica basata in primo luogo sull’efficientamento e sul risparmio e una migrazione decisa e rapida verso le FER, che miri al superamento della illogica strettoia imposta da una transizione energetica necessariamente legata al metano. La posizione ambientalista e dei sindacati di base nasce dalla constatazione delle singolari potenzialità delle FER in Sardegna, dalle peculiarità socio economiche, ma soprattutto dalla necessità di iniziare nell’immediato un processo globale di decarbonificazione che investa tutti i settori dal residenziale all’industria. Un processo inevitabile la cui accelerazione risulta dettata non solo dagli effetti dei cambiamenti climatici e dai riverberi più o meno oscuri sulla salute, ma vieppiù sollecitata dalla imprevista opportunità di cospicue risorse finanziarie rese disponili dal Recovery fund. 

Il confronto si preannuncia dunque aperto e serrato. Gli stakeholders coglieranno di certo l’occasione per sollecitare il Governo a intraprendere scelte più coraggiose sui temi ambientali, in anticipo sugli stessi obbiettivi che comunque l’Europa ci chiede di rispettare e che in caso di default sconterebbero un prezzo in termini di perdita di incentivi e di credibilità politica. D’altra canto la stessa compagine ministeriale appare sotto attacco da parte della classe politica isolana che in un’inedita sintonia bipartisan si ostina a chiedere l’autorizzazione e il finanziamento  di un gasdotto, la cui realizzazione appare solo funzionale ad un modello industriale il cui fallimento è da tempo sotto gli occhi di tutti.  

Qui la registrazione dell'intera conferenza su Youtube 


N.B. Considerata la limitazione dei partecipanti in presenza a causa delle restrizioni per il coronavirus abbiamo provveduto ad organizzare una diretta streaming alla quale sarà possibile l’accesso dalle ore 17 di venerdí 18 settembre: 

  1. Sulla pagina Facebook di “Cobas Cagliari”, 
  2. Sul canale YOUTUBEhttps://tinyurl.com/cobascagliari

sull'argomento




Una sintesi dell'intervento del presidente di Italia Nostra Sardegna riportata da Italia Nostra

In un partecipato convegno organizzato il 18 settembre scorso da Italia Nostra Sardegna assieme ad alcuni sindacati di base e con la partecipazione della sottosegretaria al MISE Alessandra Todde si è svolto il convegno “Strategie energetiche per la Sardegna”

“Con questo incontro – ha detto Graziano Bullegas, Presidente Italia Nostra Sardegna – si intende dare un contributo al dibattito in corso in Sardegna sulla necessità di adottare le misure più avanzate e di basso impatto ambientale e di promuovere comportamenti consapevoli e responsabili nei consumi energetici. Ancora oggi commettiamo lo stesso errore: tenere in vita industrie senza prospettive di mercato con costi economici e ambientali insostenibili, e in funzione di questo progettiamo il futuro della Sardegna e chiediamo di finanziare costose infrastrutture come l’inutile metanodotto che stravolgerebbe l’intera isola”



Purtroppo il sistema energetico sardo (produzione, rete di trasporto e di distribuzione etc…) è completamente anomalo e pensato per soddisfare le esigenze delle grosse industrie energivore a discapito delle comunità residenti. Nonostante la sovrabbondanza di produzione di energia elettrica e di export, infatti, la Sardegna è tra le regioni più povere d’Europa (214ma tra le 268 regioni europee) con un PIL pari al 70% di quello europeo e una capacità competitiva di gran lunga inferiore rispetto  ad analoghi contesti insulari, quali la vicina Corsica e le Isole Baleari.

Una vera svolta, anche in termini occupazionali, potrebbe essere l’adesione alla produzione di energie da fonti rinnovabili davvero compatibili col paesaggio e l’abbandono del progetto di metanizzazione dell’isola. Ma occorre in primo luogo adottare serie misure di efficientamento e di risparmio  energetico, bloccando con fermezza tutti i grandi impianti che impattano su territori delicati e importanti dal punto di vista paesaggistico e ambientale, come è accaduto per i mega parchi eolici che hanno già distrutto la bellezza di moltissimi crinali.

Bisogna agire in modo ancora più rigoroso di quanto imposto dalla stessa Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile che prevede di “Incrementare l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonte rinnovabile evitando o riducendo gli impatti sui beni culturali e il paesaggio”

“Un ricorso massiccio alla produzione fotovoltaica deve pertanto limitare le installazioni alle già molto estese aree degradate da precedente attività antropica, i cosiddetti brown fields, evitando di compromettere i territori integri – ha sottolineato Bullegas – Utilizzando semplicemente le aree industriali dismesse, le superfici dei tetti disponibili (civili e industriali) al di fuori dei centri storici, le aree artigianali inutilizzate et… si raggiungerebbe facilmente una potenza di 4-5 GW per una produzione superiore alle 5.000 GWh/a, che sommata all’attuale produzione da FER di circa 3.000 GWh/a ci consentirebbe di coprire il fabbisogno elettrico dell’isola”.



Si ribadisce che questo obiettivo è raggiungibile – e deve essere raggiunto – senza alterare o addirittura compromettere il nostro patrimonio culturale e paesaggistico.

Diventa, pertanto, sempre più necessaria una seria regolamentazione energetica che tenga conto della qualità, quantità,  dimensioni e ubicazione di tutti gli impianti.

Per tali motivi, nel corso del convegno Italia Nostra Sardegna ha chiesto alla sottosegretaria Todde un intervento urgente del governo per interrompere la corsa indiscriminata ad accaparrarsi gli incentivi previsti per le FER da parte di imprenditori, troppo spesso interessati al solo tornaconto personale. Basti pensare che negli uffici Valutazione Impatti di Minambiente e Regione Sardegna giacciono richieste per 52 megaimpianti, eolici e fotovoltaici, che se approvati occuperebbero oltre 4mila ettari di territorio, stravolgendo in modo irreversibile il paesaggio delle campagne sarde e compromettendo definitivamente lo svolgimento dell’attività agricola, risorsa fondamentale per il futuro dell’isola.



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