“Prioritaria è la salvaguardia dei beni paesaggistici e naturali. Tutto il resto viene dopo e qualunque ipotesi di cambiamento o di sviluppo va rigorosamente subordinata a questi valori.”
Antonio Cederna
La penisola Delta: SIC e bersaglio |
La protezione degli ecosistemi, sempre più minacciati dalla progressiva consumazione del territorio in condizioni di naturalità, è uno dei tanti temi su cui si concentra l'azione di Italia Nostra.
Mentre cresce nella popolazione la consapevolezza che l’ambiente è un bene comune necessario alla piena esplicazione della persona umana, tendenzialmente scarso, non riproducibile illimitatamente e già gravemente compromesso al limite del punto di non ritorno, in controtendenza, settori della società, dell’economia e delle amministrazioni continuano a coltivare l’atteggiamento del consumo, della distruzione e della privatizzazione delle risorse naturali, dei beni paesaggistici e dell’ambiente in generale, perseguendo o consentendo lo sfruttamento e l’accaparramento di quello che è un bene comune da godere tutti quanti e da trasferire alle future generazioni.
L'autorizzazione alla rimozione di ordigni bellici all'interno del poligono militare di Capo Teulada ne è la conferma.
Lo scorso 10 agosto il Servizio Valutazione Impatti e Incidenze Ambientali della Regione Sardegna ha rilasciato l’autorizzazione al Comando Militare dell’Esercito Sardegna per avviare il recupero dei residuati di esercitazione della Penisola “Delta” del poligono permanente di Capo Teulada, con lo scopo dichiarato di riprendere a bombardarla al termine delle operazioni.
L’area interessata dalla bonifica è inserita nella Rete Natura 2000 tra le Zone Speciali di Conservazione (ZSC ITB 040024 “Isola Rossa e Capo Teulada”) per la presenza di importante biodiversità e di specie botaniche e faunistiche da tutelare. Nonostante fosse un’area sensibile sotto l’aspetto naturalistico, essa è stata utilizzata per settanta anni come bersaglio per esercitazioni militari, è stata colpita da milioni di proiettili, missili e razzi (alcuni radioattivi perché contenenti torio) tanto da essere dichiarata non bonificabile e interdetta a qualsiasi attività. Solo nel 2017 i bombardamenti sono cessati in seguito all’inchiesta della Procura di Cagliari.
Per poter riprendere le esercitazioni e utilizzare nuovamente la penisola come bersaglio il Comando Militare ha presentato alla Regione una richiesta per il recupero dei residuati bellici. Richiesta priva di un progetto e di un programma, che interessa solo una minima parte dell’area devastata, e non prevede nessun intervento sul mare dove giacciono migliaia di proiettili, molti dei quali inesplosi, né prevede la bonifica degli inquinanti chimici e radioattivi presenti.
Si tratta infatti di un intervento di bonifica della Penisola Delta inadeguato ed inefficace per la tutela degli habitat e delle specie protette ancora presenti. Dalla superficialità della proposta si capisce che interesse delle Forse Armate è soprattutto quello di chiudere il contenzioso per la mancata bonifica dell’area e per la procedura di infrazione della Commissione Europea per la mancata istituzione della Zona di Protezione Speciale (ZSC) a Capo Teulada. E poter quindi riprendere i bombardamenti sospesi.
Una finalità chiaramente inaccettabile, visto che sono stati proprio i bombardamenti ad aver distrutto gran parte degli habitat presenti e ad aver ridotto ad una landa desolata gran parte della superficie della Penisola Delta.
Numerose associazioni, sindacati e comitati sono intervenuti nella procedura di V.Inc.A. (la Valutazione di Incidenza Ambientale) sollevando perplessità e denunciando questa falsa bonifica.
A nulla è servito segnalare l’assenza di un progetto operativo di bonifica cosí come previsto dal D.Lgs. 152/2006, cosí come non sono state accolte le richieste di conoscere gli interventi da effettuare nel sito, le tecnologie applicabili, le misure di mitigazione e di compensazione, i costi ed i tempi previsti per la bonifica. Ad agosto è stata comunque concessa un’autorizzazione per una non definitiva e “discutibile bonifica”. Una operazione che, così come è stata autorizzata, rischia oltretutto di mettere in pericolo gli operatori coinvolti e di creare ulteriori danni all’ambiente.
Per impedire questa “non bonifica” e auspicare un serio recupero dell’area devastata dai bombardamenti, i giorni scorsi lo studio legale degli avvocati Pubusa, su incarico di ASSOTZIU CONSUMADORIS SARDIGNA e di UNIONE SINDACALE DI BASE (USB) PER LA SARDEGNA, ha presentato un atto di impugnazione del provvedimento regionale davanti al TAR Sardegna.
Immagine presa da Città Nuova |
Obbiettivo dei ricorrenti e delle associazioni, tra le quali Italia Nostra Sardegna, e i portatori di interesse che sostengono l’iniziativa è quello di riaprire la procedura a seguito dell’eventuale accoglimento del ricorso da parte del TAR Sardegna affinché si avvii un funzionale progetto di bonifica del SIC, si attivi una adeguata valutazione sulle interferenze con le specie faunistiche e su tutte le specie protette presenti nell’area e che, a seguito della bonifica, la ZSC ITB040024 ISOLA ROSSA E CAPO TEULADA e l’intera penisola Delta non siano più interessate da esercitazioni che prevedono l’uso di ordigni e di mezzi militari, ma venga assicurata la sua destinazione definitiva ad area di tutela della biodiversità e conservazione della flora, della fauna e di tutti gli habitat tutelati; come previsto per tutti i siti inseriti nella rete europea Natura 2000.
sull'argomento
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