martedì 25 marzo 2025

Perché difendiamo la legge Regionale 20/2024 sulle aree idonee

Il governo ha impugnato la legge regionale sulle aree idonee davanti alla Corte Costituzionale. Italia Nostra Sardegna, al fine di offrire alla Consulta elementi utili alla conoscenza e alla valutazione dell'impugnazione, ha presentato una opinione scritta ai sensi dell’art. 6 “Amici curiae” delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale approvate con delibera della Corte in sede non giurisdizionale del 22 luglio 2021 e successive modificazioni.

Link per visionare e scaricare il documento integrale

Link per visionare il ricorso del Governo 




Lo scorso dicembre la regione Sardegna, unica regione italiana, si è dotata di una legge sulle aree idonee ad ospitare impianti industriali per la produzione di energia da fonte rinnovabile, regolamentando e tutelando in tal modo il territorio e limitando l’impatto negativo di questi impianti su paesaggio e aree rurali di pregio.

La legge regionale n. 20/2024 emanata in base alle disposizioni nazionali ed europee, ha come obbiettivo quello di pianificare il territorio stabilendo quali aree possono essere interessate dall’installazione di questi impianti impattanti e quali invece devono essere tutelate e salvaguardate. Purtroppo il governo italiano, oltre ad aver impugnato la legge davanti alla corte costituzionale, continua imperterrito ad approvare progetti in aree ritenute iniidonee dalla norma regionale. Autorizzazioni che giustamente la Regione sta impugnando davanti al giudice amministrativo.

Italia Nostra Sardegna, pur ritendo che la legge contenga diverse criticità e molti punti deboli e che per questo andrebbe rivista e migliorata, la considera uno strumento estremamente utile per la salvaguardia del territorio in quanto rappresenta un argine alla speculazione energetica che stava trasformando l’isola in un vero e proprio hub energetico al servizio di interessate multinazionali occultate dietro insignificanti società a responsabilità limitata.

Per tale motivo i giorni scorsi l’Associazione, in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale,  ha presentato un parere ad opponendum con il quale chiede alla Consulta il non  accoglimento delle eccezioni di incostituzionalità sollevate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri avverso la L.R. 20/2024.

La LR 20/2024 è stata infatti emanata nel pieno rispetto della legge di delegazione europea n. 53/2021 che assegna alle Regioni il processo programmatorio di individuazione delle aree idonee. La norma regionale infatti, oltre a privilegiare “… l'utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili” ha inserito numerose fattispecie non previste dalla legge 53/2021, eccedendo, probabilmente, nella individuazione delle aree idonee.

È Inoltre abbastanza chiaro che la norma non trasgredisce le direttive europee in quanto rispetta i parametri di potenza installabile pur arbitrariamente assegnati alla Sardegna al 2030 ed è stata emanata in coerenza con le competenze statutarie riconosciute alla Regione Sardegna dall’art. 5 dello Statuto Speciale in quanto ha semplicemente adattato alle sue particolari esigenze le disposizioni della legge 53/2021 e delle successive norme attuative. 


La stessa Consulta riconosce alle Regioni il potere di adottare, nei limiti nell’ambito delle competenze concorrenti, “una disciplina che sia maggiormente rigorosa … rispetto ai limiti fissati dal legislatore statale, proprio in quanto diretta ad assicurare un più elevato livello di garanzie per la popolazione ed il territorio interessati”.

Italia Nostra Sardegna ha nel contempo chiesto alla Corte la verifica di costituzionalità del D.lvo 199/2021 e del successivo decreto MASE del giugno 2024 in quanto norme emanate dal governo in palese contrasto tra norma delegata e norma delegante, in violazione indiretta dell’art. 76 della Costituzione per esorbitanza dell’oggetto della delega. 

Con gli articoli 20 e 23 del D.lvo 199/2021 il governo italiano ha ecceduto nell’imporre limiti al potere legislativo e di controllo del territorio da parte delle Regioni. Infatti la tardiva adozione del D.lvo e le successive norme di attuazione che avrebbero dovuto regolamentare l’installazione degli impianti FER e contestualmente tutelare il territorio, sono state adottate oltre tre anni dopo l’emanazione della legge delega e con ben 32 mesi di ritardo rispetto ai 6 mesi imposti dalla stessa legge. Questo ritardo, assieme al divieto di moratorie, ha impedito alle Regioni di adottare norme di tutela del territorio e di avviare con urgenza, considerata l’emergenza in atto, una seria pianificazione territoriale funzionale all’individuazione delle aree idonee ad ospitare gli impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. 

Insomma l’azione del governo italiano è stata assolutamente negligente consentendo, per quattro lunghi anni, una deregulation dei territori agricoli sardi e italiani e imponendo l’insediamento di impianti industriali nelle aree agricole a tutto discapito delle attività agricole e dello straordinario patrimonio paesaggistico.


sull'argomento

ANSA - Sardegna: Cdm impugna la legge sulle aree idonee per rinnovabili

TGR Sardegna - Aree idonee, il governo impugna la legge sarda""Viola tre articoli della Costituzione"

PV Magazine - Aree idonee Sardegna, la solitudine dei decisori primi

Gazzetta Sarda - Sardegna, aree idonee: perchè difendere la legge regionale 20/2024 contro la deregulation energetica

La Nuova Sardegna - Ecco perchè il governo ha impugnato la legge sulle aree idonee: tutte le contestazioni

Manifestazione del 30 agosto contro la speculazione energetica




 

 

 

 

martedì 4 marzo 2025

A Sant’Antioco positive iniziative per il controllo del fenomeno del campeggio abusivo.

Alcuni degli spazi costieri tra i più suggestivi dell’isola e maggiormente fruiti da cittadini e visitatori, sono purtroppo interessati, non solo nella stagione estiva, dal fenomeno del campeggio abusivo. 


Lo scorso mese di gennaio l’Associazione aveva segnalato all’Amministrazione Comunale la situazione di degrado in cui versano alcuni di questi promontori e calette interessati da un vero e proprio assalto che ha come conseguenza l’abbandono di rifiuti, il danneggiamento della preziosa macchia mediterranea e dell’intero ecosistema e costituisce (specie nel periodo estivo) una emergenza igienico-sanitaria.

Il riferimento era in particolar modo all’intera area di Turri, quella adibita a parcheggio e il promontorio a Nord-Est della Torre, l’area prospiciente la spiaggia di Coa ‘e Cuaddus, e in misura minore i parcheggi di Cala Sapone e di Cala Lunga. Luoghi frequentati da camperisti che vi stazionano talvolta per più giorni e che, non disponendo di nessun servizio igienico, usano la macchia mediterranea come toilette a cielo aperto, abbandonando spesso nell’area di parcheggio i rifiuti prodotti durante il soggiorno. 


La notizia positiva è che, grazie anche all’interessamento del comandate dei Vigili Urbani di Sant’Antioco - che ringraziamo - in questi giorni sono stati apposti cartelli ben visibili di divieto di campeggio in alcune aree costiere. 

L’auspicio è che questa segnaletica possa fungere da deterrente verso i campeggiatori abusivi e che presto nell’isola possano sorgere dei camper service, fruibili anche in bassa stagione, per consentire ai visitatori che si spostano in camper e caravan di poter godere delle bellezze della nostra isola usufruendo di idonei spazi attrezzati in cui sostare.





sull'argomento

domenica 23 febbraio 2025

Finalmente una legge regionale a tutela della flora autoctona della Sardegna



Nella seduta del 19 febbraio scorso il Consiglio regionale, relatrice Maria Laura Orrù (Alleanza Verdi-Sinistra) e con i soli voti della maggioranza, ha varato la legge sulla tutela e conservazione della flora autoctona sarda (Legge Regionale 19/02/2025). Si tratta di un provvedimento normativo fondamentale per la conoscenza e la conservazione delle specie botaniche sarde, oltre che strumento di contrasto alla biopirateria vegetale a fini commerciali, una sciagura che continua a sottrarre risorse alla Sardegna.  La nuova legge prevede la predisposizione degli elenchi ufficiali delle specie vegetali autoctone sottoposte a protezione totale e di quelle di cui è limitata la raccolta; stabilisce che la Regione adotti il Piano di censimento, tutela e valorizzazione della Flora autoctona della Sardegna; istituisce la Commissione tecnico-scientifica regionale per la protezione della Flora autoctona sarda; fissa tutta una serie di misure per il monitoraggio, lo studio e la conservazione della biodiversità.

La redazione del disegno di legge, frutto della cooperazione degli atenei isolani e di un pool di studiosi di rilievo internazionale, è comunque solo il primo passo di un percorso ancora lungo che dovrà portare ad un corpus normativo finalizzato alla tutela del complesso sistema della biodiversità sarda, da quella microbica, a quella fungina, a quella animale. E’ appena il caso di ricordare che l’art. 9 della Costituzione, oltre alla promozione della cultura e della ricerca scientifica e tecnica (comma 1), impone alla Repubblica italiana la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico (comma 2), nonché quella dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni (comma 3). La predisposizione di uno strumento normativo regionale, così complesso ed articolato, consente di dare pratica attuazione ai principi enunciati in ambito costituzionale. Nel corso delle audizioni Italia Nostra Sardegna, d’intesa con LIPU e Società Botanica Italiana - Sez. Sarda, oltre che sostenere i contenuti della bozza, aveva perorato la necessità dei tempi stretti per il varo della legge. Il gioco di squadra ha funzionato e le istanze della società civile sono state accolte bruciando i tempi: un evento inusuale in ambito politico! 

Al fine di diffondere i contenuti di una normativa, ai più ignota. la Sezione di Sassari di Italia Nostra e l’APS Punta Giglio libera hanno organizzato un seminario che si terrà il 26 c.m. ad Alghero in viale Mazzini 99 (ore 18). Relatore sarà il prof. Emmanuele Farris, docente dell’ateneo sassarese, che è stato uno dei redattori e promotori della legge insieme al prof. Gianluigi Bacchetta, al compianto prof. Ignazio Camarda e ad altri insigni botanici isolani. 

La scelta della sede di Alghero ha molteplici motivazioni. Numerose specie endemiche sono state individuate e classificate per la prima volta dallo stesso professor Farris proprio nel comprensorio algherese. Inoltre sono molti i soci dell’APS Punta Giglio che hanno contribuito alla raccolta di firme a sostegno dell’iniziativa legislativa. Sono infine consolidati i rapporti di stretta sodalità tra le due Associazioni, che hanno consentito efficaci iniziative comuni a tutela dell’ambiente e del territorio Algherese.

Sardegna digital library

A ricordare le storiche battaglie in favore del patrimonio culturale e ambientale che la Sezione algherese di Italia Nostra ha condotto nell’arco di un settantennio (quest’anno ricorre l’anniversario della fondazione di IN) interverranno, nella seconda parte dell’incontro, Carlo Sechi, Giovanni Oliva, Toni Torre e Roberto Barbieri, figure storiche dell’ambientalismo cittadino, che ancora oggi sono attivamente impegnate nella tutela del territorio.  

L’evento si concluderà con la consegna del riconoscimento di “Socio Meritevole”, conferito dalla Direzione Nazionale di Italia Nostra, a Roberto Salmon, figura ben nota ai circoli culturali ed ambientalisti algheresi, uno dei fondatori della sezione locale di Italia Nostra ed a tutt’oggi presente tra gli iscritti della sezione di Sassari.




Ulivo a s'Ortu Mannu - Villamassargia

sull'argomento

Sardiniapost - Flora autoctona della Sardegna, arriva una legge per tutelarla: "misure anche contro la biopirateria delle multinazionali

Sardegna notizie 24 - Il Consiglio Regionale approva la legge sulla tutela della flora autoctona

Youtube - Ambiente. In Sardegna ecco testo unico tutela flora autoctona




sabato 22 febbraio 2025

A Capo Teulada il greenwashing non fermerà il disastro ambientale e sanitario in atto

I giorni scorsi diverse organizzazioni portatrici di interessi diffusi e collettivi (Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Cagliari Social Forum, COBAS Cagliari, Assotziu Consumadoris Sardigna e Confederazione Sindacale Sarda) sono intervenute nel procedimento inoltrando al Servizio Valutazione Impatti e Incidenze Ambientali le osservazioni con le quali chiedono alla Regione Sarda un pronunciamento negativo in merito alla richiesta avanzata dal Comando Militare dell’Esercito.Dopo 30 anni di esercitazioni militari irregolari nel poligono di Capo Teulada, il Comando Militare Esercito Sardegna presenta una richiesta di Valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), attivando di fatto un’operazione di greenwashing finalizzata al proseguimento delle esercitazioni con le stesse modalità distruttive di prima, con qualche flebile misura di mitigazione.

Aree marine interdette durante le esercitazioni

Fino ad oggi le esercitazioni militari nel poligono di Teulada e in tutti i poligoni della Sardegna in cui sono presenti siti Natura 2000 si sono svolte eludendo la vigente normativa in materia di tutela delle specie a rischio di estinzione. Nonostante all’interno del poligono siano state individuate, già dalla fine del secolo scorso, due Zone Speciali di Conservazione (ZSC): la ITB040024 “Isola Rossa e Capo Teulada” e la ITB040025 “Promontorio, dune e zona umida di Porto Pino” istituite in base alla normativa europea a tutela degli habitat sensibili. Ebbene, fino ad oggi le esercitazioni si sono svolte in contrasto con gli stessi piani di Gestione delle Zone Speciali di Conservazione, che impongono una Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.) per qualsiasi attività potenzialmente dannosa, incluse le esercitazioni militari, in quanto si tratta di aree soggette a vincoli ambientali stringenti.

La richiesta presentate di sospendere le attività addestrative nelle Zone Speciali di Conservazione è motivata dal fatto che lo studio presentato è esclusivamente finalizzato al proseguimento delle distruttive esercitazioni militari che si svolgono indisturbate da oltre mezzo secolo e in spregio della normativa a tutela delle specie protette. La V.Inc.A. appare a tutti gli effetti una sanatoria piuttosto che una reale procedura volta a valutare la coerenza delle attività proposte con gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000. 

Foto ISPRA - Ordigni rinvenibili nel poligono


Tra le criticità evidenziate nelle osservazioni presentate si è rilevato:

·    Il negativo impatto ambientale e sanitario prodotto dalle esercitazioni, in particolare quelle a fuoco;

·    Non vengono indicate le modalità delle attività che si svolgono all’interno del Poligono;

·     Non si considera il danno arrecato agli habitat marini;

·      Mancano le indicazioni sugli ordigni utilizzati e l’impatto chimico-fisico sul suolo e sulle acque;

·       Assenza di un’analisi delle possibili alternative all’uso per esercitazioni militare a fuoco delle aree protette;

·     Non si è tenuto conto degli impatti cumulativi rispetto ad altre attività in corso e degli impatti paesaggistici;

·    Le misure di mitigazione risultano sostanzialmente blande e prive di obiettivi finalizzati al miglioramento della situazione ambientale attualmente esistente.

È ovvio d’altronde che le esercitazioni militari all’interno e/o in prossimità di un sito Natura 2000 siano incompatibili con la biodiversità tutelata e pertanto assolutamente da evitare. 

Le Organizzazioni hanno osservato che sebbene le recenti iniziative del Ministero della Difesa segnino, dopo 30 anni, un passo verso la legalità, permangono grossi dubbi sull’efficacia delle misure di mitigazione proposte. Non esiste infatti alcuna garanzia che le attività militari non compromettano il patrimonio naturale del sito, e sono del tutto assenti concrete proposte per ridurre il degrado accumulato in tanti anni di esercitazioni e per avviare bonifiche complete del sito.

Si è chiesto pertanto che in questa fase si sospendano le esercitazioni militari all’interno delle Zone Speciali di Conservazione e si attivino misure di compensazione ambientale per risanare e bonificare le aree. La Sardegna, con il 65% del demanio militare italiano, merita un approccio esemplare di tutela, non ulteriori deroghe e sanatorie.

La sospensione delle esercitazioni militari nei siti Natura 2000, seguita da bonifiche, compensazioni e riforestazione, appare l’unica via percorribile, oltrechè un investimento per il futuro. È necessario un cambio di rotta per non perpetuare un danno ambientale e sanitario irreversibile, come dimostra appunto la vicenda del poligono di Capo Teulada.

Clicca qui per visionare e/o scaricare le osservazioni presentate al Servizio Valutazione impatti e Incidenze Ambientali della Regione

sull'argomento

Italia Nostra Sardegna - Tutela dell'ambiente o poligono militari? Il caso della penisola Delta a Capo Teulada

Italia Nostra Sardegna - La finta bonifica della penisola "Delta"nel poligono militare di Capo Teulada

SardegnaLIVE -  Poligono di Capo Teulada: necessaria una svolta per la tutela ambientale

YouTG.net - L'esercito chiede una valutazione di incidenza ambientale? Una sanatoria: Italia Nostra al vetriolo

Il Manifesto Sardo - A Capo Teulada il greenwashing non fermerà il disastro ambientale in atto

Alghero Live.it - Italia Nostra: A Capo Teulada il greenwashing non fermerà il disastro ambientale in atto

SardiniaPost - Esercitazioni a Capo Teulada, Il Comando Militare presenta richiesta di Valutazione di Incidenza Ambientale. Le Associazioni: "Solo una sanatoria"

Il Giornale dell'Ambiente - Sardegna, settant'anni di esercitazioni militari illegali: il Ministero della Difesa avvia la Valutazione di incidenza Ambientale

L'Unione Sarda - Vinca, A Foras contro il Ministero della Difesa: "Troppe criticità, la Sardegna va tutelata"


Foto Sardegna library