giovedì 31 agosto 2023

Assalto eolico speculativo al Montiferru

Pubblichiamo il testo integrale del comunicato stampa diramato in data odierna dal Comitato s'Arrieddu per Narbolia col quale Italia Nostra Sardegna collabora da anni a difesa dei territori, del consumo di suolo e contro la speculazione delle energie rinnovabili.

Come ormai succede da tempo, un po’ in tutta la Sardegna, ma non solo, si sta prospettando un nuovo assalto al nostro territorio attraverso progetti speculativi e non programmati di energia rinnovabile che superano di gran lunga la produzione di energia di cui la Sardegna ha bisogno ed effettivamente consuma. 

Guarda caso, anche stavolta, le Amministrazioni Comunali e le loro comunità sono state avvisate nei giorni di Ferragosto di un progetto che prevede 7 pale eoliche in territorio di Seneghe e 2 in quello di Narbolia. Ciascuna della potenza di 6,6 MW per un totale di 59,4 MW. I pali dovrebbero essere alti 125 metri e il rotore dovrebbe avere un diametro di 170 metri, perciò l’altezza finale dovrebbe raggiungere i 210 metri. L’impianto, del costo previsto di circa 90 milioni di euro dovrebbe avere una vita utile di 25/30 anni. I basamenti di ogni palo dovrebbero avere un diametro di 25 metri ed una profondità di 3 metri per un totale di 75 metri cubi di cemento armato per ogni palo. 

La mappa dell'area in cui saranno installati gli aerogeneratori

Ma, come ampiamente dimostrato anche altre volte, le Amministrazioni e la popolazione, nonostante le difficoltà, non si arrendono e si stanno mobilitando. Infatti i Comuni hanno già convocato i loro Consigli Comunali per deliberare in proposito. La settimana scorsa ha cominciato il Comune di Solarussa (Sindaco Mario Tendas), mercoledì 29 agosto è stato il turno dei Comuni di San Vero Milis (Sindaco Luigi Tedeschi) e di Siamaggiore (Sindaco Davide Dessì), oggi, giovedì 31 agosto, sarà il turno di Narbolia (Sindaco Giangiuseppe Vargiu) e stanno arrivando anche quelli di Zeddiani (martedì 5 settembre - Sindaco Claudio Pinna) e quello di Seneghe (Sindaca Albina Mereu). 

Anche il Comitato S’Arrieddu per Narbolia, rimasto silente dopo la surreale sentenza del Consiglio di Stato che, non ha dato esplicitamente ragione, ma con cavilli giuridici ha salvato la ditta che gestisce le serre fotovoltaiche di Narbolia, si è immediatamente riattivato. Infatti dopo aver avuto diversi incontri anche con i Sindaci coinvolti sta organizzando un’assemblea popolare aperta a tutti per discutere e informare su tutte le implicazioni di questo inopportuno e dannoso progetto. Se ne parlerà a Narbolia alle ore 18,00 di lunedì 4 settembre presso il Centro Polivalente “Peppino Pippia”, in Piazza Segni. All’incontro saranno presenti il Sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis, Graziano Bullegas di Italia Nostra Sardegna e Antonio Muscas dei Comitati di Villacidro. 

Saranno inoltre presenti i Sindaci dei Comuni interessati dall’impianto industriale, l’Assessore Regionale Anita Pili e il Consigliere Regionale Alessandro Solinas. Insomma un incontro importante dove saranno affrontate tutte le problematiche poste dal progetto, a partire dal consumo di suolo, dall’impatto ambientale e del paesaggio culturale identitario, oltre che dei problemi economici (per esempio agricoltura/pastorizia e turismo) e sociali e della democrazia energetica (vedi autoconsumo e comunità energetiche). 

La locandina dell'evento

sull'argomento

Il link al portale del MASE per scaricare il progetto 

RAI News 24 - Eolico a Narbolia e Seneghe, i sindaci compatti: "Il Consiglio Regionale ci tuteli"

Link Oristano - "Ecco il vostro impianto eolico". Sorpresa per sei comuni dell'Oristanese alla vigilia di ferragosto

La Nuova Sardegna - Montiferru: tutti i comuni per il NO all'eolico

L'Unione Sarda - Pale eoliche tra Montiferru e Alto Campidano: vento contrario da sei comuni


Impianto industriale nei monti del nord Sardegna



giovedì 17 agosto 2023

Messa in sicurezza della Falesia di Punta Giglio: Italia Nostra ha presentato istanza di accesso agli atti e di Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA)

Non può che lasciare perplessi l’elusione della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale, resa obbligatoria dalla Direttiva Habitat per le aree ZSC - SIC e ZPS), in merito al progetto dei “Lavori di mitigazione rischio frana in falesia – Punta Giglio (Alghero)”. A tale conclusione induce da una parte la mancata pubblicazione del progetto sui siti (sia dell’Azienda Speciale-Parco di Porto Conte, sia dell’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione Sardegna), dall’altra l’avviso pubblico di procedura negoziata dell’Ente Parco. 

Per questa ragione Italia Nostra Sardegna ha ritenuto di dover inoltrare, in data 10 agosto, ad entrambi gli Enti interessati (Ente Parco e Regione - Servizio Valutazioni Impatti e Incidenze Ambientali) una richiesta di accesso agli Atti, insieme ad un invito rivolto all’Assessorato all’Ambiente affinché, prima dell’attivazione della procedura negoziale, si dia luogo, in ottemperanza alle Linee Guida Nazionali sull’art.6 della Direttiva Habitat, all’espletamento della VIncA per il citato progetto.

E’ di tutta evidenza che le attività di disgaggio (demolizioni e abbattimenti) sulle parti a rischio frana e gli interventi di chiodatura previsti in progetto, volti a “stabilizzare pendii, scavi e pareti rocciose”, andrebbero valutati sia in relazione alla loro reale efficacia di messa in sicurezza del sito, sia in termini di incidenza sugli habitat della falesia e sull’avifauna ivi nidificante (tra cui alcune specie a rischio di estinzione a livello mondiale). Come pure occorre richiamare la non congruenza di tali interventi con la recente legislazione adottata dall’Unione Europea sulla conservazione della biodiversità e degli habitat. 

Vi è ancora da aggiungere che nell’intervento sono state previste opere a mare che appaiono in singolare dissonanza con le finalità precauzionali di messa in sicurezza della falesia, quali ad esempio l’installazione di 15 boe (ben 5 delle quali prossime alla falesia stessa) atte a consentire l’ancoraggio di “unità nautiche” per attività di immersione e di imbarcazioni per il “trasporto collettivo” per la fruizione turistica delle aree marine al piede della falesia. L’incremento della pressione antropica via terra (ripristino sentieri) e via mare (ormeggi e moli) si pone, infatti, in netta antitesi con la finalità dichiarata del contenimento del rischio, soprattutto ove si consideri che il contesto ambientale in cui si inscrive, esclude l’accoglimento di istanze di dissennato sfruttamento antropocentrico 

Viceversa una visione naturocentrica, coniugata al principio di precauzione (Dichiarazione di Rio 1992), potrebbe dar luogo a un intervento meno pervasivo e meno denso d’incognite. La mappatura delle criticità e il monitoraggio dei fenomeni evolutivi dovrebbero costituire i principi ispiratori di un progetto di restauro naturalistico calibrato sulle specifiche esigenze di un sito ricompreso in una Zona di Speciale Conservazione (ZSC), piuttosto che fare ricorso a tecniche d’ingegneria ambientale di dubbia efficacia per le azioni meccaniche potenzialmente inducibili su una parete rocciosa ad alta instabilità.

In sintesi l’adozione alternativa di un’opzione zero (non esclusa in ambito VIncA) con un congruo ampliamento della zona di interdizione, consentirebbe il naturale decorso evolutivo della falesia evitando d’incrementare le cause di alterazione degli equilibri geostatici e tendenzialmente azzerando il pericolo per la pubblica incolumità. 

Non si può quindi che concordare con le riserve sull’intervento formulate dal Comitato per Punta Giglio affidate a una petizione diffusa sui social, che ha già raccolto numerose autorevoli adesioni 

Infine, non è inutile rammentare che il dibattito pubblico e il processo partecipativo, finora sostanzialmente elusi, non sono gentili concessioni delle Amministrazioni procedenti, ma diritti dei cittadini, sanciti nell’interesse pubblico da norme nazionali (Dlgs 241/90, Linee Guida, ecc.), nonché da una cospicua legislazione europea.



sull'argomento

Italia Nostra - Falesia di Punta Giglio: Italia Nostra ha presentato istanza di accesso agli atti

Alghero live - Messa in sicurezza della falesia di Punta Giglio, anche Italia Nostra ha presentato istanza di accesso agli atti.Procedura del Parco nel mirino.

L'Unione Sarda - Punta Giglio, petizione online: "No alla messa in sicurezza della falesia"



mercoledì 2 agosto 2023

Richiesto l’annullamento della concessione della ex stazione di vedetta di Capo Figari

Italia Nostra Sardegna ha provveduto ad inoltrare lo scorso primo agosto all’Assessorato agli EE.LL. Finanza e Urbanistica della Regione Sardegna un’istanza con la quale si chiede di procedere all’annullamento in autotutela della Gara di affidamento in concessione di valorizzazione ex stazione di vedetta di Capo Figari e Batteria Serra. Comune di Golfo Aranci o comunque degli Atti di aggiudicazione della stessa per la sussistenza di vizi di legittimità sostanziali e formali nell’ambito del procedimento amministrativo.


Nell’istanza si fa rilevare che la procedura ha disatteso gli indirizzi e le finalità dettate dalla Delibera 30/36 del 20.06.2017, avente ad oggetto il “Progetto Orizzonte Fari, Intervento di valorizzazione del patrimonio marittimo-costiero della Sardegna”. La delibera infatti fissava metodologie e finalità del progetto di Valorizzazione, definito come “un intervento sistemico di valorizzazione” con un approccio unitario, tale da consentire “di costruire un circuito di fruizione dei paesaggi costieri, utilizzando i manufatti esistenti come porte di accesso ai vari ambiti di paesaggio costieri, leggibili in maniera integrata” e faceva esplicito riferimento ad una fruizione “legata alla cultura del mare e dell’ambiente mediterraneo”. 

Viceversa con l’Atto di concessione i beni pubblici sono stati assegnati ad una società per la loro trasformazione in una struttura alberghiera con finalità di carattere esclusivamente privatistico. Nell’istanza si rappresenta che la rifunzionalizzazione strutturale e la nuova destinazione d’uso così come prevista in concessione viola gli artt, 15, 54,56 delle NTA del Piano Paesaggistico, nonché il Codice dei Beni Culturali. 


Viene inoltre rilevata la violazione della procedura di vincolo per i Beni culturali per immobili di proprietà pubblica e realizzati da oltre 70 anni, così come prevista dagli artt.10 e 12 del Dlgs. 42/2004, nonché la mancata applicazione degli articoli 101 e 102 del medesimo Codice. Secondo tale disposto normativo i concetti di fruizione e valorizzazione sono da ritenersi strettamente vincolati e vincolanti.

La Valorizzazione infatti attiene alle iniziative atte ad alimentare, favorire e accrescere quella conoscibilità del bene che si esercita collettivamente attraverso la fruizione, che a sua volta si attua attraverso un’offerta culturale estesa alla conoscenza e al godimento collettivo, il che implica di norma l’accessibilità al pubblico. I caratteri peculiari che fanno della Stazione di Capo Figari un bene Identitario e un luogo di cultura sono intrinseci alla sua vicenda storica, atteso che nell’agosto del 1930 da un’antenna posta sulla sua sommità furono inviati i primi segnali ad onde corte captati a Roma dalla Stazione di Rocca di Papa. La moderna modalità di comunicazione emetteva i primi vagiti, frutto del parto geniale della mente di Guglielmo Marconi, proprio da quel sito. 

Infine l’istanza rileva le evidenti violazioni del vigente Piano di Gestione del SIC (ITB01009 e ZPS ITB013018) che tra le azioni di gestione (Tabella IA7, pag.130) definisce gli interventi consentiti dal Programma di recupero e riuso dei fabbricati posti nei luoghi sommitali di Capo Figari, da adibire alle attività istituzionali e Culturali dell'Ente Gestore. In particolare ne vengono così fissate a pag.157 le modalità di recupero e destinazione d’uso: Recupero e riuso del “Vecchio Semaforo” della Marina Militare: il progetto prevede il recupero statico ed architettonico dell'edificio mantenendone inalterate le caratteristiche originarie per la realizzazione di un centro storico culturale legato e servizio di accoglienza ai visitatori. 


E’ dunque del tutto evidente che sia per le modalità in cui si è intesa la Valorizzazione di un Bene d’interesse storico, sia per la sua ossimorica sottrazione alla fruizione collettiva, la trasformazione degli immobili di Capo Figari, peraltro collocati in un contesto di altissimo pregio ambientale e paesaggistico oggetto di una specifica cura gestionale, in strutture ricettive private ed esclusive viola palesemente le norme che ne dovrebbero garantire conservazione e tutela.

Con Atto a parte Italia Nostra Sardegna ha inoltre esplicitato una richiesta di accesso agli atti richiedendo copia digitalizzata degli allegati progettuali, dell’offerta presentata dal vincitore della gara e dell’atto di concessione in quanto non risultano pubblicati sul sito dell’Assessorato agli EE.LL. della Regione ove invece sono presenti gli altri Atti di gara.   

Clicca qui per leggere o scaricare l'istanza di annullamento completa


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