La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna interviene ancora su Turismo, sviluppo, volumi costieri e pianificazione urbanistica.
E' significativo, quindi, che l'architetto Satta evochi il
Masterplan della Costa Smeralda, a suo tempo rigettato - si ricorderà - perché
proponeva milioni di metri cubi in deroga alle leggi della Regione.
Un progetto
rifiutato per manifesta illogicità della proposta avanzata con insistenza dal
Consorzio. L'insuccesso clamoroso nonostante i tentativi estremi, e assistiti
dalla Regione, per raccordare la vecchia ricetta - evocata dall'architetto
Satta - ai Piani Paesistici ( i PTP del 1993) cassati in seguito da Consiglio
di Stato e TAR per attentato al paesaggio sardo.
Tempo perso.
Il Comune di Arzachena perciò si tiene oggi ben stretto il
Programma di Fabbricazione istituito dalla legge 1150 del 1942 e approvato
mezzo secolo fa; non ha - o non rivela - i dati dell'insediamento costiero e in
particolare la ricognizione sulle volumetrie esistenti riproposta anche dalla
Legge Salvacoste.
Preoccupa d'altra parte la vaghezza del sindaco di Alghero che invoca genericamente la crescita di posti letto nella Riviera del Corallo come antidoto alla stagione estiva troppo breve perché pure gli alberghi più grandi del suo Comune chiudono a fine estate. La sua proposta, astratta e generica, non precisa quale debba essere il quadro delle compatibilità urbanistiche e paesaggistiche. Né potrebbe fare di meglio, stante il nebuloso processo di redazione di un PUC ancora in corso dopo ben 23 anni di gestazione. Ad Alghero, dunque, ancora si alimenta, al pari di Arzachena, una visione vintage della realtà, mentre si candida la città al ruolo di Capitale della Cultura; riconoscimento che, nell'Europa di oggi, significa soprattutto sostenibilità ambientale. Nelle interviste si auspica un nuovo corso del turismo che non va molto al di là dei soliti slogan, e purtroppo dalle parole dei due intervistati non emerge la doverosa presa di distanza dalle ricette fallimentari immaginate nel secolo passato. Un vecchio corso che si protrae tuttora nell’inerzia generale della politica, locale e regionale, sospesa fra il mantenimento dello status quo - in agro come nelle vecchie zone B di completamento urbano - e l'approvazione di leggi equivoche - si veda il reiterato Piano Casa - in grado di preparare il terreno a piccole e grandi violazioni. Copyright Silvio Berlusconi.
Come se non bastasse non concorrono certo a fare chiarezza le dichiarazioni odierne del senatore Silvio Lai (La Nuova Sardegna, 19 dicembre) il quale, pur rimanendo nel solco virtuoso del “più alberghi a 5 stelle ma solo riconvertendo i volumi esistenti per rafforzare il Nord Ovest dell'isola, all’Asinara ma anche a Platamona”, non dice nulla del vuoto imbarazzante della pianificazione locale - a cui la classe dirigente regionale non è di certo estranea - da cui deriva il lassismo che ha provocato l’arrembaggio edilizio delle seconde case nei decenni trascorsi. Gli operatori turistici devono ringraziare l'arrivo imprevisto di Ryanair se le cose sono andate meglio; nessun merito alla politica.
Preoccupa d'altra parte la vaghezza del sindaco di Alghero che invoca genericamente la crescita di posti letto nella Riviera del Corallo come antidoto alla stagione estiva troppo breve perché pure gli alberghi più grandi del suo Comune chiudono a fine estate. La sua proposta, astratta e generica, non precisa quale debba essere il quadro delle compatibilità urbanistiche e paesaggistiche. Né potrebbe fare di meglio, stante il nebuloso processo di redazione di un PUC ancora in corso dopo ben 23 anni di gestazione. Ad Alghero, dunque, ancora si alimenta, al pari di Arzachena, una visione vintage della realtà, mentre si candida la città al ruolo di Capitale della Cultura; riconoscimento che, nell'Europa di oggi, significa soprattutto sostenibilità ambientale. Nelle interviste si auspica un nuovo corso del turismo che non va molto al di là dei soliti slogan, e purtroppo dalle parole dei due intervistati non emerge la doverosa presa di distanza dalle ricette fallimentari immaginate nel secolo passato. Un vecchio corso che si protrae tuttora nell’inerzia generale della politica, locale e regionale, sospesa fra il mantenimento dello status quo - in agro come nelle vecchie zone B di completamento urbano - e l'approvazione di leggi equivoche - si veda il reiterato Piano Casa - in grado di preparare il terreno a piccole e grandi violazioni. Copyright Silvio Berlusconi.
Come se non bastasse non concorrono certo a fare chiarezza le dichiarazioni odierne del senatore Silvio Lai (La Nuova Sardegna, 19 dicembre) il quale, pur rimanendo nel solco virtuoso del “più alberghi a 5 stelle ma solo riconvertendo i volumi esistenti per rafforzare il Nord Ovest dell'isola, all’Asinara ma anche a Platamona”, non dice nulla del vuoto imbarazzante della pianificazione locale - a cui la classe dirigente regionale non è di certo estranea - da cui deriva il lassismo che ha provocato l’arrembaggio edilizio delle seconde case nei decenni trascorsi. Gli operatori turistici devono ringraziare l'arrivo imprevisto di Ryanair se le cose sono andate meglio; nessun merito alla politica.
E sull'inerzia nel Parco dell'Asinara, occorre cercare le
ragioni nell’assenza di chi doveva fare molto di più e, addirittura, nelle
ostilità alla Conservatoria delle Coste portata alle estreme conseguenze di un
commissariamento che ha implicato lo stop a tutti i progetti di
riqualificazione degli immobili esistenti, come quello del centro velico di
Trabuccato con annesse attrezzature ricettive.
Colpisce soprattutto il capovolgimento dei termini nella
tesi del senatore del PD Lai, secondo cui la crescita dei posti letto
rafforzerebbe il sistema dei trasporti.
Sembra proprio un ribaltamento:
funzionale innanzitutto a sollevare la classe
politica dalle pesanti responsabilità
per lo stato di crisi dei collegamenti con il Continente, oltre che a
reiterare il paradigma oramai logoro del “più volumi = più turisti e quindi più
aerei e navi”. Troppo difficile, in questo caso, immaginare uno scenario “più
turisti = razionale utilizzazione dei volumi esistenti” e quindi no a nuove
aggressioni alle aree costiere.
Si preferiscono le semplificazioni, di sicuro gradimento
delle lobby, per cui si auspica la realizzazione di altre mirabolanti dotazioni
ricettive per ristabilire le connessioni perdute, ad esempio ad Alghero, mentre
c'è chi si chiede perché i più prestigiosi e superdotati complessi alberghieri
delle coste sarde (Alghero, Costa Smeralda, Villasimius, Mura- vera, Orosei,
ecc.) chiudano a settembre.
Non sarebbe allora il caso di interrogarsi su come mantenere
aperte ed efficienti le strutture che già esistono, contribuendo a migliorare
l'offerta delle attrezzature per l'accoglienza, assicurando subito la
possibilità di viaggiare a buon prezzo pure d'inverno? Magari coinvolgendo le
zone interne, attraverso una pianificazione coordinata con quella costiera; a
partire dall'estensione del PPR alla Sardegna non costiera, considerando che ci
sono buoni studi nei cassetti della Regione da quasi un decennio. Potrebbe
servire a mettere a punto un modello di sviluppo - questo sì nuovo - perché più
coerente con la cultura europea del paesaggio.
Ma a qualcuno dei nostri politici interessa?
Ma a qualcuno dei nostri politici interessa?
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