mercoledì 30 giugno 2021

Se non ora, quando?

Scadono fra tre giorni (sabato 3 luglio) i termini per la presentazione di osservazioni alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) richiesta dalla società RE.NO. srl per ottenere una concessione mineraria per la estrazione di acque termali dalle falde della costa orientale dell’isola di Sant’Antioco.

Spiaggia di Co 'e Cuaddus

Gli antiochensi conoscono bene la proposta dell’insediamento turistico in una delle spiagge più suggestive e più tutelate dell’isola e, purtroppo, hanno avuto modo di conoscere anche l’imprenditore che vorrebbe realizzarlo (vedasi gestione del porticciolo turistico).

È dal lontano 2010 che lo stesso imprenditore, che si presenta sempre con società e sigle diverse,  ha deciso di dare l’assalto alla costa di Coa ‘e Cuaddus nell’isola di Sant’Antioco presentando un improponibile progetto per la realizzazione di un cosiddetto “centro termale”, in pratica un residence turistico a poca distanza dalla spiaggia; poco importa se l’area è tutelata sotto il profilo paesaggistico, se è all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria e di una Zona di Protezione Speciale per la tutela della biodiversità, se l’insediamento è in aperto contrasto con il PUC del comune di Sant’Antioco e con il Piano Paesaggistico Regionale. 

Ciònostante il progetto è andato avanti. È stato necessario l’intervento del Direttore generale della pianificazione urbanistica della Regione Sardegna, che ne ha dichiarato l’inammissibilità per incompatibilità col PPR. Parere negativo supportato poi da due successive sentenze del Consiglio di Stato: dell’8 giugno 2016 e del 11 ottobre 2017. 

Nei primi mesi di quest’anno, l’intraprendente imprenditore torna alla carica e chiede la VIA per  una concessione mineraria, per una superficie di 595 Ha e un perimetro di 11,4 km, per emungere acqua minerale per la balneo-fangoterapia da distribuire poi a “tutti gli operatori presenti sul territorio, privilegiando le strutture curative”, si legge nella relazione tecnico-scientifica che accompagna la richiesta. Ma non basta, nella stessa richiesta si ripropone, ancora una volta, l’agognato Centro Termale e Benessere. Stessi rendering, stessa area, stessa proposta progettuale decisamente bocciata anni fa. Insomma stesse strutture e infrastrutture incompatibili e comunque irrealizzabili in un’area protetta e nella fascia costiera. 

Che l’operazione sia finalizzata alla realizzazione di un villaggio turistico è abbastanza chiara e trasparente, vedasi le dichiarazioni dell’imprenditore rilasciate all’Unione Sarda il 05.03.2021 nell’articolo dal titolo “Centro termale, Deriu ci riprova”“… noi intendiamo costruire un villaggio consono e rispettoso dell’ambiente. Nostra volontà è anche quella di acquistare le zone decadenti degli ex villaggi di Capo Sperone e Peonia Rosa cosí da bonificarne le aree e spostare le volumetrie a Co ‘e Cuaddus, perché lí e soltanto lí è presente l’acqua termale”.  Sembrerebbe quindi che la pianificazione urbanistica del territorio e la sua zonizzazione siano di competenza del nostro imprenditore e non più del Consiglio Comunale!

Esiste tra l’altro una palese contraddizione tra le dichiarazioni dell’imprenditore che pretende di costruire il villaggio termale in prossimità della spiaggia di Co ‘e Cuaddus (… là dove ci sono le acque terapeutiche) e la richiesta di concessione mineraria finalizzata ad emungere acque da distribuire a tutte le strutture ricettive della zona. Un’ulteriore conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, dell’ambiguità della richiesta di cui parliamo.

Le domande che dobbiamo porci oggi sono:

Nuraghe S'Ega 'e Marteddu

Siamo disposti a cedere la sovranità dell’intera area di Coa ‘e Cuaddus a un privato? 
Siamo disposti a permettere che 600 ettari di terreno siano dati in concessione a un imprenditore? 
Che il tratto di costa tra Su Forru a Macchina e Coa ‘e Cuaddus diventi una concessione mineraria? 
Che il nuraghe di S’Ega ’e Marteddu (Maladroxa) sia inglobato dentro questa concessione?

Oggi i cittadini e l’intera comunità, con i suoi rappresentanti, possono e devono intervenire per difendere se stessi e il proprio territorio da interventi di questa natura che se realizzati snaturerebbero del tutto il paesaggio e il territorio, il bene più prezioso, e porterebbero povertà anziché ricchezza. 

Partecipare con le Osservazioni alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale oltre che un diritto è un dovere di ogni cittadino e a maggior ragione di chi rappresenta e amministra la comunità. Anche perché la VIA, che risponde ad una precisa Direttiva Europea, è una procedura tecnica, democratica e partecipata, stabilita dalla legge, che consente di supportare con osservazioni e relazioni tecniche l’attività degli uffici deputati all’istruzione del procedimento. 

È questo il momento di esprimere il proprio parere … se non ora, quando?


L'Unione Sarda del 5 marzo 2021

Scarica qui il progetto e le relative relazioni tecniche

il pubblico interessato può presentare osservazioni, trasmettendole ai seguenti indirizzi: amb.sva@regione.sardegna.it;  difesa.ambiente@pec.regione.sardegna.it; Servizio V.I.A. – Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente, Via Roma n. 80, 09123 Cagliari


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martedì 8 giugno 2021

No al fotovoltaico e all'eolico selvaggi!

Il 10 giugno alle ore 10, diverse associazioni e numerosi cittadini si son dati appuntamento in piazza Montecitorio a Roma per protestare contro la manomissione e la devastazione annunciate del territorio, del paesaggio, dei beni naturali e della biodiversità 

Le emergenze architettoniche, le testimonianze archeologiche e storiche, i paesaggi identitari, gli ambienti naturali con fauna e flora protette da norme e direttive comunitarie, gli stessi panorami, vanno tutelati e dovranno continuare ad essere tutelati, anche nei loro valori estetici, senza cedere a provvedimenti maldestri e devastanti, giustificati dall’iper-enfatizzazione dell’emergenza. 

Certo, l’emergenza è reale, ma non può essere usata come lasciapassare per giustificare a priori qualunque manomissione. Se appare inevitabile giungere a compromessi, è necessario pretendere chiaramente che tali compromessi vengano affrontati e risolti su un reale piano di parità tra le diverse esigenze




Chiediamo che il governo applichi l'art. 5 della legge delega del 22 aprile 2021, n.53 e predisponga la disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici.

Nell’individuazione delle aree idonee le Regioni dovranno privilegiare l’utilizzo di aree minerarie e industriali dismesse, aree degradate da precedente attività antropica, superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica. 





sabato 5 giugno 2021

Chiesta la moratoria delle autorizzazioni dei mega impianti di energia rinnovabile nelle aree agricole della Sardegna

Le associazioni Italia Nostra e Lipu Sardegna, il Gruppo di Intervento Giuridico, la Confederazione agricola Copagri Sardegna, l’Unione Sindacale di Base, i Cobas scuola Cagliari e il Cagliari SocialForum, con una lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Transizione Ecologica e della Cultura, al presidente della Giunta Regionale, agli Assessori alla Difesa dell’Ambiente e dell’Industria e ai Capi Gruppo del Consiglio Regionale Sardo hanno chiesto di procedere ad una moratoria con effetto immediato di tutti procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale attualmente in corso relativi ai mega impianti fotovoltaici ed eolici che interessano le aree agricole della Sardegna. La richiesta è successiva a una richiesta di audizione, per discutere di questi argomenti, presentata lo scorso gennaio alle Commissioni Territorio e Attività Produttive del Consiglio Regionale, rimasta purtroppo senza risposta. 

La richiesta di moratoria è giustificata dalla necessità di applicare al più presto le direttive europee in materia di rinnovabili e l’art. 5 della nuova legge delega n. 53/21 che impongono l’obbligo di individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi PNIEC. Individuazione che deve avvenire nel “rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici …”  


Finte serre fotovoltaiche a Villasor

Si ricorda che per la sola Sardegna sono attualmente in attesa di VIA ben 21 impianti eolici (potenza totale pari a 1.600 MW, ovvero un incremento del 150% del parco eolico isolano), oltre a 91 richieste di autorizzazione per parchi fotovoltaici. Il rilascio di queste autorizzazioni comporterebbe un sacrificio di suolo pari a 11 mila ettari e una produzione di energia elettrica da FER superiore ai 5 mila GWh annue, che sommata alle attuali 3 mila GWh, coprirebbe l’intero fabbisogno regionale, pagando però un prezzo altissimo per gli impatti sui beni ambientali senza peraltro condurre, almeno per i prossimi anni, all’auspicata riduzione delle emissioni inquinanti derivanti dall’uso dei combustibili fossili.

Le scriventi Associazioni, Sindacati e Confederazioni sono convinte che l’emergenza climatica che il pianeta sta affrontando debba essere contrastata con importanti provvedimenti utili ad una concreta mitigazione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, anche attraverso il ricorso alle fonti rinnovabili e non inquinanti di energia. Tale obbiettivo necessita indubbiamente di giungere a compromessi tra le diverse esigenze e componenti in gioco, ma non può essere usato per giustificare qualsiasi manomissione di beni altrettanto importanti. Beni culturali e paesaggistici, attività primarie (agricoltura e pesca), attività turistiche, beni naturalistici e ambientali non possono soccombere sotto gli ingranaggi del Recovery Plan e del Decreto Semplificazioni. 

Anche perché esistono valide e percorribili alternative individuate dalla stessa legge 53/2021 che impone per l’installazione di questi impianti di privilegiare “ … l’utilizzo di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica …. ”.  

Si tratta quindi di individuare le aree più idonee allo scopo e di incentivare i modelli alternativi quali gli impianti medio-piccoli di supporto e di integrazione al reddito delle Aziende Agricole oltre alle Comunità Energetiche, che garantiscono la condivisione dell’energia e consumi localizzati in prossimità dei centri di produzione. Per una vera riconversione ecologica e ambientale è necessario, in sintesi ribaltare l’attuale sistema di produzione, basato sulla privatizzazione dei profitti e sulla collettivizzazione degli oneri e talvolta anche sulla speculazione e la malavita, supportando i piccoli produttori e i prosumers e garantendo la democraticità della produzione energetica. 

Nella stessa nota Italia Nostra e Lipu Sardegna, Grig, Copagri Sardegna, USB, Cobas e Cagliari SocialForum chiedono di conoscere il destino finale dell'energia prodotta da FER in Sardegna rispetto ai consumi, anche al fine di garantire ai cittadini sardi il diritto di sapere come verrà utilizzata l’energia prodotta nella propria regione. 

 F.to

Italia Nostra Sardegna, Gruppo di Intervento Giuridico, LIPU Sardegna, Copagri Sardegna, Unione Sindacale di Base Sardegna, Cobas scuola Cagliari, Cagliari SocialForum 

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