In questi giorni il Consiglio dei Ministri è chiamato a una decisione epocale: dovrà decidere se il Paesaggio italiano che conosciamo e che il mondo ci invidia esisterà ancora o se sopravviverà qua e là tra distese di pannelli solari e pale eoliche. A questo si riduce, infatti, il dibattito in corso in questi giorni tra sostenitori tout court della transizione energetica e organi dello Stato preposti alla tutela del Paesaggio italiano, cioè le Soprintendenze.
Sotto la spinta dell’imperativo della decarbonizzazione globale, l’ambientalismo industriale della transizione ecologica sta imponendo una radicale trasformazione del Paesaggio e dei Suoli, da agricoli a industriali, riproducendo su più vasta scala quello che già è successo a intere provincie del Sud, stravolte dall’eolico selvaggio. È, infatti, la tutela paesaggistica l’unico strumento giuridico efficace per governare la transizione proposta da Roberto Cingolani, poiché solo la categoria del Paesaggio include tutti gli elementi significativi per impedire che i pannelli fotovoltaici nelle campagne e le pale eoliche sui crinali rendano invivibile l’Ambiente.
Eliminare le tutele esercitate con competenza giuridica e scientifica dalle Soprintendenze significa che in futuro, affacciandoci dalle torri di San Gimignano o di Monteriggioni, invece di vedere le dolci colline senesi, potremmo trovarci davanti a distese di pannelli solari. Non mancano d’altronde esempi emblematici: le campagne della Tuscia, scrigno di siti archeologici etruschi e di biodiversità, sono ormai compromesse irreparabilmente da vaste estensioni di pannelli fotovoltaici; affacciandosi sulla Capitanata dal Castello di Lucera, costruito da Federico II e da Carlo I d’Angiò, l’orizzonte è punteggiato di torri eoliche. Se poi, come ipotizzato, si vogliono togliere le tutele delle aree contermini ai beni culturali vincolati, la trasformazione comprometterà lo stesso patrimonio che molti insistono a chiamare il “nostro vero petrolio”, salvo poi gridare alla lesa maestà quando le Soprintendenze tentano di tutelarlo. Non ammazziamo il turismo nei Borghi, risorsa importante per le aree interne che proprio in questi ultimi anni hanno iniziato a vedere qualche piccolo beneficio dalle politiche messe in atto.
Questa miope politica di depotenziamento del ruolo degli organi periferici del MiC rischia comunque di non essere veramente efficace nel velocizzare la transizione ecologica. Infatti, i problemi che si vogliono risolvere annullando le tutele si riproporranno quando si cercherà di imporre ai territori gli impianti industriali necessari a produrre i 70 gigawatt pianificati dal Ministero della Transizione Ecologica. Già si vedono le avvisaglie della rivolta in atto: Regioni come la Puglia e l’Abruzzo hanno ultimamente sospeso ogni ulteriore impianto sul loro territorio fino alla definizione di un piano concertato delle zone idonee. Già Coldiretti Veneto è insorta contro i panelli solari sui terreni di pregio del vitivinicolo e sui suoli agricoli in genere. E non mancano clamorose bocciature di impianti da parte dei TAR, cui alcuni Sindaci si sono dovuti rivolgere per proteggere i territori dall’attacco dei grandi gruppi industriali della green economy. Fino ad arrivare al caso della bocciatura l’11 giugno 2020 del megaimpianto fotovoltaico nei Comuni di Tuscania e Montalto di Castro da parte dello stesso Consiglio dei Ministri.
Per questo Italia Nostra lancia un ultimo urgente appello al Governo: nella fretta di realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti del PNRR concordati con l’Europa non annulliamo l’unico strumento valido di guida e governo della sua realizzazione, la categoria del Paesaggio ma, anzi, affianchiamogli finalmente un Piano delle aree idonee ad accogliere gli impianti di energia rinnovabile secondo standard di piena sostenibilità. L’Italia ha un’impronta carbonica pro-capite inferiore del 16% alla media europea, del 32% rispetto alla Germania e inferiore addirittura del 38% rispetto all’Olanda: non esiste quindi alcun bisogno di sacrificare il nostro Paesaggio.
Le proposte al Governo· avviare i procedimenti autorizzativi solo per i progetti redatti con cura e non ingolfare inutilmente i lavori delle Commissioni con fascicoli incompleti o sbagliati, da bocciare rapidamente;
· rivedere il sistema degli incentivi, concentrandoli sull’installazione dei pannelli solari sui capannoni industriali, sugli edifici nelle periferie delle città e sui parcheggi;
· prevedere limitazioni allo sviluppo incontrollato del agri-voltaico
· favorire l’utilizzo dei fondi previsti per le comunità energetiche di auto-consumo da Fonti di Energie Rinnovabili adeguando il carente quadro legislativo;
· incentivare la ricerca di soluzioni tecnologiche nuove e meno impattanti;
· pianificare le aree idonee per gli impianti;
· puntare ancora più efficacemente sull’efficientamento e il risparmio energetico.
Italia Nostra
All.ti due dossier fotografici su alcuni dei più gravi casi documentati da Italia Nostra:
quaderno eolico
quaderno fotovoltaico
sull'argomento
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