lunedì 21 dicembre 2020

La “Società della cura” per il diritto alla casa, a una città vivibile e alla bellezza

Martedí 22 dicembre alcuni aderenti alla "Società della cura" hanno tenuto un presidio sotto il Consiglio Regionale di Cagliari.

Scopo del presidio era quello di sensibilizzare i membri del Consiglio su tematiche attinenti la grave crisi economica-sociale che  si sta attraversando. Crisi venuta alla luce in modo plastico dalla pandemia ma che covava da tempo e che, pur interessando il modo, coinvolge maggiormente le cosiddette “zone periferiche”, quelle economicamente più svantaggiate e la Sardegna, stando a tutti gli indicatori sta in questa fascia rispetto al Mondo “sviluppato”.

I partecipanti al presidio, non hanno inteso e non si sono limitati a denunciare questo stato di cose ma si sono fatti portatori di proposte che disegnano un nuovo modello di vivere, e lo hanno fatto portando  le proposte sotto forma di “Dono”,  quello nazionale e quello che ogni associazione, sindacato ha ritenuto di “confezionare”.

Una delegazione composta da 5 persone (tanti erano i doni) è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio Regionale il quale ha preso atto delle richieste e, si spera, le inoltrerà a tutti i gruppi presenti in Consiglio.

Noi non sappiamo se e come il consiglio regionale vorrà fare uso dei doni che abbiamo consegnato; una cosa la sappiamo, per certo: consideriamo quello di oggi un primo passo, un passo verso una lotta lunga e faticosa ma che disegna un modo di vivere, di consumare, di rapporto con l’ambiente, diametralmente opposto a quello in cui stiamo vivendo.

Questi mattoncini sono stati consegnati al presidente del Consiglio Regionale in concomitanza appunto con l'approdo in Consiglio del DdL 108 (la legge sul Piano Casa): una nuova aggressione alle coste dell'isola, alle città, alle campagne e al Piano Paesaggistico Regionale.



Il dono dei mattoncini è stato accompagnato da questo testo  

Si ripete in questi giorni il rito ultradecennale del Piano Casa Sardegna: una norma nata come straordinaria per rilanciare l’edilizia e riqualificare il patrimonio abitativo che negli anni si ripresenta quasi uguale con le maglie degli incrementi volumetrici sempre più larghe.

Centro storico di Aggius
A leggere i dati dell’ANCE sull’industria delle costruzioni, il bilancio di queste leggi appare fallimentare: negli ultimi dieci anni si sono persi 36mila posti di lavoro in edilizia e il fatturato si è ridotto del 40%. Di contro abbiamo sacrificato la vivibilità delle nostre città, dovuta alla progressiva riduzione degli standard urbanistici, e abbiamo perso la bellezza dei paesi e dei quartieri cittadini a causa degli ecomostri realizzati con gli incrementi volumetrici consentiti da queste leggi.  L’approvazione della nuova norma, più permissiva e distruttiva delle precedenti, sarà ancora più efficace nella azione distruttiva del nostro patrimonio abitativo, del paesaggio, e delle aree più sensibili dell’isola: le coste, i centri storici, le zone a tutela integrale, le campagne.  

Campagna a Berchidda
Ci troviamo in piena emergenza pandemica e, con una procedura d’urgenza, l’assemblea legislativa della Sardegna trova il tempo per discutere di una legge di cui la nostra isola avrebbe fatto volentieri a meno. La vera emergenza oggi è curare la sicurezza del territorio, impegnare risorse per liberare le aree a rischio idrogeologico dai numerosi edifici costruiti negli anni e per liberare i torrenti tombati. Altra grande emergenza è quella di garantire una dignitosa abitazione a chi non ne ha, a chi vive in alloggi fatiscenti, alle giovani coppie che non sono in grado di sostenere affitti o ratei di mutuo onerosi. Non servono per questo gli incrementi volumetrici, non serve costruire ancora sulle coste e nelle campagne e consumare suolo, serve un grande Piano per il recupero del patrimonio abitativo degradato, per rendere vivibili le decine di migliaia di case vuote e inutilizzate, da risanare e riadattare. Un Piano Casa per rendere dignità urbanistica alle nostre città e i nostri paesi e renderli più belli. 

Sappiamo che un Piano per mettere in sicurezza il territorio, per garantire in diritto alla casa e ad abitare una città vivibile necessita di ingenti risorse economiche, per questo tra le proposte della “Società della cura” abbiamo individuato dove e come reperire 175 miliardi disponibili subito, a questi andrebbero sommate le economie ricavate dagli interventi per risanare i disastri ambientali (dal secondo dopoguerra si sono spesi circa 310 miliardi di euro). 

Le risorse ci sono, manca la volontà politica per la cura della società e del territorio! 

sull'argomento

sito Facebook per una Società della cura

Comune info - La Società della cura

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Il Manifesto - La Società della cura "dona" 175 miliardi a Governo e Enti Locali






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