giovedì 11 dicembre 2025

Nuovo D.L. aree idonee: ancora aggressioni al paesaggio e consumo di suolo

Gli emendamenti proposti da Italia Nostra Sardegna 

Italia Nostra Sardegna ha presentato una memoria all’8ª Commissione del Senato sull'art. 2 del Decreto Legge 175/2025 - Decreto transizione 5.0 e Aree Idonee - riguardante l’ubicazione degli impianti industriali per la produzione di energia rinnovabile, nella quale critica il decreto e l’attuale normativa sulle FER, in quanto favorisce iniziative speculative orientate all’estrazione di risorse, con ricadute negative su ambiente, paesaggio e identità locali. 



La mancanza di una reale governance territoriale ha già consentito la proliferazione indiscriminata di impianti che occupano e degradano ampie superfici, mentre le numerose richieste di connessione presentate a TERNA stanno “ipotecando” ulteriormente i territori, in vista di possibili future deregolamentazioni in grado di eludere le valutazioni ambientali. I report di TERNA evidenziano inoltre una marcata sproporzione tra i nuovi progetti — in particolare quelli superiori ai 10 MW — e gli obiettivi nazionali di capacità produttiva al 2030.

Richieste di connessione di impianti FER


Diverse regioni del sud Italia compresa la Sardegna possono raggiungere senza difficoltà l’obiettivo di potenza previsto dal burden sharing grazie agli impianti già autorizzati o in fase di autorizzazione, purché vengano annullati quelli situati in aree non idonee o contrari alle norme regionali. Le numerose autorizzazioni rilasciate derivano da procedure di deregolamentazione prive di pianificazione territoriale.

La memoria presentata evidenzia inoltre un forte squilibrio territoriale nella distribuzione degli impianti FER, concentrati soprattutto nel Centro-Sud, con impatti crescenti sul territorio rurale e agro-pastorale. Per questo motivo si auspica un intervento legislativo che ripristini equilibrio, tuteli le economie locali e garantisca decisioni indipendenti dalle pressioni delle lobby. 

Richieste di connessione per la Sardegna


Al fine di una proficua collaborazione sono stati segnalati, alla Commissione del Senato e ai senatori eletti in Sardegna, alcuni punti critici da correggere nel decreto chiedendo nel contempo di respingere eventuali emendamenti che aggraverebbero ulteriormente la già preoccupante situazione di deregulation.

Tra gli emendamenti proposti, i principali riguardano:

  • Una definizione più precisa delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti energetici, con l’esclusione definitiva di quelle non classificate come idonee. 

  • Si propone di limitare gli impianti nelle aree demaniali e pertinenziali solo alle superfici già impermeabilizzate (come tetti e parcheggi). 

  • Per il buffer di 500 metri attorno alle aree industriali si chiede che gli interventi siano ammessi esclusivamente su aree già degradate e accompagnati da una clausola chiara che escluda i buffer attorno agli impianti da fonti rinnovabili in zona agricola.

  • Riguardo all’agrivoltaico, si richiede l’introduzione di limiti rigidi e non negoziabili, tra cui la riduzione della quota di fatturato agricolo derivante dall’energia e l’abbassamento del range nazionale allo 0,4–1,5%. 

  • Si propone inoltre di consentire impianti nelle aree UNESCO e Natura 2000 solo per autoproduzione o Comunità Energetiche. 

  • Infine, si evidenzia la necessità di rimodulare gli incentivi per evitare eccessiva saturazione del territorio e favorire il recupero di aree già compromesse.


    Clicca qui per visionare o scaricare la memoria presentata da Italia Nostra Sardegna 


    sull'argomento un articolo del presidente regionale di Italia Nostra Sardegna


    Nelle more della trasformazione in legge del DL DECRETO-LEGGE 21 novembre 2025 , n. 175 recante Misure urgenti in materia di Piano Transizione 5.0 e di produzione di energia da fonti rinnovabili” Italia Nostra Sardegna ha  proposto un documento di “ Memoria e richiesta di emendamenti in sede procedurale”.

    L’appello è stato inviato all’8ª Commissione permanente del Senato della Repubblica oltre che ai Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura, alla Giunta Regionale, nonché rivolto anche ai Senatori eletti in Sardegna. Un documento analogo è stato inoltrato ai medesimi destinatari da numerose altre Associazioni ambientaliste della penisola con riferimento alle rispettive Regioni di competenza.

    Come è noto l’iter legislativo e giudiziario connesso alla definizione e individuazione delle c.d. Aree Idonee è stato lungo e tormentato e ad oggi tutt’altro che concluso. La Direttiva Europea RED II risale al 2018 ed introduceva meccanismi di semplificazione procedurali di snellimento per l’insediamento delle Rinnovabili. Recepita con notevole ritardo dal dlgs.199/2021 (Decreto Draghi), all’art.20 venivano stabiliti criteri di individuazione e obbligo della mappatura delle Aree idonee, nonché il rinvio ad un decreto attuativo che vedeva la luce solo dopo tre anni (D.M. MASE del 21 giugno 2024) con un passaggio per le intese alla Conferenza Stato-Regioni.  Definita la legislazione quadro, alle Regioni restava il compito di varare la normativa concorrente con margini di discrezionalità quasi nulli, considerati i limiti imposti dalle norme statali. La Regione Sardegna vi provvedeva comunque con la LR 20/2024, provvedimento che veniva puntualmente impugnato dal Governo per supposti visi di legittimità costituzionale. Nello stesso tempo il TAR del Lazio, in un pronunciamento in merito ad un ricorso di una società, invitava il Governo ad intervenire per una più chiara definizione dei criteri per la individuazione delle Aree Idonee. Ne è scaturito il DL 175/25, ancora in itinere ed oggetto delle richieste emendative, con il quale il Governo ha non solo resi praticamente nulli gli esigui margini di intervento concessi alle Regioni e imponendo una revisione delle normative già approvate, ma facendo rientrare nella categoria della idoneità ampie porzioni di territori non previsti nell’art.20 del decreto Draghi.

    Il primo degli emendamenti richiesti da Italia Nostra concerne appunto le violazioni dei principi di sussidarietà, di autonomia e di leale collaborazione richiamati dalla Costituzione, a cui dovrebbero ispirarsi i rapporti tra Stato e Regioni, in particolare per Enti costituzionali ad autonomia differenziata. L’iter procedurale che ha condotto alla introduzione delle Aree idonee nell’abnorme dilatazione dei tempi per l’emanazione della legge quadro e distorcendo fondamentali diritti costituzionali, rivela una chiara strategia volta a lasciare mano libera alle lobby delle rinnovabili nell’accaparramento dei territori e nel loro sfruttamento a fini speculativi. 

    Ne è un palese esempio l’oggetto dell’emendamento al punto 4) con il quale si chiede di rivedere la disposizione, che, in violazione dell’art.14 dello Statuto sardo che stabilisce il passaggio alla Regione dei beni demaniali non in uso, dichiara tali aree idonee agli impianti.

    Numerosi sono gli emendamenti inerenti la dichiarazione di idoneità per le aree agricole come quelle prossime agli insediamenti industriali, adiacenti le autostrade, la diffusione indiscriminata dell’agrivoltaico ed in particolare l’imposizione del limite minimo dello 0,8% della superficie agricola utilizzabile (SAU), che applicato alla Sardegna, per le caratteristiche del territorio e la scarsa densità abitativa, porterebbe ad una occupazione di oltre 9.000 ha. Si evita di calcolare le conseguenze in termini di superficie agricola sacrificabile nel caso si dovesse raggiugere il limite massimo pari al 3%!

    Ulteriore richieste di emendamenti riguardano questioni di semplificazioni procedurali che impongono tempi contingentati impossibili da rispettare considerata la complessità delle procedure di VIA e la valanga di progetti presentati.  Tali forme di deregulation, surrettiziamente legate al raggiungimento degli obiettivi PNIEC, di fatto sono causa di superficialità nell’esame della documentazione e inducono pressioni inaccettabili sugli organi decisori.

    Non ci si illude sulla possibilità di ascolto a livello politico delle istanze avanzate dal mondo ambientalismo, ma il nostro compito si conferma quello di porre la classe politica di fronte alle proprie responsabilità nell’assunzione di scelte che pesano in modo irreversibile sul destino dei territori. Varando norme dettate dalla volontà di imporre un centralismo di ispirazione autoritaria, si palesa ancora una volta la volontà di minare i principi inviolabili della democrazia sanciti dalla nostra Costituzione.

    ulteriori riferimenti

    Salviamo il paesaggio -  A pochi giorni dalla pubblicazione del D.L. 175/2025 su Transizione 5.0 e aree idonee, arrivano ulteriori aggiornamenti al D.Lgs. 190/2024 Testo Unico Rinnovabili.

    Kalaritanamedia.it - La Regione presenta emendamenti al decreto energia

    Salviamo il paesaggio - Truffa incentivi fotovoltaico: quando l'agricoltura è solo una facciata



domenica 7 dicembre 2025

Caso RWM: i pareri tecnici non devono diventare alibi per le scelte politiche

Pubblichiamo il testo di una lettera inviata da numerose associazioni, comitati, sindacati, cittadini alla presidente della Regione Sardegna in merito alla sua decisione di esprimere parere ambientale positivo all'ampliamento dello stabilimento di produzione di esplosivi, bombe, mine, munizioni e droni killer negli stabilimenti di Domusnovas-Iglesias-Musei.



Onorevole Presidente,

nel suo intervento alla Conferenza Euromediterranea per la pace “Nel Mare di Mezzo", organizzata dall’ARCI, Lei ha espresso l'intenzione della Giunta Regionale di approvare l'ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias, attualmente bloccato perché realizzato in modo irregolare, come stabilito nel 2021 dal Consiglio di Stato.

Riteniamo che Lei debba necessariamente farsi carico della difesa dell'ambiente, della sicurezza e della salute della popolazione di cui è responsabile. 

Sa bene che rilasciare un'autorizzazione in queste condizioni significa, tra il resto, creare un grave e pericoloso precedente, perché cancella la certezza del diritto di cui lei, in qualità di Presidente della Regione, deve invece farsi garante.

Rilasciare un'autorizzazione in queste condizioni significa assicurare il via libera a una società che è convinta di potersi muovere nella nostra isola senza ostacolo alcuno. Significa mettere una pietra tombale sulla residua fiducia dei sardi verso le istituzioni che queste regole dovrebbero garantire, in un periodo in cui la legittimità della classe politica è pressoché totalmente scaduta. 

Lei ha deciso di assumersi un incarico di peso in un territorio difficile, martoriato da secoli di assalti speculativi, in un periodo in cui è più che mai indispensabile una figura politica di alto profilo in grado di opporsi alle pressanti e ossessive attenzioni di chi è convinto di poter barattare la nostra terra e la nostra dignità con proposte offensive e umilianti; proposte che si trasformano in minacce e imposizioni laddove non incontrano il favore delle nostre comunità e della classe politica che ci dovrebbe rappresentare.

manifestazione contro l'ampliamento dell'impianto


Finora a contestare l’ampliamento della RWM sono state soprattutto organizzazioni ambientaliste, pacifiste e sindacali, che hanno portato la questione anche davanti ai tribunali. In queste sedi la Regione Sardegna e i suoi legali si sono sempre schierati a favore dell’azienda e delle sue richieste. Vorremmo che, per una volta, le cose andassero in modo diverso.

Nella recente istruttoria per la VIA ex-post per l'ampliamento RWM sono emerse enormi problematiche: l'istruttoria è incompleta e vi sono evidenti irregolarità amministrative e violazioni delle norme di tutela dell'ambiente e della sicurezza, problematiche illustrate nelle lettere e nella documentazione che le organizzazioni impegnate a difendere l'ambiente, la salute e la sicurezza della popolazione Le hanno indirizzato da settembre ad oggi.

In presenza di problemi così seri, la Giunta non può che esprimere un parere negativo sull’ampliamento della fabbrica RWM. Le motivazioni che Lei ha indicato per giustificare un eventuale parere positivo risultano deboli e non rispondenti al vero, e si riassumono così:

  1. Se la giunta non deliberasse un parere positivo per l'ampliamento RWM, verrebbe commissariata. 

Non corrisponde a verità: la decisione è di esclusiva competenza della Giunta, che può legittimamente deliberare sia in senso positivo che negativo. Il TAR non ha disposto un eventuale commissariamento della Giunta, ma la nomina di un commissario ad acta con il mandato di decidere (in un senso o nell’altro) qualora la Giunta non assumesse una decisione entro il 16 dicembre.  

La giunta deve quindi deliberare sulla VIA per l'ampliamento, e per quanto detto, il parere finale non può che essere negativo.

Ovviamente ci si può aspettare dalla RWM l’impugnazione della delibera davanti al TAR, ma considerate le evidenti violazioni nella realizzazione dell’ampliamento, il giudizio del tribunale dovrebbe confermare il parere negativo della Regione Sardegna.

Nel caso opposto, cioè se la Regione dovesse dare parere favorevole, sarebbe scontato un ricorso al TAR da parte delle organizzazioni scriventi

  1. Se gli uffici danno un parere positivo per l'ampliamento, la Giunta e la Presidenza si devono necessariamente allineare.

Anche questo non corrisponde a verità, in quanto la responsabilità e le conseguenze della decisione rimangono in capo alla Giunta; in ogni caso non sarebbe la prima volta che gli uffici regionali conducono istruttorie parziali e forniscono pareri erronei. È già successo proprio con la RWM, quando nel 2018 gli uffici regionali avevano suggerito, erroneamente, di esonerare gli ampliamenti RWM dalla VIA, e la Giunta Pigliaru si era allineata a questi pareri, assumendo a sua volta una decisione erronea, annullata tre anni dopo dai tribunali.

  1. I lavoratori sono preoccupati per il posto di lavoro

Nella situazione presente, nessun posto di lavoro è a rischio, la situazione occupazionale attuale non verrebbe per nulla influenzata da un eventuale diniego all’ampliamento: sostenere il contrario sarebbe solo strumentale.

  1. I rischi ambientali sono minimi 

Parliamo di uno stabilimento classificato “ad alto rischio di incidente rilevante” realizzato all’interno dell’area di rispetto di un corso d’acqua ad alto rischio di esondazione, come si può parlare di bassi rischi ambientali?  

  1. Nella Sua comunicazione, inoltre, sembrano essere secondari gli aspetti etici e politici legati alla produzione di armamenti  

Il mondo si trova sul limite del baratro della guerra totale e siamo tutti chiamati ad impedire con ogni mezzo che questo accada. Ognuno dalla posizione in cui trova e per quanto gli compete, ma le Istituzioni hanno un ruolo cruciale. L’eventuale ampliamento porterà a triplicare la produzione delle micidiali bombe per aereo della serie MK, un vanto della RWM, e ad aumentare vertiginosamente la produzione di droni killer di brevetto israeliano, gli stessi utilizzati in molti teatri di guerra, a guida autonoma e con licenza di uccidere in base ad algoritmi ed intelligenze artificiali. Ha senso che tutto questo, oltre che motivo d’orgoglio per RWM, diventi una riga di troppo nel Suo curriculum vitae, dato che Lei ha mostrato in diverse circostanze una sensibilità spiccata nei confronti della pace? Nel qui ed ora potrebbe essere avviato un nuovo processo in Sardegna, un progetto che la possa far diventare un ponte di pace nel Mediterraneo, un luogo di coraggio e di reazione alla guerra.

Piazzale deposito realizzato in area a rischio idrogeologico


La normativa assegna la decisione finale alla Giunta, proprio per una verifica della completezza delle istruttorie e della correttezza dei pareri raggiunti. Non c'è alcun obbligo di allinearsi ai pareri espressi dagli uffici, casomai il contrario. 

Esortiamo quindi ciascun membro della Giunta e lei stessa a non utilizzare i pareri degli uffici come schermo, ma ad assumersi la responsabilità politica della decisione finale, legittimamente e sulla base di quanto emerso sino ad ora. La esortiamo, Presidente, a non farsi intimorire dalle pressioni governative e dalle vane minacce di commissariamento o di ricorsi, e di deliberare in tutta legittimità un parere negativo e ben motivato contro l'ampliamento della RWM. E, se non dovesse riuscire da sola, investa allora di questa grande responsabilità il Consiglio Regionale tutto, affinché ogni singolo consigliere rappresenti con chiarezza e senza filtri la propria posizione di fronte ai sardi sulla questione specifica, ma anche sul più ampio tema di consegnare la Sardegna ad un utilizzo bellico generalizzato: vogliamo essere la Terra che prepara le guerre di tutto il mondo, presenti o future o quella che sa dare una storica sterzata verso la pace?  Se ci si esprime contro il genocidio palestinese con una mozione del Consiglio Regionale per il cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina, sarebbe possibile per esempio esprimere anche un giudizio politico di contrarietà alla presenza di questa società in terra sarda e porre in essere ogni azione utile a impedire la realizzazione di materiale bellico e il traffico sul nostro territorio e attraverso i nostri porti.

Ribadiamo che per quanto ci riguarda siamo pronti a difendere le ragioni del diniego all’ampliamento anche nei tribunali, e le violazioni sono talmente evidenti che, come già sottolineato, il giudizio non potrebbe che confermare il parere negativo della Regione Sardegna. Sarebbe oltretutto un sollievo vedere i legali della Regione, per una volta, schierati a favore dell'ambiente, della salute e della sicurezza dei sardi, aspetti che avrebbero ripercussioni sul mondo intero.

Se invece, come purtroppo si prospetta, la Regione dovesse approvare l'ampliamento RWM, saranno le organizzazioni da sempre impegnate, ancora una volta, a dover presentare ricorso al TAR contro una scelta inaccettabile oltre che errata.

Un’eventuale decisione positiva, lo ripetiamo, consentirebbe infatti di ampliare il business di una fabbrica che produce ordigni di tutti i tipi, persino Droni Killer israeliani, che esporta poi verso paesi impegnati nelle guerre in corso, come l'Arabia Saudita, l'Ucraina, la Turchia.

Presidente Todde, la pace è la più grande opera di prevenzione delle catastrofi climatiche e della perdita del senso di umanità, Le chiediamo di spendersi in questa direzione. Ci troverà al suo fianco. C’è ancora un po’ di tempo, ci ripensi, non tradisca i suoi principi e quelli di chi ci ha creduto dandole il voto, ma anche di chi, pur non avendola votata, è pronto a sostenere con lei questa causa.

Cagliari 7 dicembre 2025

firmato

Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Comitato Riconversione RWM, WarFree – Lìberu dae sa gherra, COBAS Cagliari, Cagliari Social Forum, Partito Comunista Italiano Sardegna, Su Entu Nostu, Le Radici del Sindacato CGIL Sardegna, Rete Iside, Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda, Assemblea Permanente Villacidro, Madri contro la Repressione, Donne Ambiente Sardegna, Sardegna Pulita, Movimento Nonviolento Sardegna, Potere al Popolo Sardegna, Arci Sardegna, Associazione Amicizia Sardegna Palestina, Federazione Giovanile Comunista Italiana Sardegna, Collettivo Malarittas, Comitato provinciale ANPI Cagliari, ANPI Sud Sardegna, ANPI Cagliari, MOS - Movimento Omosessuale Sardo, Earth Gardeners, Amici della bicicletta, Rete Radié Resch, 

  

Bombe in partenza dall'aeroporto di Cagliari

Firma la petizione online

https://www.change.org/p/caso-rwm-lettera-aperta-alla-presidente-todde


La petizione ha ricevuto 1.827 sottoscrizioni  - 11/12/2025

sull''''''  argomento

Italia Che Cambia intervista Massimo Coraddu, consulente tecnicoVerso il sì della Regione: proteste e silenzi nell'isola 


L '''Indipendente -  La Sardegna verso il via libera alla fabbrica di bombe: i pacifisti si mobilitano

Il Manifesto -  Ingrandire la fabbrica di bombe in Sardegna? Todde verso il sì 

La bottega del Barbieri - RWM: via le bombe o sì alla VIA?

Italia Che Cambia - Sardegna, via libera alle bombe. Rwm verso il sì della Regione e i movimenti insorgono

La Nuova Sardegna - RWM, la Regione verso l'OK all'''' ampliamento della fabbrica di bombe

Democrazia oggi - RWM: la Presidente Todde ha il dovere politico e giuridico di dire NO

Amò Noas - Caso RWM: "I pareri tecnici non diventino alibi politici". Le associazioni chiedono un no all'ampliamento

Presenza - Regione Sardegna, da che parte stai? Corteo contro l'ampliamento della RWM

Pressenza - La Presidente Todde ha già scelto: si piegherà allo stato italiano e all'RWM

You Tg.net - "Tutti davanti ai cancelli della fabbrica delle bombe": la protesa che esplode, le parole di Todde e i malumori sulla RWM

You TG.net - "Ecco a Villacidro i tubi della fabbrica RWM". Comitati e associazioni scrivono a Todde

Faro di Roma -Armi, bugie e territorio violato: la battaglia civile contro la RWM in Sardegna

Cagliari Today - Ampliamento Rwm, scontato il sì della regione: ambientalisti pronti alla rivolta

Il Manifesto sardo - RWM: i pareri tecnici non devono diventare alibi per le scelte politiche

Il Manifesto sardo - RWM: Sinistra Italiana Sardegnacontro l'ampliamento della fabbrica di bombe

La Provincia Sulcis Iglesiente - La segreteria federa PCI chiede alla presidente Todde lo stop alla RWM

Radio Blackout - La Regione Sardegna apre all'ampliamento della fabbrica di bombe della RWM

Alghero live.it - Caso RWM: i pareri tecnici non devono diventare alibi per le scelte politiche

Cagliari online - A Villacidro migliaia di tubi in acciaio per la RWM: la protesta dei comitati






Il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2025








lunedì 1 dicembre 2025

Quando la stampa entra in guerra contro l'informazione

Un articolo di propaganda sul riarmo europeo a firma di Gianluca Di Feo sul quotidiano la Repubblica del 22 novembre scorso ha denunciato i ritardi nel rilascio dell’autorizzazione ambientale alla fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias-Musei nel quale si producono esplosivi e ordigni bellici per alimentare le guerre in corso. Tema ripreso dallo stesso giornalista stamattina (1 dicembre 2025) nel corso della trasmissione di La 7 “L’Aria Che Tira”. 

Il pezzo, assieme all’intervento in TV, rappresenta un plastico esempio di informazione manipolata o di "informazione orientata" o "embedded", una precisa politica editoriale orientata verso il riarmo europeo.

Questo il testo della lettera inviata la settimana scorsa alla redazione di Repubblica sperando in una qualche rettifica che probabilmente non ci sarà! 

Gentile Direttore

Lo scorso 22 novembre il suo quotidiano ha pubblicato un articolo a firma Gianluca Di Feo nelle pagine Impresa e Lavoro dal titolo Il paradosso del riarmo italiano. La fabbrica di bombe che divide la Sardegna nel quale si accusano Governo Regionale e Associazioni di voler bloccare il “riarmo italiano”. 

Vorremmo segnalare alcune inesattezze presenti nell’articolo in virtù del fatto che la nostra associazione, Italia Nostra Sardegna, sta seguendo le vicende dello strano e inusuale ampliamento della fabbrica di esplosivi, bombe e ordigni bellici della RWM Italia di Domusnovas-Iglesias-Musei dal 2017. Da quando l’azienda ha richiesto le prime autorizzazioni finalizzate a realizzare un nuovo e più produttivo stabilimento prospiciente quello attualmente in produzione.

Il progetto di ampliare lo stabilimento è apparso da subito problematico, a causa delle caratteristiche urbanistiche e ambientali dell’area in cui lo si voleva realizzare. Una vallata stretta tra versanti ripidi e franosi, anche a causa di precedenti coltivazioni minerarie mai messe in sicurezza; l’area è caratterizzata da vegetazione boschiva; ed è attraversata da un fiume ad elevato rischio di esondazione, il Rio Figu, che attraversa lo stabilimento. Si tratta di un’area interessata da numerosi vincoli paesaggistici e ambientali a causa del rischio di natura idrogeologica, della presenza dei fiumi e del bosco, e si trova inoltre a poche centinaia di metri dalla zona naturalistica protetta del Monte Linas-Marganai (ZSC ITB041111). 

Per questo ampliamento non è mai stato presentato nessun progetto, nessun piano industriale, nessuna relazione tecnica, nessun piano di lottizzazione dell’area. Semplici e singole richieste edilizie presentate al SUAPE del comune di Iglesias per costruire edifici piccoli e grandi, per manufatti, per movimentazione terra, per infrastrutture, per reti e cabine elettriche, per magazzini e depositi, per pozzi etc... 

Almeno 95 diverse pratiche edilizie sono state presentate dall’azienda tra il 2016 e il 2021, autorizzazioni separate e scorrellate che nel giro di alcuni anni hanno trasformato un’area boschiva arricchita da corsi d’acqua, laghetti e rimboschimenti artificiali in una landa industriale, che ha interrotto e tombato diversi rii edificandovi numerosi manufatti, trasformando e alterando il reticolo idrogeologico di ad elevato rischio idrogeologico. 


Cerano le licenze edilizie, non la Valutazione d'impatto Ambientale VIA: perche già concessa all'industria per il primo impianto” riporta erroneamente l’articolo del suo giornale, capita di riportare notizie e fatti non rispondenti al vero quando si attinge l’informazione da un unica interessata fonte. Il vero paradosso è proprio quello: la più “grande fucina europea di bombe d’areo di ogni formato” e tra le più grosse fabbriche di produzione di esplosivo di varia natura attualmente in produzione non è mai stata assoggettata a Valutazione di Impatto Ambientale nonostante sia un obbligo per le fabbriche che producono esplosivi, e quella attualmente in corso interessa solamente due nuovi reparti e il nuovo campo prove. 

D’altronde già nel 2019, lo stesso staff di tecnici regionali e con loro l’intera Giunta Regionale ha creduto, o voluto credere, che quella fabbrica non producesse esplosivi, nonostante le evidenze e le numerose licenze rilasciate a quell’azienda dal ministero dell’Interno per la produzione di esplosivi di varia natura. 

Insomma, un nuovo impianto industriale realizzato attraverso singole autorizzazioni che pretende di entrare in produzione nonostante le numerose criticità di natura tecnico-amministrativa sollevate da Associazioni, Sindacati e Comitati davanti ai diversi gradi della giustizia amministrativa che ne ha riconosciuto le ragioni e che ha imposto di assoggettare l’ampliamento ad una Valutazione di Impatto Ambientale ex post rinnovando il procedimento autorizzatorio “ab imis”.

Procedura scambiata dalla RWM come una sorta di sanatoria dovuta, e non invece come una verifica per valutare gli impatti sull'ecosistema, il paesaggio, il suolo e il reticolo idrogeologico. Si ricorda che scopo della VIA è autorizzare un'opera solo se gli impatti sono accettabili o mitigabili. Utilizzarla per "sanare" un impianto già ritenuto incompatibile stravolge la sua funzione e la riduce a un mero adempimento burocratico. Alla luce della documentazione prodotta nei tre anni di durata dell’istruttoria il risultato è a tutti gli effetti negativo: quell’impianto è incompatibile in quell’area per numerosi e insanabili motivi.

Gli stessi uffici regionali che hanno istruito la pratica ammettono implicitamente l'inadeguatezza della procedura, infatti hanno proposto tra le numerose misure di mitigazione e le tante prescrizioni anche quella di sottoporre l’impianto a successivi interventi strutturali di gestione del rischio idrogeologico, ilcui progetto dovrebbe comunque essere presentato ad assoggettabilità a VIA. Una bizzarra prescrizione che prevede di sanare l’impianto autorizzato abusivamente rimandando il tutto ad una successiva Valutazione di Impatto Ambientale!!! In pratica, si sta autorizzando qualcosa di incompleto e potenzialmente pericoloso, rimandando la soluzione dei problemi più gravi a un momento successivo. È come certificare che un'auto senza freni e senza fari ha superato la revisione, a condizione che freni e fari vengano installati e collaudati in futuro.

Vista area di una parte dello stabilimento

Tra le numerose criticità che rendono insanabile l’ampliamento dello stabilimento ne ricordiamo solo alcune:

  1. Carenza Procedurale e Progettuale:

    • Mancanza di un progetto unitario: Non è mai stato presentato un piano industriale complessivo.

    • Mancanza di una Valutazione Cumulativa: Non è stato valutato l'impatto ambientale e paesaggistico totale del progetto, considerando tutti gli interventi nel loro insieme.

  1. Incompatibilità Ambientale e Paesaggistica:

    • Area Protetta: Lo stabilimento è incompatibile con la Zona Speciale di Conservazione (ZSC) "Monte Linas – Marganai", un'area naturalistica protetta dalla rete europea Natura 2000.

    • Piano Paesaggistico Regionale: Il progetto viola le prescrizioni del piano che tutela il paesaggio della Sardegna.

  1. Rischio Idrogeologico:

    • Area a Rischio Elevato: Parte delle opere sono state realizzate in un'area classificata a "rischio idrogeologico molto elevato" a causa della presenza del Rio Figu (o Rio Gutturu Mannu).

  1. Irregolarità Procedurale:

    • Proseguimento attività nelle more della VIA "ex-post": I lavori di modifica e ampliamento sono proseguiti mentre la procedura di VIA era in corso.

Sono queste le ragioni per cui la Regione Sardegna dovrebbe esprimere un giudizio negativo sulla Valutazione di Impatto Ambientale ex-post richiesta da RWM Italia S.p.A.. Infatti se l'impianto è così incompatibile da richiedere interventi strutturali massicci (tra l’altro ancora da progettare e valutare) per gestire il rischio, allora l'unica decisione coerente con il principio di precauzione e con lo spirito della legge sulla VIA deve essere il diniego dell'autorizzazione.

In conclusione, aldilà del nostro parere in merito al riarmo europeo, questa vicenda non presenta alcun paradosso rispetto alle non condivisibili decisioni della “Commissione di Bruxelles che sprona a costruire in fretta altre industrie belliche, offrendo finanziamenti miliardari e regole semplificate”, ma vuole soltanto ricordare che la Sardegna è un’isola europea dotata di una propria legislazione che deve essere rispettata anche dalle multinazionali che producono armi, così come qualsiasi attività ed opera deve essere realizzata conformemente alle Direttive Europee e alla normativa italiana in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica.

Norme che in questa vicenda sono state ripetutamente violate e non casualmente, ma attraverso una strategia deliberata. Una strategia basata sulla presunzione che in un contesto economico fragile (una provincia tra le più povere d'Europa) si possano "aggirare" ed eludere le regole patrocinando la sagra paesana, sostenendo le società sportive, concedendo contributi al Comune da elargire ai meno abbienti e assumere qualche politico locale. 

Una serie di azioni di facciata che denotano un approccio arrogante, che considera le regole locali, nazionali ed europee come ostacoli superabili grazie alla propria influenza economica.

Piazzale realizzato in area ad elevato rischio idrogeologico

Sull’informazione apertamente schierata dell’articolo di la Repubblica riportiamo anche il post del gionalista RAI Nico Piro scritto per Facebook lo scorso 23 novembre:

Nella ormai fissa sezione “Armi e Ardimento” della fu @repubblica un magistrale esempio di propaganda del PUB e della fascinazione di certo giornalismo per stellette e bombe.

L’articolo difende (poveri miliardari! qualcuno dovrà pur aiutarli) la fabbrica della morte Come in molti chiamano la RWM in Sardegna . 

É la stessa “sezione” del giornale che verrà ricordata per il magnifico pezzo su “compra un jet, ti regaliamo l’addestramento in un posto di vacanza dove dopo un volo di finto bombardamento puoi fare jogging al Poetto”. Altro che le gite in bus con le pentole in omaggio!

L’articolo difende l’ennesimo gravame sulla regione con la più alta percentuale di servitù militari d’Europa (65% del territorio, 35mila ettari) mal tollerate dai sardi mica perché invadono e inquinano un paradiso! Giammai! Sarebbe una posizione troppo razionale per il popolo sardo! Nel pezzo - dove l’enormità delle servitù non viene nemmeno citata - si dà la colpa ad mix di pacifismo, ambientalismo e indipendetismo (manco fosse il donbass!). Insomma tutti sentimenti da rammolliti per bacco! Ideologismi che cozzano con il buon senso dell’impresa bellica… si desume.



Il tutto senza minimamente notare che il culto della guerra é l’ideologia dominante del post-2022

Poi si parla del cattivone Conte che bloccó l’export di bombe in Yemen…dimenticando di dire che quelle bombe facevano a pezzi civili in Yemen grazie agli intoccabili sauditi) e che il danno d’immagine per la Sardegna fu mondiale.

E che sarà mai se oggi si producono droni con licenza di Israele, quel Paese contro cui si invocano sanzioni per non essere economicamente e moralmente complici del genocidio di Gaza.

Tutto secondo la legge - sottolinea l’articolo…Fermo restano che la legge sull’export di armi parla di divieto esportazione verso Paesi che violano i diritti umani e sono in guerra. 

Arabia Saudita tipo?

Signora mia la CGIL si oppone alla trasformazione del Sulcis in un posto dove o produci mezzi di morte o muori di fame

Disfattisti!!! Nemici del buon senso bellicista, 

Un pezzo che dà spazio solo alle ragioni e alle richieste dell’azienda ma non a chi vi si oppone: un arcipelago di associazioni che va dall’estrema sinistra al movimento dei focolari che non si limita ad opporsi ma produce studi e pratiche di “war free” cioè di quella riconversione economica promessa oltre vent’anni fa, all’ultimo atto della crisi mineraria che lasció questo territorio in povertà e depressione. Riconversione mai arrivata salvo che per la vecchia fabbrica di mine da cava, l’RWM di oggi.

Quindi non si spiega nel pezzo che qui più che altrove il ricatto dignità lavoro si amplifica perché un territorio che non é stato bonificato né riqualificato (sulle spiagge bellissime ci sono i cartelli che invitano a lavarsi dopo aver calpestato la sabbia e le strade sono fiancheggiate da muraglioni di fanghi rossi, scarti d’estrazione) ed oggi é tra le più povere e depresse d’Italia.

La discarica di Iglesias

Il Sulcis Iglesiente é la preda perfetta per gli appetiti di chi, non contento delle servitù militari, vuole aggravare la dipendenza della Sardegna da roba che nessun altro vuole, da impianti e attività pericolose. 

Il pezzo parla di burocrazia. Ah signora mia! Saremmo mica in un SIC e un SIN? A rischio idrogeologico Ri4? Nel pezzo non c’é scritto ma é così. Vuoi vedere che i comitati tutto sommato qualche ragione ce l’hanno e non sono solo obnubilati dal pacifismo ambientalista? In un’area già compromessa dai veleni? 

L’articolo parla poi degli occupati ma manca un dato fondamentale.

Se si guarda all’ultima relazione di bilancio si possono separare i dati tra i due stabilimenti di Ghedi (brescia) e Domusnovas, qui i lavoratori restano 102 (2023=24) aumentando gli interinali da 254 a 327.

Insomma una super ricaduta occupazionale a pur fronte di +94% di fatturato!!!

Senza considerare che nell’area la popolazione attiva è di 20,200 unità su 120.000 abitanti. In pratica le bombe incidono per il 2% dell’occupazione. Impatto clamoroso! Irrinunciabile!!!

Magistrale la chiusura dell’articolessa: Nel resto d'Europa il clima è molto diverso. Il vento di guerra sta abbattendo molti paletti etici, perché c'è la consapevolezza di una minaccia per il futuro della democrazia.

Tirando le somme: per la guerra giusta ci vogliono pratiche ingiuste cioé senza paletti etici. Chiaro? Zitti e ubbidire!

Inoltre Rwm difende la democrazia. E io che pensavo che per difenderla si dovesse aumentare la partecipazione alle urne, garantire la dignità e la salute dei cittadini, aumentarne il grado d’istruzione.

E invece bastava far arricchire i bombaroli! Semplice!

C’é peró una buona notizia implicita: la mobilitazione dello scorsa fine settimana a Iglesias “Segnali” (ci ho partecipato anch’io come autore di maledetti pacifisti e se vuoi la pace conosci la guerra) ha evidentemente colpito nel segno vista la cronologia della pubblicazione. Il pezzo non parla nemmeno di questo, negando così l’identità e il lavoro svolto da questo movimento di base. Meglio restare generici così é più facile non capirne le ragioni. No?

Ma tranquilli l’azienda é ragionevole - ci rassicura l’articolista: non vuole lo scontro! 

A proposito di democrazia e di imprese strategiche per la sicurezza nazionale, di quali nazioni si parla? Mica dell’Italia visto che le commesse sono all’80% estere? Giusto? Solo 15% Italia…A proposito di democrazia

Per me in Sulcis Iglesiente davvero si gioca il futuro della democrazia perché non c’é democrazia se la povertà ti spinge a dimenticare la morale

non c’é democrazia dove non hai scelta: o produci morte o perdi la possibilità di vivere

OK ?

Il titolo del quotidiano la Repubblica



Manifestazione dello scorso novembre

sull'argomento

Movimento dei Focolari, Veneto - Riarmo e deterrenza sul caso Rwm