Mentre apprendiamo che le dichiarazioni del Presidente Solinas sullo Stop agli incrementi nel "miserevole limite dei 300 metri"* erano soltanto uno scherzo di cattivo gusto, visto che anche queste aree saranno destinata al saccheggio libero come il resto del territorio sardo, pubblichiamo il contributo della Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna sull'attualissimo tema del Piano Casa
Il 28 dicembre il Consiglio Regionale della Sardegna ha avviato la discussione sul Piano Casa proposto dalla Giunta Solinas e, nonostante possa sembrare l’ennesimo tentativo di scardinare le tutele sulla fascia costiera, stavolta il partito del cemento sembra aver oltrepassato ogni limite della decenza.
Il provvedimento giunge in aula accompagnato da forti polemiche per i numerosi profili di illegittimità, così evidenti da costringere il Presidente Solinas a emendare il testo nel vano tentativo di rassicurare l’opinione pubblica e ammansire l’opposizione in Consiglio Regionale; contestualmente l’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna rilascia dichiarazioni di altro tenore, che manifestano la volontà di approvare il provvedimento a qualunque costo, come in un gioco dei ruoli del tipo: agente buono/agente cattivo”.
Il fatto è che questa proposta di legge è scritta in maniera volutamente ambigua e lacunosa, con l’obiettivo di consentire la più ampia discrezionalità nell’applicazione delle numerose deroghe.
La Giunta Regionale pare non interessarsi affatto del rischio manifesto di impugnazione e annullamento del provvedimento: l’importante è l’apertura dei vincoli normativi per consentire ai più furbi e lesti di operare prima del ripristino della norma; con buona pace della certezza del diritto e delle norme cui si appella confusamente il Presidente Solinas nel sostenere una proposta di legge impresentabile.
In quest’ottica s’inquadra la concessione ridicola dello stop agli incrementi volumetrici nella fascia di massima tutela dei 300 metri, dove comunque è localizzata la minoranza degli insediamenti che si intendono premiare, per riuscire invece a scardinare le tutele del Piano Paesaggistico Regionale sulla fascia costiera, che si estende ben oltre il limite dei 300 metri.
La proposta di legge è in molte parti contraddittoria ai limiti del tragico: come giudicare, altrimenti, il via libera alla ri- conversione dei seminterrati in alloggi abitabili, per il quale Solinas si affanna a precisare che sarà valido solo nelle zone non a rischio, dimenticando che, fino al giorno prima dell'ultima tragica alluvione, anche l’abitato di Bitti non era a rischio, poiché sprovvisto del PAI di dettaglio per il rischio inondazione?
Un moto di censura va rivolto anche alle costruzioni in agro sul lotto minimo di 1ha, in contrasto con gli sforzi per dare una risposta alla crisi economica valorizzando i comparti di eccellenza con le produzioni locali: la maggioranza sardo-leghista, per legittimare le edificazioni in agro, opera capziosi distinguo fra agro costiero e agro dell’interno, ignorando colpevolmente che gli speculatori dell’agro non inciampano in tali sottigliezze; si veda in proposito l’assalto alle campagne da parte dell’eolico e del fotovoltaico selvaggi.
In linea generale l’intero articolato é disseminato di tentativi di sovvertire il delicato equilibrio fra volumetrie e standard urbanistici, come pure il rapporto gerarchico fra norma urbanistica e leggi sovraordinate che attengono alla sicurezza delle comunità; l’articolo 12, ad esempio, nel quale un turbine di deroghe consente trasferimenti indiscriminati di volumetrie nei comparti urbanistici, normalmente da sottoporre a piano attuativo, restituisce pienamente tale livello di confusione.
Infine, tale scempio del diritto non risparmia neppure la semantica: nel provvedimento pomposamente chiamato Piano Casa non vi è, infatti, traccia alcuna di disposizioni tese a migliorare gli aspetti concernenti la qualità̀ dell’abitare, e, soprattutto, il diritto a un alloggio dignitoso da parte delle migliaia di famiglie sarde che ancora non dispongono di un tetto.
Questo è ciò che produce una politica miope e vetusta, asservita da sempre a pochi arroganti poteri economici; la Sardegna non necessita di leggi simili, approvate a tappe forzate in spregio a qualsiasi moto di buonsenso politico e competenza.
Occorre ben altro che questo triste e raffazzonato Piano Casa, inutile a risollevare le sorti dell’edilizia e dell’economia turistica come altri precedenti piani, epigono di ricette vecchie e inopportune, come lo è la visione politica che lo ha generato.
La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna
* Definizione attribuita alla fascia dei 300 metri dalla battigia da Edoardo Salzano
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