giovedì 28 giugno 2018

A Bitti il Liceo Michelangelo Pira non si tocca!


Non è la promessa aurea aetas per Bitti! E i “sogni”, da spot elettorali, rischiano di mutarsi in incubi per i bittichesi. Prima l’assalto ancora in corso di una multinazionale alle alture di Sa Gomoretta per piantarci  pale eoliche, ora la trovata di spostare  lo storico liceo Michelangelo Pira nei locali del giudice di pace. La necessità di eseguire lavori di adeguamento nell’edificio scolastico, sembra infatti che celi la prospettiva di insediare nei locali della scuola una Residenza sanitaria per anziani. Un triste preludio alla prevedibile sparizione del Liceo. A fugare visioni oniriche e ad indicare una diversa sophia per il futuro della Comunità sovvengono con diuturne cure Antonietta e Maurizia Farre, note docenti ormai a riposo del centro barbaricino. In una lettera inviata al Palazzo Tiberino (che di seguito si riporta), Antonietta Farre espone con lucida fermezza l’opposizione ai propositi di trasferimento della sede scolastica, evidenziando come, dall’apparente razionalità del progetto di rifunzionalizzare spazi educativi, emergano i segni di una tacita volontà di marginalizzazione culturale delle comunità periferiche. I simboli sono portatori di significati che la prassi ignora ed i luoghi sono catalizzatori di simboli! Alcuni di essi hanno il potere di conservare le anime di coloro che li hanno amati. Sottrarre a sorgenti generazioni spazi da tempo agiti per conferirli a declinanti senescenze significa negare ad esse la Speranza.  Spopolamento e denatalità non possono essere ragioni che giustifichino la sterilizzazione di interi territori. “Resistere” alla sistematica sottrazione delle funzioni pubbliche (scuole, ospedali, servizi) si pone dunque come imperativo etico per quelle Comunità dei centri interni, che intendono opporsi all’annichilimento di storie millenarie. Quello delle sorelle Farre è un esempio del come si pratichi sul campo un’inesausta pedagogia sociale, del perché non sia più derogabile da parte del corpo docente l’impegno ad un’educazione olistica, non solo da infondersi ex catedra, ma anche quando da questa discesi, perché non si cessa mai di essere magistri animae per le generazioni in divenire. (Mauro Gargiulo)


Egregio Senatore Marilotti
Lo studio e l’istruzione hanno avuto da sempre ed hanno tuttora un’importanza fondamentale per noi bittesi. Direi che il  “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” di dantesca memoria, ha esercitato in noi, da tempo remoto, un grande fascino e un’attrattiva straordinaria, ed entrare a far parte “de sos istudiatos”, qui a Bitti significava e significa compiere un balzo notevolissimo, che colloca la persona in una categoria privilegiata, dal valore indiscusso e di prestigio e che, ipso facto, annulla ogni differenza di classe o di tipo economico, in una società in cui questi aspetti pure contano.
Pur di far conseguire il titolo di studio, soprattutto la laurea, in famiglia “si pikaiata a su connotu” (si vendeva il patrimonio) e, se non si avevano beni immobili, piccoli o grandi, si era disposti ad “annare a petire” (indebitarsi). La persona istruita era colui che aveva “abertu su libru”. Questi valori, un tempo fortissimi e dominanti nella società bittese, pur avendo perso un po’ di smalto, perché intaccati dai disvalori di una società debole e in crisi, sono tuttavia ancora molto vivi, si può dire intatti.
In questo contesto, il Liceo M. Pira, sorto negli anni sessanta, ha svolto un ruolo fondamentale: è stato il trampolino di lancio per una schiera di giovani di Bitti e del circondario (Orune, Lula, Onanì, Mamone) che, conseguita la maturità, continuavano gli studi nelle Università dell’isola e della penisola, laureandosi brillantemente nelle varie facoltà. Moltissimi sono, oggi affermati professionisti, ricercatori. Alcuni alunni del Liceo sono diventati scienziati: citiamo soltanto il compianto Bachisio Dore, di Bitti, mio alunno, ingegnere nucleare di fama internazionale. Prima degli anni sessanta, le famiglie affrontavano spese enormi perché, per poter studiare, dopo la terza media, ancora adolescenti, si andava a Nuoro, a Sassari, a Cagliari, a Lanusei ecc., da cui si rientrava tre volte l’anno. 
Ora, in questi ultimi anni, si è registrato un lento declino nel paese in generale: vari tipi di crisi, che d’altronde, hanno colpito tutte le comunità dell’interno, insieme al fenomeno dello spopolamento, si sono ripercosse anche sull’istituzione scuola e sul Liceo. Arriviamo a questi giorni: quest’anno ci sono state solo tre classi, saranno quattro all’anno venturo. L’edificio ha delle parti inagibili: tetto, bagni, palestra, qualche colonna portante, alcune aule devono essere riparate. I lavori di risanamento dovrebbero essere a carico della Provincia, che dichiara di non avere disponibilità economiche. L’amministrazione comunale, interpellata perché trovi una soluzione, ha proposto il trasferimento delle classi nei locali dell’ex giudice di pace. Da poco, è stata fatta una riunione riservata, in cui genitori, alunni e docenti sono stati informati sulla necessità del trasferimento. Se questo fosse temporaneo, si potrebbe anche accettare, ma noi temiamo che questo provvedimento possa significare l’anticamera della chiusura del Liceo. In questi locali non c’è una palestra, non una biblioteca, non uno spazio per la ricreazione, non aule speciali (solo una).
Per via informale, da un tecnico, abbiamo saputo che la superficie da cui dovrebbero essere ricavate le aule non è sufficiente e che la Preside dovrebbe chiedere al Ministero una deroga. Per i lavori di ristrutturazione, la Regione ha stanziato, con il progetto Iscol@, la somma di circa 50mila euro. Fino a questo momento, non abbiamo ottenuto una pubblica assemblea per dibattere la questione, nonostante una richiesta scritta all’Amministrazione, risalente al 2 Maggio, e alcuni articoli sulla stampa. Abbiamo notizie informali e frammentarie. Di “ufficiale” (intervista al sindaco riportata in un giornale locale nel settembre del 2017, affermazioni verbali ai genitori durante l’incontro riservato del 5 giugno), c’è che l’intento dell’Amministrazione è quello di trasformare i locali del Liceo in una RSA, dal momento che la struttura è in gran parte inagibile e che non c’è la possibilità economica a risanarla. Questa notizia, trapelata già dal mese di settembre del 2017, ha determinato un impatto psicologico enorme. Ora, chiediamo a Lei, al Ministro: sostenete la nostra causa, perché non sia inferto un colpo alla nostra dignità e intelligenza. Non si può trasformare un Liceo storico (dove hanno insegnato Bachisio Bandinu e tanti altri docenti di valore, dove hanno studiato bravissimi giovani) in una RSA! Questo sarebbe devastante, come ben ha scritto Lei, per delle comunità già messe in ginocchio dalla crisi economica e sociale e dal dramma dello spopolamento. Se si chiudesse il Liceo, sarebbe per noi sprofondare nel buio dello scoramento. Ci sentiremmo abbandonati dalle Istituzioni e vedremmo vanificati gli sforzi, i sacrifici, l’impegno che noi residenti profondiamo per mantenere vive le nostre comunità in tempi difficili. Come ho detto: noi crediamo nella scuola come fabbrica di futuro. L’educazione dei giovani, la loro formazione, l’infondere loro coraggio, passano per la scuola. Sono pochi, è vero, ma appunto perché sono pochi, li dobbiamo formare bene ed istruirli ancor di più. Nel portare avanti questa causa, non possiamo sentirci così umiliati, disattesi, inascoltati. E poi, perché dobbiamo privarci della speranza che ci sia una ripresa della natalità anche nei nostri paesi? Noi lottiamo con fiducia e coraggio, anche per le famiglie di domani, per i cui figli è bello ritrovarsi nel proprio paese un Istituto superiore da frequentare, anche con offerta formativa diversificata, che arricchisca il corso liceale. 
Utilizzi liberamente quanto le ho rappresentato per la nota da presentare al Ministro. La ringrazio per l’attenzione e La saluto cordialmente, 
 Antonietta Farre


2 commenti:

  1. In merito al problema in questione, appare, anche stavolta, un evidente scollamento tra l'Amministrazione Pubblica e la Comunità. La seconda volta in poco tempo, in quanto anche sulla proposta di creare a Bitti un mega parco eolico, resa pubblica da una multinazionale alla fine del mese di gennaio, i cittadini vennero chiamati a partecipare un Consiglio comunale solo dopo ben 3 mesi … Le valutazioni e le preoccupazioni espresse nell'articolo dal bravissimo Mauro Gargiulo, ci stanno tutte, come anche quelle avanzate, in altrettanti articoli, dalla Prof.ssa Antonietta Farre e dal Senatore Marilotti. Preoccupa l'agire in silenzio delle Amministrazioni Pubbliche come se, invece che un mandato di rappresentanza popolare, queste avessero ricevuto dal Popolo una delega in bianco a gestire tutto il gestibile come meglio credono. Ovviamente si sa che così non è tanto che il Popolo vuole vederci chiaro anche stavolta e fa bene! Perchè ne va della sua stessa vita.

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  2. Concordiamo in pieno sul fatto che le pubbliche amministrazioni non hanno ricevuto nessuna investitura divina e alcuna delega in bianco, sono state semplicemente elette per rappresentare le istanze dei cittadini, e a questi devono rendere conto attraverso una corretta e puntuale informazione coinvolgendoli nelle scelte comunitarie.

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