Le picconate delle Associazioni
ambientaliste e di quella significativa parte della società civile cui sta a cuore Ambiente e Paesaggio Sardo stanno facendo
emergere le tante aberrazioni presenti nel Disegno di legge sul Governo del Territorio
(ddl Erriu) e nel Testo Unico del Turismo.
Nella canicola estiva il PD
sembra transitare dalla veltroniana liquidità a quella fase evaporativa che
precede la dissoluzione materica. La desuetudine
a un dibattito pubblico, sale della democrazia, spinge i rappresentanti
istituzionali a lanciare anatemi ideologici e accuse di lesa maestà, mentre il
consenso di stakholders conniventi non è
argine da tacitare le proteste degli esclusi ad arbitrium regi dal processo partecipativo. E’ invece grazie alla
molteplicità delle posizioni emerse, recepite dai media come da tempo non si vedeva, che vanno evidenziandosi
quelle “polpette avvelenate”, di cui
“menti raffinatissime” hanno disseminato i due testi normativi. Una
capacità levantina di dissimulare mezzi e finalità reali dietro una cortina di
enunciati di buoni propositi, che sembra essere sussurrata ai nostri lidi da un
non lontano Oriente.
Si prenda ad esempio il
controverso contenuto dell’art.15 del T.U. sul Turismo con la sottile
distinzione tra “campeggi “ e “villaggi turistici”, l’inserimento delle
“case mobili” a fianco di tende e
roulotte, l’incremento del limite
percentuale della ricettività, elementi che nel loro insieme suscitano dubbi
sulla reale finalità della norma. A leggere in filigrana è evidente
che da una parte si intende conferire legittimità a manufatti abusivi, definiti
“mobili”, già presenti all’interno di aree destinate a campeggio e dall’altra
avallare la transizione da un modello ricettivo
caratterizzato da effettiva temporaneità
a uno stabile e strutturato. Se ne può avere un’implicita conferma dal mercato in atto e
dalle numerose transazioni tra privati di piazzole e “case mobili”, nonché da lottizzazioni
costituite da scatolari prefabbricati “poggiati al suolo”. Scorrere internet
per credere!
Secondo una consolidata
giurisprudenza (Consiglio di Stato Sez. VI n.419/03, Sez.IV n.2705/08, Sez.V
n.3683/11) il concetto di “costruzione” prescinde dal materiale con cui la si
realizza e nella definizione giuridica di tale termine rientrano tutti quei
“manufatti” che comportano una modifica urbanistica ed edilizia dello stato dei
luoghi, in quanto gli stessi sono destinati a perpetuare la loro funzione nel
tempo (Cass. Sez.III 1994, Cass. pen.1994). Non sono dunque i caratteri di “mobilità” o
“precarietà” (peraltro del tutto presunti se si scorrono i siti pubblicitari e
le immagini satellitari nel tempo) che esonerano tali manufatti e le opere ad
esse associate dal rispetto degli standards urbanistici e dal rilascio dei
titoli autorizzativi (Permesso di costruzione e
Nulla Osta paesaggistico), unitamente alle opere destinate al loro
accoglimento (sistemazione del suolo, rete idrico-fognaria, impiantistica,
opere di sicurezza ecc.). Soprattutto tali opere di costruzione e
urbanizzazione sottostanno, oltre che al regime vincolistico imposto dal PPR
per la fascia costiera, alle disposizioni del TU 380/01 in materia di costruzioni
e lottizzazioni abusive. Aspetti tra l'altro con conseguenti implicazioni
penali evidenziati anche nella richiesta
di ricorso per conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale presentata di
recente dal Soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari,
arch. Fausto Martino.
Se fosse dunque vero, come è stato sostenuto, che si intendeva solo mettere ordine nella
materia (con qualche innocente ritocco alle percentuali sic!), doveva essere
questa del Testo Unico del Turismo l’occasione buona per mettere fine
all’ennesimo assalto a paesaggi ed ambienti costieri tra i più pregevoli e
sensibili. Tanto più che questi condomini en plein air non sono altro che
informi favelas, prive di qualsiasi valore estetico, collocate in posizioni di
pregio spesso a pochi metri dalla battigia.
Con la stessa acribia non ci
stancheremo di puntare l’indice contro il ddl Erriu. L’indiscriminato
incremento volumetrico del 25% per le strutture alberghiere, gli accordi di
programma e di pianificazione, i progetti di particolare rilevanza, le
compensazioni urbanistiche, i trasferimenti di cubature svincolati dai suoli,
costituiscono nel loro insieme un attacco senza precedenti non solo all’intera
fascia costiera (il cui ambito tutelato va ben oltre i 300 mt come ben
evidenziato di recente dal prof. Salzano), ma al territorio sardo nella sua
interezza.
Se davvero il PPR della Sardegna presentava
criticità interpretative sull’uso della deroga (i fatti lungo un arco più che
decennale non sembrano provarlo), si sarebbe dovuto rafforzare l’armatura
normativa per tutelare il territorio e non dilatare le falle, determinando lo
“sbracamento” più totale con la becera pretesa del voler mettere ordine.
Inemendabile dunque questo ddl
Erriu, nonostante le profferte di mediazione dei pontieri di turno, taciti
prima e prodighi dopo di offerte di accordi al ribasso per incassare il
compenso di una non richiesta intermediazione. Perché qui non sono solo in
discussione i metri cubi di cemento (mai quantificati almeno in termini di
ordine di grandezza dall’Assessore) da riversare a piene mani, né i folli
parametri di dimensionamento del fabbisogno edilizio da introdurre nei PUC, che
se applicati trasformerebbero quel poco che resta della cintura rurale a
ridosso degli agglomerati urbani in immensi ambiti a suscettività edificatoria
(altro che contenimento del consumo di suolo!).
Quello che qui è in discussione è
la pietra d’angolo che regge l’edificio della Governance ipotizzata da quel disegno di legge: l’implicito disconoscimento del concetto di
Territorio come Bene Giuridico, la sua negazione di Bene comune, la volontà di
trasformazione dello stesso in un mero
supporto fisico da sottoporre a interessi patrimoniali ed economici in parte
occulti. Quel che è peggio è che la messa in atto di tali principi (questi sì
ideologici) viene attuata attraverso una distorsione dell’utilizzo di quei poteri
normativi che la Comunità degli elettori conferisce alla Regione per la tutela
degli interessi collettivi.
A tale logica non ci siamo mai piegati, né prima, né dopo il
volo del cuculo che da Arcore depositò l’uovo in riva d’Arno.
Mauro Gargiulo - responsabile energia Italia Nostra Sardegna
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