lunedì 25 aprile 2016

Un Giardino della macchia mediterranea nella Laguna di San Teodoro

La sezione di Italia Nostra di Sassari propone l'istituzione di un'area protetta in prossimità della laguna di San Teodoro nell'area di Nuragheddu.
Fenicotteri nella laguna di San teodoro
Il prossimo 29 aprile nella sala ICIMAR di San Teodoro si terrà una conferenza dal titolo “Italia Nostra ha detto si’: un’ Oasi a Nuragheddu” nella quale verrà presentata la proposta.
L’idea volta alla realizzazione di un’Area Protetta in prossimità della Laguna di San Teodoro è stata lanciata per la prima volta dal concittadino Salvatore Brandanu, rappresentante di Italia Nostra ed autore principale della Rivista dell’ICIMAR. Veniva infatti denominata “Giardino della Macchia Mediterranea”. Questa Conferenza, pertanto, viene dedicata da Italia Nostra alla memoria del compianto Socio Prof. Salvatore Brandanu.
Tutta l’Area di prossimità della LAGUNA , e non “stagno”, come erroneamente viene definita la distesa d’acqua salmastra, si presta infatti ad essere costituita in OASI di grande pregio ambientale, nonostante la presenza del nastro d’asfalto della strada statale n. 125 che storicamente l’attraversa. 
Mappa del SIC ITB010011
La Zona sarebbe delimitata, in sostanza, dalla Località Nuragheddu sino al lato ovest della Laguna, mentre i lati nord, sud ed est sono e restano i custodi naturali del Corpo Idrico, che verrebbe comunque ampiamente valorizzato e reso fruibile ai fini del più accorto e sensibile turismo ambientalistico, con opportuni accorgimenti da identificare in sede di Pianificazione e Progettazione definitiva ed esecutiva. Ciò, ovviamente, nel caso di materiale avvio delle procedure.
L’Area Protetta considerata, in pratica, dovrebbe costituire un unico Grande ECOSISTEMA COMPLESSO in unione complementare con l’attigua Area Marina Protetta di Tavolara Capo Coda Cavallo, con la quale, di fatto, si realizzerebbe una correlazione ottimale “MARE-LAGUNA-GIARDINO MEDITERRANEO” di grande effetto e di sicura positiva suggestione.
L’intera Zona a sud di Olbia sino oltre Budoni è annualmente presa di mira da incendi vandalici che insistono, in particolare, sulle colline ad ovest della SS. 125 ed in territorio del Comune di San Teodoro. La creazione di un’ Area Protetta (e quindi vigilata!) potrebbe essere un valido deterrente contro gli assalti dei criminali piromani e degli speculatori che chiaramente li sostengono.
Le Attività che si vorrebbero svolgere nell’istituenda Area Protetta sono tutte ecosostenibili ed ecocompatibili con il SISTEMA NATURALE: piantumazione del Giardino con essenze floristiche mediterranee ed erbe officinali, un Centro di Educazione Ambientale, una piccola foresteria-segreteria per l’accoglienza dei turisti, un percorso-vita per fitness open air, un piccolo laboratorio per il trattamento delle piante officinali, ed altro ancora, ove possibile e coerente con la filosofia progettuale. Il tutto, si suppone, con padiglioni in legno naturale ed amovibili, in totale ed assoluta sintonia con l’ambiente e con l’identità storica e culturale dei luoghi.
Google maps
La Laguna di San Teodoro avrebbe la possibilità di essere valorizzata e resa fruibile al visitatore (solo esternamente, nella fascia perimetrale, ed in appositi camminamenti in legno, in esemplare analogia con lo Stagno di Platamona e con l’Area Protetta di Molentargius) ma rigorosamente rispettata nella sua attuale destinazione economica e produttiva che, peraltro, ne risulterebbe ulteriormente tutelata, assistita e soggetta persino a migliorie conseguenti agli indirizzi di pianificazione e progettazione. 
Nella lunga Costa tra Olbia e Cala Gonone si creerebbe, con l’Area Protetta di San Teodoro, un Polo di attrazione turistico-ambientale di primaria importanza, attivo tutto l’anno e capace di ospitare eventi compatibili con la fisionomia dei luoghi.
La Laguna di San Teodoro è forse la più bella ed affascinante della Sardegna, perché inserita in uno spettacolare contesto terrestre-marino di grande effetto emotivo. Ma purtroppo sembra essere l’unica a non essere segnalata dai mass-media come meta turistica, perché non fruibile facilmente. Lo Stagno di Cabras, lo Stagno di Platamona e la Laguna di Molentargius hanno già usufruito di significativi interventi di valorizzazione e tutela attiva. Perché non ideare, anche per la Laguna di San Teodoro, un appropriato Progetto di Valorizzazione?
L’iniziativa è resa possibile dalla disponibilità e dalla generosità dei proprietari dei terreni della zona di Nuragheddu e dalla volontà degli Amministratori del Comune di San Teodoro, che hanno intravisto, nell’ideazione originaria di Salvatore Brandanu un fattore di sviluppo e di crescita culturale derivante dalla consapevolezza della presenza di un Patrimonio Naturale di valore incalcolabile. L’azione conseguente deve essere necessariamente la Protezione Attiva e non certo l’indifferenza indolente. 
L’Autosostenibilità economica della auspicata ideale gestione sarebbe comprovata da numerose esperienze relative ad analoghe Aree Protette della Sardegna, della Penisola e dell’intero territorio europeo (anche se talvolta sotto diversa denominazione e configurazione: montana, marina, fluviale, lacustre, lagunare, ecc.) laddove attività produttive del tutto ecologiche sono non solo compatibili con l’ambiente ospitante ma assumono veste di tutela e salvaguardia dal vandalismo e dall’incuria.
La Pianificazione e la Progettazione Finale degli assetti determinanti, secondo Italia Nostra, non può che essere affidata, per l’indirizzo preliminare, alle competenti Strutture dell’Università degli Studi, quale Organismo super partes, capace di interpretare al meglio non solo gli intendimenti reali della comunità circa l’impiego produttivo del proprio patrimonio ambientale ma anche le metodologie di configurazione e di conseguente governo dell’istituenda Area Protetta, nel rispetto delle legittime aspettative pubbliche. In ogni caso sarà l’Amministrazione Comunale, di concerto con l’ Amministrazione Regionale, ad effettuare tutte le scelte ritenute utili ed opportune, pur tenendo conto delle risultanze di questa Conferenza.  Premessa fondamentale sia per gli aspetti progettuali che per quelli relativi alle risorse finanziarie è l’attuazione delle previsioni programmatiche del D.S.U. (Documento Strategico Unitario per la Programmazione dei Fondi Comunitari 2014-2020) del 31.08 .2013 della Regione Sarda approvato con Delibera GR n.37/05 del 12.09.2013 e con particolare riferimento all’Obiettivo Tematico n.6 (- prioritario-) “ Tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse” specie per quanto concerne le Azioni 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 
Vista aerea della laguna e della spiaggia de La Cinta
La Conferenza si dovrà concludere, ovviamente, con l’approvazione di un documento da sottoporre all’attenzione della Giunta e del Consiglio Comunale per le valutazioni inerenti e conseguenti, ivi incluse quelle relative alla formulazione di precise e coerenti richieste all’Amministrazione Regionale.


giovedì 21 aprile 2016

La disinformazione di Report: uno spot al servizio della speculazione delle rinnovabili


Domenica 17 aprile abbiamo visto una puntata di Report che ci ha sorpreso per le inesattezze, le mezze verità e le tante falsità presenti nel programma. La Gabanelli ha affrontato con tanta leggerezza e disinformazione un tema importante che riguarda il futuro della nostra terra e quello di tanti coltivatori, agricoltori e pastori.
Report ha usato come fonte di informazione le tesi interessate dell'imprenditore che tenta da anni di occupare ed espropriare centinaia di ettari di fertili terreni agricoli per installarvi impianti industriali. Oltre 500 Ha saranno occupati da una colata di cemento, acciaio e migliaia di specchi. 
Anzichè dialogare con i pastori e gli agricoltori che verrebbero espropriati della propria terra (si tratta di un vero e proprio land grabbing, come afferma il pedologo prof. Sergio Vacca) ha scelto di intervistare un latifondista pronto a cedere la propria terra per arricchirsi grazie a una operazione speculativa senza precedenti per la Sardegna. 
Anzichè informare sul fatto che la Regione Sardegna è stata esautorata delle sue competenze con un artifizio tecnico - aveva semplicemente chiesto che i progetti venissero sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale - il programma televisivo ha irriso al fatto che i sardi si lasciano sfuggire un'occasione d'oro per il loro "sviluppo", grazie a qualche comitatino che si mette di traverso.
Insomma un vero e proprio spot a favore della Energogreen ltd e del gruppo Angelantoni.
La cosa più grave è che avendo saputo della trasmissione Italia Nostra e diversi comitati avevano informato per tempo la redazione di Report chiedendo di essere ascoltati e di ascoltare le ragioni dei Comitati, delle Amministrazioni locali e dei cittadini (qui sotto pubblichiamo integralmente la lettera del 12 aprile inviata da Italia Nostra Sardegna).

Area interessata dall'impianto di Gonnosfanadiga
confrontare l'area occupata dagli abitati di Guspini, di Gonnosfanadiga e di Arbus




Insomma, domenica 17 aprile abbiamo visto la peggior Gabanelli della storia di Report.
In attesa di un suo ravvedimento è nella speranza che su questo argomento venga data voce anche a quanti si battono per un uso sostenibile del suolo agrario, continueremo a sottoscrivere gli appelli perché Report non venga oscurato.





         
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Oggetto: prossima puntata di Report sulle Centrali Termodinamiche Solari

Si è avuto modo di apprendere dai Media che domenica 17 aprile è in programmazione una puntata di Report, nel corso della quale si parlerà delle Centrali termodinamiche solari (di seguito CSP) in Sardegna. 

In merito si ritiene opportuno segnalare quanto segue.
In Sardegna sono stati predisposti progetti per la realizzazione di 5 megaimpianti CSP. Due di essi in particolare si trovano in una fase avanzata della procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA), prevista dal Codice dell’Ambiente (L 152/06), e più precisamente in attesa del parere finale della CTVIA presso il Ministero dell’Ambiente.
Si tratta delle Centrali Termodinamiche solari, ciascuna della potenza di 55MWe, da realizzarsi  nei Comuni di Villasor (denominata “Flumini Mannu Ltd”) e Gonnosfanadiga (denominata Gonnosfanadiga Ltd),  località distanti tra loro una decina di chilometri e ubicate nel Campidano di Cagliari, le cui proponenti sono società di comodo con sede a Londra e riconducibili di fatto al gruppo Angelantoni (la Flumini Mannu Limited e la Gonnosfanadiga Limited).

L’iter procedurale che tali Centrali hanno fin qui seguito risulta molto complesso, strutturato in più fasi in conseguenza delle scelte procedimentali effettuate dal gruppo imprenditoriale e sarebbe complicato in questa sede ripercorrerne l’intero tracciato. Può dirsi in sintesi che a seguito di richiesta di approfondimenti e chiarimenti da parte dell'Ufficio Valutazione Impatti della Regione Sardegna, la società Energogreen con un artificio ha spostato la richiesta al Ministero dell'Ambiente e al momento attuale la procedura di VIA - iniziata con la presentazione degli elaborati di progetto presso il MINAMBIENTE,  rispettivamente con istanza in data 2.12.2013 e in data 25.03.3014 - è in fase di completamento e si è in attesa della valutazione della compatibilità ambientale da parte della CTVIA.
Va subito evidenziato che i tempi procedurali si sono dilatati notevolmente rispetto a quelli previsti dalla L 152/06, in quanto le società proponenti hanno, in palese violazione del dettato normativo, continuato a produrre elaborati integrativi, mentre il Codice prevede una sola possibilità di integrazioni (le ultime in data 29.02.2016). Tali integrazioni sono scaturite, sopratutto,  nel vano tentativo di porre riparo alle Osservazioni tecniche che evidenziavano lacune quando non palesi incoerenze progettuali. Un tale tatticismo, come si vedrà del tutto strumentale, ha costretto il Ministero alla ripubblicazione degli elaborati per la disomogeneità da quelli presentati in prima istanza e  a riaprire i termini per la presentazione di ulteriori Osservazioni.
E' bene ricordare che si tratta di due megaimpianti per la produzione di energia elettrica da fonte solare che occupano due estese pianure per un’estensione rispettivamente di ha 269 e di ha 232, attualmente utilizzate con fini agricoli e da aziende di allevamento ovino.

Area dell'impianto di Villasor - Decimoputzu
I progetti hanno registrato fin dalla loro iniziale presentazione la forte ostilità delle popolazioni locali, suscitando le opposizioni delle Amministrazioni dei territori coinvolti, di Comitati, delle Associazioni ambientaliste e dei Consumatori, della Coldiretti, di singoli cittadini e della stessa regione Sardegna. Nel corso della procedura sono state presentate un numero rilevantissimo di Osservazioni, tutte reperibili sul sito del Ministero, dalle quali possono evincersi le criticità e i rilevanti impatti negativi, di carattere ambientale, culturale e sociale, che conseguirebbero alla realizzazione degli impianti. La totalità delle Amministrazioni coinvolte nel procedimento per legge si sono espresse concordemente in modo negativo, in particolare si ricordano i pareri inoppugnabili delle due Soprintendenze (Beno Paesaggistici ed  Archeologica di Cagliari e Oristano), delle Direzioni Generali del MIBACT (delle Antichità e delle Belle Arti e Paesaggio), di quella ai Beni Paesaggistici, del Servizio ambiente (SAVI) della Regione Sardegna. In opposizioni si sono espressi i Consigli comunali di vari Comuni del Campidano nonché il Consiglio regionale della Regione Sardegna, come anche parere endoprocedimentale negativo è stato espresso dagli organi tecnici del MIBACT.
Impossibile elencare, anche solo nelle linee generali i molteplici motivi che sono alla base di una così forte e diffusa opposizione al progetto e che si possono evincere dalle dettagliate Osservazioni, alle quali si rimanda per una esauriente conoscenza della problematica. 
Se ne sintetizzano di seguito quelli di maggior rilievo:

  1.  Un consumo rilevante di suolo agricolo che verrebbe sottratto all’economia primaria. Si tratterebbe di un ulteriore depauperamento delle esigue superfici pianeggianti fruibili in Sardegna, che attualmente ospitano aziende con cospicue e certificate attività agricole e di allevamento ovino, le quali si vedrebbero addirittura espropriate dei fondi agricoli necessarie alla loro sussistenza.
  2. Alterazione irreversibile delle matrici ambientali suolo-acqua-aria in conseguenza degli ingenti sbancamenti necessari per riprofilare le geometrie orografiche, degli imponenti consumi idrici destinati ad esaurire gli acquiferi, delle immissioni nell’atmosfera di vapori e gas in grado di inquinare e alterare il microclima.
  3. Devastazione dei sottosuoli conseguenti alle realizzazione delle cospicue opere di fondazione degli impianti
  4. Sostituzioni paesaggistiche irreversibili, in aperto contrasto con contesti a forte valenza naturalistica (in adiacenza si estende il Parco regionale del Monte Linas).
  5. Sconvolgimenti dei contesti archeologici e preesistenze culturali.
Area agricola di "Campu Giavesu" - Cossoine

Oltre agli impatti di valenza ambientale e culturale, vi è da considerare che il modello di utilizzo delle FER come proposto con le CSP, si pone in aperto contrasto con le esigenze energetiche isolane. La Sardegna, per le sue caratteristiche ambientali, si è rivelata il paradiso della speculazione energetica, concretizzatasi con il proliferare dei megaimpianti che sfruttano le FER (alcuni tra l'altro sequestrati dalla magistratura per i reati di lottizzazione abusiva, truffa aggravata, falso etc...), i quali sorti a macchia d’olio e realizzati al di fuori di ogni pianificazione, in virtù di compiacenti interessi lobbistici e inadeguate normative, hanno depauperato in modo irreversibile risorse naturali e paesaggistiche. Ne è scaturita una sovrapproduzione di energia elettrica (un surplus del 46% rispetto ai consumi nel 2014), che per le inadeguate caratteristiche di una rete distributiva non magliata e male interconnessa, non ha portato (se non in minima parte) alla riduzione di quella derivante dal consumo delle fonti fossili, pur trovandosi in presenza di un generale quadro di contrazione dei consumi per il crollo delle attività industriali. Non a caso il PEARS in corso di approvazione da parte della Regione prevede la sostituzione del modello a concentrazione energetica puntuale, rappresentato dai megaimpianti, con un modello a produzione diffusa fondato sull’autogenerazione e sull’autoconsumo di energia elettrica ricavabile da FER.

E’ contro il modello della produzione concentrata di energia elettrica e la conseguente speculazione energetica che lottano Comitati ed Associazioni, pur favorevoli alla totale sostituzione delle fonti fossili con le FER, ma in un’ottica di un modello di sviluppo sostenibile che non alteri le matrici ambientali, che preservi i Beni Comuni, che valorizzi le identità culturali e le specificità sociali. Nel perseguimento di tale intento la sottoscritta Associazione ha provveduto a presentare numerose Osservazioni a questi e ad altri impianti ispirati ad analoghe logiche speculative.
Sono di contro fuori dei criteri di sostenibilità ambientale e del tutto opposte le finalità del Gruppo Angelantoni in relazione alla CSP sarde, che anche  sotto l’aspetto economico si configurano come autentici fallimenti se non sostenuti dai cospicui incentivi. Come dichiarato dagli stessi proponenti le CSP si configurerebbero infatti come autentiche “Vetrine per le tecnologie del termodinamico” nel tentativo di un export in improbabili mercati del Nord africa dove le condizioni ambientali appaiono idonee a un tale tipo di impiantistica, a differenza del contesto sardo che verrebbe sfruttato, solo per il periodo di vigenza degli incentivi, secondo un’ottica coloniale per interessi di puro marketing. Nell’ottica di perseguire un tale spudorato intento il gruppo Angelantoni ha da tempo intrapreso una serrata campagna mediatica, forte dei  legami in Confindustria e del sostegno delle lobbies delle FER, ricercando appoggi politici all’interno del Ministero dell’Ambiente come dimostrano gli stretti rapporti apparsi sulla stampa e le dichiarazioni dell’ex Ministro Clini  ad oggi rinviato a giudizio per noti reati penali e per il quale la nostra ed altre Associazioni, oltre a numerosi Comitati hanno presentato denuncia alle procure di Ferrara, Roma e Cagliari (vedi documento allegato).


Impianto termodinamico in Spagna
Pertanto, pur essendo noto alla scrivente l’alto livello di professionalità e la correttezza informativa di una trasmissione del livello di Report, si è ritenuto doveroso sottoporre all’attenzione della Direzione la delicatezza della partita che è in pieno svolgimento, la complessità delle problematiche in gioco, la presumibile difficoltà per un pubblico non preparato a decodificare dei messaggi informativi che potrebbero presentarsi di ambigua lettura e precostituiti.
Da una parte infatti si è da tempo in attesa che la CTVIA esprima quell’atteso giudizio sulla compatibilità ambientale di tali impianti, giudizio che si ritiene allo stato dell’arte non possa che essere formulato in termini negativi, considerato l’inoppugnabilità delle Osservazioni tecniche, la invalicabile opposizione sociale, e i trancianti e concordi pareri negativi formulati da Amministrazioni e Ministeri competenti.
Dall’altra il recente dibattito sulle FER, derivato dal Referendum sulle trivelle, e le polemiche sulle lobbies petrolifere, che hanno visto coinvolto perfino un Ministro,  potrebbero essere quelle utili onde da cavalcare al fine di sdoganare presso l’opinione pubblica l’idea dell’avvento salvifico di impianti da FER come le CSP, cui si opporrebbe solo uno sparuto gruppo di pseudo ambientalisti e una burocrazia inefficiente.

A questo punto il tacito e subliminale suggerimento, al quale, siamo certi, l’attuale classe politica non potrà non essere insensibile (considerati i precedenti), sarà quello di un salvifico emendamento o di una strumentale semplificazione procedimentale, che liberando le opere dalle pastoie di una inerte burocrazia, faccia piazza pulita di pareri negativi e Osservazioni avverse, e consegni la realizzazione dei progetti ad una sovrana decisione governativa. L’aver dunque ad arte determinata una strumentale dilazione dei tempi procedurali, si rivelerà l’arma vincente per una delegittimazione della VIA e per il superamento dell’inevitabile parere di incompatibilità ambientale da parte della CTVIA. 
Per chiudere, Report, trasmissione nota per imparzialità e perseguimento di fini etici e di interesse collettivo, si troverebbe ad essere inconsapevole strumento di una subdola manovra che distorcendo contenuti e verità, mira ad accreditare presso l’opinione pubblica alcune lobbies di matrice affaristico-imprenditoriale emergente che tendono a subentrare ad altre momentaneamente alla corda.

Una tale preoccupazione risulta confortata dalla costatazione che mentre in occasione di precedenti servizi televisivi  sono state sempre ascoltate almeno in contraddittorio le voci di tutte quelle rappresentanze espresse dalla società civile che si battono per la tutela dei Beni Comuni, non si ha notizia in questo caso di un analogo coinvolgimento. Al contrario dal lancio pubblicitario sembra emergere che il Gruppo Angelantoni intenda utilizzare la trasmissione e il mezzo televisivo per  veicolare informazioni che preparino l’opinione pubblica  a recepire come legittimo e risolutore un intervento governativo d’imperio.
Si chiede pertanto che il servizio in questione non venga trasmesso e che eventualmente si voglia procedere a fare informazione sulla materia, si proceda in prima istanza a prendere in esame il cospicuo materiale reperibile sul sito del Ministero e si passi poi a un confronto delle opposte posizioni in un’ottica di assoluta parità ed equilibrio dialettico. 

Si ringrazia per l’ascolto e si porgono cordiali saluti                
li 12 aprile 2016

Sull'argomento


lunedì 18 aprile 2016

We love Turri



Venerdì 22 Aprile 2016  - Lunedì 25 Aprile 2016 


Torre Canai - Sant'Antioco

Il Circolo fotografico F/7.1 di Sant’Antioco è un centro permanente di vita associativa a carattere volontario, autonomo, pluralista, apartitico e democratico. Non persegue finalità di lucro e i suoi scopi principali sono sviluppare l'associazionismo, promuovere e diffondere la cultura fotografica.

Attività
L’obiettivo del progetto “We love Turri”, che ha preso avvio nell’agosto del 2015 con la mostra benefica “Ritratto di un’isola”, era ridare vita alla Torre Canai rendendola di nuovo fruibile nella sua interezza attraverso il recupero e la messa in sicurezza del prestigioso giardino, lo spazio verde ai piedi della struttura che vanta un’importante varietà di specie botaniche.
Con la vendita delle fotografie che componevano la mostra “Ritratto di un’isola”, il Circolo Fotografico F/7.1, promotore dell’iniziativa, è riuscito nell’impresa e, nello specifico, ha realizzato gli interventi programmati: in primis la messa in opera ex novo della staccionata che delimita l’orto botanico, creando le condizioni per garantire la visita del sito grazie alla realizzazione di punti panoramici.
Particolare della nuova staccionata
L’associazione culturale Circolo Fotografico Isola di Sant’Antioco è certa che ridare lustro alla Torre significhi contribuire a creare un volano di sviluppo turistico per l’Isola (inteso in tutte le sue sfaccettature, dal culturale al naturalistico passando per quello balneare, visto che la torre si affaccia sull’omonima costa).
Il sito ha infatti enormi potenzialità, sia in riferimento alla fauna spontanea che cresce indisturbata in quel fazzoletto di terra, sia per la presenza di svariate specie di animali selvatici (in particolare avifauna) che abitualmente si muovono tra la macchia mediterranea tipica della zona.

Ed è proprio per la “grandezza” di Turri che il Circolo Fotografico F/7.1 organizza un evento inaugurale della sua nuova veste con il duplice obiettivo di celebrare sia la Torre, sia l’Earth day, appuntamento a livello mondiale che significa letteralmente “Giornata della Terra”: una quattro giorni di eventi che prende avvio il 22 aprile e si conclude il 25 aprile 2016.

PROGRAMMA EVENTO
22 APRILE - Giornata denominata, a livello mondiale, Earth day:



Ore 18:00 Proiezione del video che racconta il progetto “We love Turri”, dalla mostra benefica fino all’esecuzione dei lavori, realizzato dal Circolo Fotografico;
Convegno sulla storia di Torre Canai a cura di Italia Nostra Sardegna con la collaborazione dell’Archivio storico comunale di Sant’Antioco.
Partecipa:
Graziano Bullegas, Felice Di Gregorio, Walter Massidda, Antonello Meli, Sandro Scintu, Luciano Rossetti.
A seguire Inaugurazione della mostra fotografica naturalistica sulla flora e l’avifauna locale, interno torre Canai.


23 APRILE: 
Ore 10:30 Workshop sulla botanica a cura della guida ambientale Giovanni Paulis, esperto di macchia mediterranea e flora spontanea della Sardegna.




 
Ore 16:30 Workshop sull’avifauna locale, a cura di Francesco Livretti, naturalista esperto di avifauna;




Ore 21:00 Concerto musicale organizzato dal maestro Diego Raspa
Rinfresco per gli ospiti

24 APRILE: 
Ore 9:00 Trekking “Alla scoperta dell’isola di Sant’Antioco”, con partenza ed arrivo presso Torre Canai. Al rientro dalla passeggiata, degustazione enogastronomica di prodotti tipici locali.

25 APRILE:
Ore 9:00 Workshop di macrofotografia curato dal fotografo Fabio Corona.
L'isola della Vacca

Il pomeriggio di sabato 23 aprile e l'intera giornata di domenica 24 aprile la Torre parteciperà all'evento "Monumenti Aperti" e sarà aperta al pubblico grazie all'impegno e alla collaborazione degli studenti del Liceo "Emilio Lussu" di Sant'Antioco 



 Sull'argomento

Youtube - We love Turri
Facebook - Circolo fotografico f 7.1
Earth Day Italia
L'Unione Sarda - Sant'Antioco, progetto "We love Turri" : il giardino di Torre Canai è di nuovo fruibile
Facebook - We Love Turri 
evensi -  We Love Turri
Quarto Tempo - Immagini e parole


Riportiamo i saluti alla manifestazione di apertura di "We love Turri" dell'architetto Luciano Rossetti che ha curato la progettazione e ha seguito i lavori del recupero conservativo di Torre Canai




Torre Canai - Sant’Antioco
“We love Turri”  - 22.04.2016
Oggi siamo idealmente uniti a oltre un miliardo di persone che partecipano all'Earth Day.
E’ l'affermazione della “Green Generation” che guarda ad un futuro libero dall'energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.
Credo che la Torre Canai, col suo ambiente, si inserisca giustamente in questo solco perché può considerarsi, per la sua storia recente, l’emblema della difesa di un bene pubblico, tolto all’accaparramento privato pur concessionato dall’autorità, per offrirlo, dopo il suo recupero,  alla fruizione pubblica.
La Torre rappresenta la storia di Italia Nostra che, da oltre 60 anni, difende il patrimonio storico e culturale della nazione; Torre Canai è la sigla identificativa della sezione di Sant'Antioco e della sua attività, alimentata da quasi 30 anni da Graziano e Antonello, in primo luogo, e da tutti coloro che vi hanno contribuito con perseveranza e amore; è anche un modo concreto di applicare e difendere l’art. 9 della Costituzione:” La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”;   .
La Torre Canai non è quindi solo un oggetto fisico in sé, un antico manufatto militare settecentesco restaurato col denaro pubblico reso visitabile e utilizzabile per incontri come questo di stasera o per Monumenti Aperti di domani e posdomani. La Torre è storia: militare, sociale, naturale.
E’ luogo di natura e di cultura. E’ sintesi di compatibilità ambientale.
La Torre è un documento della storia della nostra Isola e dell’Isola di S. Antioco, che ci relaziona col mare Mediterraneo, nella sua enorme dimensione materica e spaziale e di mutevolezza di paesaggi; che ci rimanda agli imperi d’oriente e d’occidente, ai papati, ai regni d’Europa e agli attuali stati rivieraschi;  che ci relaziona con popolazioni, in movimento su tutti i quadranti, talvolta pacifiche ma spesso aggressive; che ci invita, nel suo piccolo, alla conoscenza geografica e naturalistica del luogo con l’obbligo di condividerne i caratteri in modo responsabile e rispettoso.
In effetti la paura del crack della Terra induce oltre un miliardo di persone a riunirsi oggi per esorcizzare la fine della vita sulla terra.  Ci si riunisce soprattutto per esercitare una forte pressione sul potere politico- economico mondiale affinché applichi, senza ipocrisia, ogni forma di tutela a salvaguardia del pianeta, sviluppando la conoscenza e sostenendo l’intelligenza, la sensibilità e l’impegno della “Green Generation” di cui oggi una nuova rappresentanza, il Circolo Fotografico F/7.1, offre, con  questo evento, una dimostrazione esemplare ed efficace di quanto la tutela attiva, appassionata e volontaristica, possa sviluppare potenzialità economiche per il territorio.
Ringrazio per l’invito e auguro lunga vita alla Torre Canai, a Italia Nostra, al Circolo Fotografico F/7.1
Luciano Rossetti

workshop in progress