Domenica 17 aprile abbiamo visto una puntata di Report che ci ha sorpreso per le inesattezze, le mezze verità e le tante falsità
presenti nel programma. La Gabanelli ha affrontato con tanta leggerezza e disinformazione un tema importante che riguarda il futuro della nostra terra e quello di tanti coltivatori, agricoltori e pastori.
Report ha usato come fonte di informazione le tesi interessate dell'imprenditore che tenta da anni di occupare ed espropriare centinaia di ettari di fertili terreni agricoli per installarvi impianti industriali. Oltre 500 Ha saranno occupati da una colata di cemento, acciaio e migliaia di specchi.
Anzichè dialogare con i pastori e gli agricoltori che verrebbero espropriati della propria terra (si tratta di un vero e proprio
land grabbing, come afferma il pedologo prof. Sergio Vacca) ha scelto di intervistare un latifondista pronto a
cedere la propria terra per arricchirsi grazie a una operazione
speculativa senza precedenti per la Sardegna.
Anzichè informare sul fatto che
la Regione Sardegna è stata esautorata delle sue competenze con un artifizio tecnico - aveva semplicemente chiesto che i progetti venissero sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale - il programma televisivo ha irriso al fatto che i sardi si lasciano sfuggire un'occasione d'oro per il loro "sviluppo", grazie a qualche comitatino che si mette di traverso.
Insomma un vero e proprio spot a favore della Energogreen ltd e del gruppo Angelantoni.
La cosa più grave è che avendo saputo della trasmissione Italia Nostra e diversi comitati avevano informato per tempo la redazione di Report chiedendo di essere ascoltati e di ascoltare le ragioni dei Comitati, delle Amministrazioni locali e dei cittadini (qui sotto pubblichiamo integralmente la lettera del 12 aprile inviata da Italia Nostra Sardegna).
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Area interessata dall'impianto di Gonnosfanadiga
confrontare l'area occupata dagli abitati di Guspini, di Gonnosfanadiga e di Arbus |
Insomma, domenica 17 aprile abbiamo visto la peggior Gabanelli della storia di Report.
In attesa di un suo ravvedimento è nella speranza che su questo
argomento venga data voce anche a quanti si battono per un uso
sostenibile del suolo agrario, continueremo a sottoscrivere gli appelli
perché Report non venga oscurato.
Spett.le Redazione Report
via Teulada 66
00195 ROMA.
E-mail: report@rai.it
Oggetto: prossima puntata di Report sulle Centrali Termodinamiche Solari
Si è avuto modo di apprendere dai
Media che domenica 17 aprile è in programmazione una puntata di Report, nel
corso della quale si parlerà delle Centrali termodinamiche solari (di seguito
CSP) in Sardegna.
In merito si ritiene opportuno
segnalare quanto segue.
In Sardegna sono stati predisposti
progetti per la realizzazione di 5 megaimpianti CSP. Due di essi in particolare
si trovano in una fase avanzata della procedura di Valutazione di impatto
ambientale (VIA), prevista dal Codice dell’Ambiente (L 152/06), e più
precisamente in attesa del parere finale della CTVIA presso il Ministero
dell’Ambiente.
Si tratta delle Centrali
Termodinamiche solari, ciascuna della potenza di 55MWe, da realizzarsi nei Comuni di Villasor (denominata “Flumini
Mannu Ltd”) e Gonnosfanadiga (denominata Gonnosfanadiga Ltd),
località distanti tra loro una decina di chilometri e ubicate nel
Campidano di Cagliari, le cui proponenti sono società di comodo con sede a
Londra e riconducibili di fatto al gruppo Angelantoni (la Flumini Mannu Limited
e la Gonnosfanadiga Limited).
L’iter procedurale che tali Centrali
hanno fin qui seguito risulta molto complesso, strutturato in più fasi in
conseguenza delle scelte procedimentali effettuate dal gruppo imprenditoriale e
sarebbe complicato in questa sede ripercorrerne l’intero tracciato. Può dirsi
in sintesi che a seguito di richiesta di approfondimenti e chiarimenti da parte
dell'Ufficio Valutazione Impatti della Regione Sardegna, la società Energogreen
con un artificio ha spostato la richiesta al Ministero dell'Ambiente e al
momento attuale la procedura di VIA - iniziata con la presentazione degli
elaborati di progetto presso il MINAMBIENTE,
rispettivamente con istanza in data 2.12.2013 e in data 25.03.3014 - è
in fase di completamento e si è in attesa della valutazione della compatibilità
ambientale da parte della CTVIA.
Va subito evidenziato che i tempi
procedurali si sono dilatati notevolmente rispetto a quelli previsti dalla L 152/06,
in quanto le società proponenti hanno, in palese violazione del dettato
normativo, continuato a produrre elaborati integrativi, mentre il Codice
prevede una sola possibilità di integrazioni (le ultime in data 29.02.2016).
Tali integrazioni sono scaturite, sopratutto, nel vano tentativo di porre riparo alle
Osservazioni tecniche che evidenziavano lacune quando non palesi incoerenze progettuali.
Un tale tatticismo, come si vedrà del tutto strumentale, ha costretto il
Ministero alla ripubblicazione degli elaborati per la disomogeneità da quelli
presentati in prima istanza e a riaprire
i termini per la presentazione di ulteriori Osservazioni.
E' bene ricordare che si tratta di
due megaimpianti per la produzione di energia elettrica da fonte solare che
occupano due estese pianure per un’estensione rispettivamente di ha 269 e di ha
232, attualmente utilizzate con fini agricoli e da aziende di allevamento
ovino.
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Area dell'impianto di Villasor - Decimoputzu |
I progetti hanno registrato fin
dalla loro iniziale presentazione la forte ostilità delle popolazioni locali, suscitando
le opposizioni delle Amministrazioni dei territori coinvolti, di Comitati,
delle Associazioni ambientaliste e dei Consumatori, della Coldiretti, di
singoli cittadini e della stessa regione Sardegna. Nel corso della procedura
sono state presentate un numero rilevantissimo di Osservazioni, tutte reperibili
sul sito del Ministero, dalle quali possono evincersi le criticità e i
rilevanti impatti negativi, di carattere ambientale, culturale e sociale, che conseguirebbero alla
realizzazione degli impianti. La totalità delle Amministrazioni coinvolte nel procedimento
per legge si sono espresse concordemente in modo negativo, in particolare si
ricordano i pareri inoppugnabili delle due Soprintendenze (Beno Paesaggistici ed Archeologica di Cagliari e Oristano), delle
Direzioni Generali del MIBACT (delle Antichità e delle Belle Arti e Paesaggio),
di quella ai Beni Paesaggistici, del Servizio ambiente (SAVI) della Regione
Sardegna. In opposizioni si sono espressi i Consigli comunali di vari Comuni
del Campidano nonché il Consiglio regionale della Regione Sardegna, come anche parere
endoprocedimentale negativo è stato espresso dagli organi tecnici del MIBACT.
Impossibile elencare, anche solo
nelle linee generali i molteplici motivi che sono alla base di una così forte e
diffusa opposizione al progetto e che si possono evincere dalle dettagliate
Osservazioni, alle quali si rimanda per una esauriente conoscenza della
problematica.
Se ne sintetizzano di seguito
quelli di maggior rilievo:
- Un consumo
rilevante di suolo agricolo che verrebbe sottratto all’economia primaria. Si
tratterebbe di un ulteriore depauperamento delle esigue superfici pianeggianti fruibili
in Sardegna, che attualmente ospitano aziende con cospicue e certificate
attività agricole e di allevamento ovino, le quali si vedrebbero addirittura espropriate
dei fondi agricoli necessarie alla loro sussistenza.
- Alterazione
irreversibile delle matrici ambientali suolo-acqua-aria in conseguenza degli
ingenti sbancamenti necessari per riprofilare le geometrie orografiche, degli
imponenti consumi idrici destinati ad esaurire gli acquiferi, delle immissioni
nell’atmosfera di vapori e gas in grado di inquinare e alterare il microclima.
- Devastazione
dei sottosuoli conseguenti alle realizzazione delle cospicue opere di
fondazione degli impianti
- Sostituzioni
paesaggistiche irreversibili, in aperto contrasto con contesti a forte valenza
naturalistica (in adiacenza si estende il Parco regionale del Monte Linas).
- Sconvolgimenti
dei contesti archeologici e preesistenze culturali.
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Area agricola di "Campu Giavesu" - Cossoine |
Oltre agli impatti di valenza ambientale
e culturale, vi è da considerare che il modello di utilizzo delle FER come
proposto con le CSP, si pone in aperto contrasto con le esigenze energetiche
isolane. La Sardegna, per le sue caratteristiche ambientali, si è rivelata il
paradiso della speculazione energetica, concretizzatasi con il proliferare dei
megaimpianti che sfruttano le FER (alcuni tra l'altro sequestrati dalla
magistratura per i reati di lottizzazione abusiva, truffa aggravata, falso
etc...), i quali sorti a macchia d’olio e realizzati al di fuori di ogni
pianificazione, in virtù di compiacenti interessi lobbistici e inadeguate
normative, hanno depauperato in modo irreversibile risorse naturali e
paesaggistiche. Ne è scaturita una sovrapproduzione di energia elettrica (un
surplus del 46% rispetto ai consumi nel 2014), che per le inadeguate caratteristiche
di una rete distributiva non magliata e male interconnessa, non ha portato (se non in minima parte) alla
riduzione di quella derivante dal consumo delle fonti fossili, pur trovandosi in
presenza di un generale quadro di contrazione dei consumi per il crollo delle
attività industriali. Non a caso il PEARS in corso di approvazione da parte
della Regione prevede la sostituzione del modello a concentrazione energetica
puntuale, rappresentato dai megaimpianti, con un modello a produzione diffusa fondato
sull’autogenerazione e sull’autoconsumo di energia elettrica ricavabile da FER.
E’ contro il modello della produzione
concentrata di energia elettrica e la conseguente speculazione energetica che
lottano Comitati ed Associazioni, pur favorevoli alla totale sostituzione delle
fonti fossili con le FER, ma in un’ottica di un modello di sviluppo sostenibile
che non alteri le matrici ambientali, che preservi i Beni Comuni, che valorizzi
le identità culturali e le specificità sociali. Nel perseguimento di tale
intento la sottoscritta Associazione ha provveduto a presentare numerose
Osservazioni a questi e ad altri impianti ispirati ad analoghe logiche
speculative.
Sono di contro fuori dei criteri di
sostenibilità ambientale e del tutto opposte le finalità del Gruppo Angelantoni
in relazione alla CSP sarde, che anche sotto l’aspetto economico si configurano come
autentici fallimenti se non sostenuti dai cospicui incentivi. Come dichiarato
dagli stessi proponenti le CSP si configurerebbero infatti come autentiche
“Vetrine per le tecnologie del termodinamico” nel tentativo di un export in
improbabili mercati del Nord africa dove le condizioni ambientali appaiono
idonee a un tale tipo di impiantistica, a differenza del contesto sardo che
verrebbe sfruttato, solo per il periodo di vigenza degli incentivi, secondo
un’ottica coloniale per interessi di puro marketing. Nell’ottica di perseguire
un tale spudorato intento il gruppo Angelantoni ha da tempo intrapreso una
serrata campagna mediatica, forte dei
legami in Confindustria e del sostegno delle lobbies delle FER,
ricercando appoggi politici all’interno del Ministero dell’Ambiente come
dimostrano gli stretti rapporti apparsi sulla stampa e le dichiarazioni dell’ex
Ministro Clini ad oggi rinviato a
giudizio per noti reati penali e per il quale la nostra ed altre Associazioni,
oltre a numerosi Comitati hanno presentato denuncia alle procure di Ferrara,
Roma e Cagliari (vedi documento allegato).
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Impianto termodinamico in Spagna |
Pertanto, pur essendo noto alla
scrivente l’alto livello di professionalità e la correttezza informativa di una
trasmissione del livello di Report, si è ritenuto doveroso sottoporre
all’attenzione della Direzione la delicatezza della partita che è in pieno
svolgimento, la complessità delle problematiche in gioco, la presumibile difficoltà
per un pubblico non preparato a decodificare dei messaggi informativi che
potrebbero presentarsi di ambigua lettura e precostituiti.
Da una parte infatti si è da tempo in
attesa che la CTVIA esprima quell’atteso giudizio sulla compatibilità
ambientale di tali impianti, giudizio che si ritiene allo stato dell’arte non
possa che essere formulato in termini negativi, considerato l’inoppugnabilità delle
Osservazioni tecniche, la invalicabile opposizione sociale, e i trancianti e
concordi pareri negativi formulati da Amministrazioni e Ministeri competenti.
Dall’altra il recente dibattito sulle FER,
derivato dal Referendum sulle trivelle, e le polemiche sulle lobbies
petrolifere, che hanno visto coinvolto perfino un Ministro, potrebbero essere quelle utili onde da
cavalcare al fine di sdoganare presso l’opinione pubblica l’idea dell’avvento
salvifico di impianti da FER come le CSP, cui si opporrebbe solo uno sparuto
gruppo di pseudo ambientalisti e una burocrazia inefficiente.
A questo punto il tacito e
subliminale suggerimento, al quale, siamo certi, l’attuale classe politica non potrà
non essere insensibile (considerati i precedenti), sarà quello di un salvifico
emendamento o di una strumentale semplificazione procedimentale, che liberando
le opere dalle pastoie di una inerte burocrazia, faccia piazza pulita di pareri
negativi e Osservazioni avverse, e consegni la realizzazione dei progetti ad
una sovrana decisione governativa. L’aver dunque ad arte determinata una
strumentale dilazione dei tempi procedurali, si rivelerà l’arma vincente per
una delegittimazione della VIA e per il superamento dell’inevitabile parere di
incompatibilità ambientale da parte della CTVIA.
Per chiudere, Report, trasmissione
nota per imparzialità e perseguimento di fini etici e di interesse collettivo,
si troverebbe ad essere inconsapevole strumento di una subdola manovra che
distorcendo contenuti e verità, mira ad accreditare presso l’opinione pubblica alcune lobbies di
matrice affaristico-imprenditoriale emergente che tendono a subentrare ad
altre momentaneamente alla corda.
Una tale preoccupazione risulta confortata dalla
costatazione che mentre in occasione di precedenti servizi televisivi sono state sempre ascoltate almeno in
contraddittorio le voci di tutte quelle rappresentanze espresse dalla società
civile che si battono per la tutela dei Beni Comuni, non si ha notizia in
questo caso di un analogo coinvolgimento. Al contrario dal lancio pubblicitario
sembra emergere che il Gruppo Angelantoni intenda utilizzare la trasmissione e
il mezzo televisivo per veicolare
informazioni che preparino l’opinione pubblica a recepire come legittimo e risolutore un
intervento governativo d’imperio.
Si chiede pertanto che il servizio
in questione non venga trasmesso e che eventualmente si voglia procedere a fare
informazione sulla materia, si proceda in prima istanza a prendere in esame il
cospicuo materiale reperibile sul sito del Ministero e si passi poi a un
confronto delle opposte posizioni in un’ottica di assoluta parità ed equilibrio
dialettico.
Si ringrazia per l’ascolto e si
porgono cordiali saluti
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