Targa anniversario mobilitazione antiradar - Sant'Antioco |
I cittadini vincono la battaglia sui radar e la pubblica amministrazione paga le spese processuali
Sant’Antioco 02 febbraio 2012
Il pronunciamento del TAR Sardegna del 25 gennaio
scorso in materia di installazione dei radar costieri della Guardia di Finanza
dichiara la cessazione della materia del contendere in quanto il Ministero
delle Opere Pubbliche e dei Trasporti ha revocato l’autorizzazione a suo tempo
rilasciata, e condanna lo Stato e la Regione a pagare le spese di giudizio.
Manifestazione a Sant'Antioco |
La sentenza richiama le considerazioni già espresse
con l’ordinanza cautelare n. 399/2011 dello scorso ottobre con la quale i
giudici affermano l’applicabilità dei principi di minimizzazione e di
precauzione a difesa della pubblica salute e dell’ambiente, anche nelle ipotesi
in cui i rilievi scientifici non avessero raggiunto una chiara prova di nocività.
In definitiva, con la condanna delle amministrazioni
intimate al pagamento delle spese di giudizio si riconosce la fondatezza dei
ricorsi presentati dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa per conto di Italia
Nostra e le ragioni dei Comitati NOradar Sardegna che da quasi un anno si sono opposti
con presidi, manifestazioni, assemblee, sit-in, conferenze etc… all’installazione
dei radar di profondità nelle suggestive coste della Sardegna Occidentale. Questa sentenza rappresenta quindi un importante risultato per l’Associazione e per i Comitati NOradar della Sardegna e consente di affrontare con fiducia le nuove battaglie per fermare l’installazione dei radar negli altri siti, in quanto le questioni poste dal TAR Sardegna sull’eventuale pericolo rappresentato dalle emissioni di onde elettromagnetiche persiste anche per i nuovi siti di Sant’Elia, Capo Sandalo, Capo San Marco e Capo Caccia.
Ai pronunciamenti del TAR Sardegna si è aggiunto in questi giorni l’importante (seppur tardivo) documento del Ministero dell’Ambiente con il quale si riafferma l’obbligatorietà della Valutazione di Incidenza nelle aree tutelate dalla rete Natura 2000 senza eccezioni per l’installazione di strutture militari. Come immediata conseguenza anche il Parco Nazionale dell’Asinara ha espresso contrarietà all’installazione del radar della Guardia Costiera a Punta Scomunica e ha chiesto il risarcimento dei danni causati all’ambiente dai lavori non autorizzati.
"Su Semafuru" a Sant'Antioco - 1980 |
Si tratta di importanti prese di posizione,
sostenute dalla nostra Associazione, a difesa di siti di rilevante interesse
paesaggistico e ambientale L’auspicio è che questi pronunciamenti possano
risultare utili per impedire l’installazione dei radar in Sardegna e nel resto
di Italia e per sostenere le proteste di quelle località in Sicilia, Calabria e
Liguria dove i radar sono già stati installati.
La G.di F. rinuncia ad installare i radar
Sant’Antioco 23 dicembre 2011
La rinuncia della Guardia di Finanza ad installare i radar nei promontori di Capo Sperone, Capo Pecora, Ischia Ruja e Argentiera - comunicata dall’avvocatura dello stato al TAR Sardegna, che il prossimo 25 gennaio dovrà discutere nel merito del ricorso presentato da Italia Nostra e dal comune di Tresnuraghes - rappresenta un’importante risultato per l’Associazione e per i Comitati NOradar
della Sardegna.
Di fronte ad una eventuale ulteriore sentenza sfavorevole, la GdF sceglie di ritirarsi di buon grado e di individuare altri siti. I siti individuati sono dei vecchi fari della Marina Militare per alcuni dei quali le Amministrazioni locali hanno progettato il recupero finalizzato ad un riutilizzo pubblico del bene.
Questi fari, ubicati lungo la costa occidentale della Sardegna, sovrastano promontori che possiedono le stesse caratteristiche ambientali e paesaggistiche di quelli individuati in precedenza per cui non si capisce la ratio di tale scelta se non quella di dover piazzare da qualche parte radar già acquistati e conservati in magazzino. Considerati i costi di installazione dei radar GdF e di acquisto diquelli della Guardia Costiera, si risparmierebbero oltre 400 mila euro se si decidesse di rinunciare alle due reti di radar. Somme utili a dare respiro alle casse ormai vuote di parchi e aree protette.
Italia Nostra, così come ha sostenuto la lotta delle comunità dei quattro siti che si sono mobilitate a difesa del proprio territorio, prosegue nel suo impegno ambientale assieme ai cittadini e agli amministratori di Cagliari, Carloforte, Cabras e Alghero e delle altre località interessate. Tre di questi siti dovranno addirittura ospitare due radar con le conseguenze negative dovute alla somma delle emissioni elettromagnetiche degli apparati.
È bene ricordare che l’Associazione ha presentato qualche mese fa una denuncia alle Procure della Repubblica competenti per territorio con la quale si evidenziavano le numerose “anomalie” riscontrate nell’iter procedurale di rilascio delle autorizzazioni e i veri e propri abusi causati dall’apertura dei cantieri. Chi pagherà i costi del ripristino ambientale della collina di Capo Pecora
completamente deturpata da una immensa pista realizzata senza neppure le necessarie autorizzazioni?
Considerato che i siti individuati per l’installazione dei radar sono di rilevante interesse paesaggistico e ambientale (quasi tutti parchi, aree protette, zone umide di importanza internazionale e inseriti nella Rete Natura 2000) e che, come sostiene il TAR Sardegna, è necessario garantire il diritto all’ambiente salubre, si ritiene scellerata la scelta di installarvi radar e apparecchiature elettroniche che emettono onde elettromagnetiche dannose per il territorio e per la salute umana e dell’ecosistema, e che impediscono la pubblica fruizione di questi bellissimi promontori.
L’Associazione esprime inoltre viva preoccupazione per i danni ambientali che i radar già installati in Sicilia, Calabria e Liguria possono arrecare alle comunità residenti, considerando che alcuni centri urbani risultano investiti dalle pericolose emissioni elettromagnetiche dei radar.
Un Albero di Natale antiradar
Gli organizzatori sono Italia Nostra, il comitato No Radar,
l’associazione Sant’Antioco abbraccia il mare; ha collaborato, oltre al Comune
per la location, la Guardia Forestale locale.
Si è scelto un albero secco, fornito dalla Guardia Forestale,
spoglio e triste, a rappresentare il nostro presente, spoglio di valori, secco
nei sentimenti, spesso un po’ triste. Ma lo si è riempito dei colori, della
fantasia, delle speranze dei bambini: centinaia di disegni che i bimbi delle
primarie hanno realizzato per l’evento. Ci si vuole in questo modo augurare che
il loro futuro sia più allegro, pieno di colore e gioia, con più attenzione
all’ambiente e al territorio, certamente senza radar.
C’è un ulteriore significato: l’iniziativa è ad impatto e
costo zero, per preciso desiderio degli organizzatori. Si è scelto di non
uccidere un albero per celebrare il Natale; i volontari hanno partecipato con
gioia, i regalini per i bimbi sono dati donati da aziende specializzate in
gadgets. Ingredienti semplici: idee,
volontà, coraggio, partecipazione, solidarietà.
Una ricetta che di questi tempi potrebbe tornare utile non solo a
livello locale…
La banda musicale Giuseppe Verdi accompagna, anch’essa a
titolo gratuito, la manifestazione. Per augurare a tutti Buon Natale e Felice
Anno Nuovo.
Sant’Antioco
12 ottobre 2011
GRANDI E
INUTILI OPERE IN SARDEGNA
Nonostante
la crisi economica che investe l’Italia, prosegue anche in Sardegna la
realizzazione di opere socialmente inutili e devastanti sotto il profilo
paesaggistico e ambientale
Proviene dall’Algeria il gigantesco serpente che
uscirà dal mare e, dopo aver sventrato la Sardegna dal Sulcis alla Gallura, si
immergerà nuovamente nel Tirreno per raggiungere la costa toscana.
Il Galsi, questo il nome del metanodotto, è un'infrastruttura
titanica che distruggerà tutto quel che
incontra nel suo percorso (coltivazioni, boschi, attraversamento di fiumi,
interruzione di falde acquifere) e la vastissima prateria di posidonia del
Golfo di Palmas.
Circa un terzo del gas trasportato dovrebbe servire
le utenze dell’isola e consentire alla Sardegna di superare il gap energetico,
ma il finanziamento non prevede la realizzazione degli allacci a un’eventuale
rete di gas sarda, per cui neppure un metro cubo di metano si fermerà in
Sardegna e il gigantesco tubo d’acciaio costituirà l’ennesima servitù per la
Sardegna a beneficio dei soliti interessi.
Sempre dal nord Africa dovrebbero arrivare i
migranti clandestini da fermare attraverso l’estesa rete di radar che la
Guardia di Finanza (4 radar) e la Guardia Costiera (11 radar) vorrebbero
installare nei promontori più suggestivi e paesaggisticamente rilevanti delle
coste della Sardegna, alcuni dentro i parchi e le aree marine protette il resto
nei siti appartenenti alla rete europea Natura 2000 per la conservazione della
biodiversità.
Appalti senza gara da molti milioni di euro, non
importa se immigrati clandestini non ne sono mai arrivati, se queste
apparecchiature emettono onde elettromagnetiche dannose per la salute e per
l’ecosistema, se gli altissimi tralicci e le piste per raggiungerli
rappresenteranno l’ennesimo disastro paesaggistico delle coste sarde, se aumenteranno
ancora le servitù militari.
Insomma due opere di cui la comunità sarda non
avverte certo il bisogno, e per le quali Italia Nostra ha presentato
opposizioni e ricorsi.
È di questi giorni il positivo accoglimento del TAR
Sardegna della sospensiva all’installazione di alcuni radar. Nella sua
ordinanza il TAR condivide le valutazioni ed i giudizi formulati da Italia Nostra
e ne accoglie appieno le richieste. Un importante riconoscimento per l’Associazione
e per i "valori" che esprime: il principio di precauzione, ma
anche il diritto alla salute, alla salubrità dell'ambiente e il diritto ad un
paesaggio non devastato.
Graziano
Bullegas(Articolo pubblicato sul bollettino nazionale di Italia Nostra)
La tutela della salute e dell’ambiente non possono essere subordinate alla realizzazione di un opera pubblica
Le motivazioni con le quali il TAR Sardegna ha accolto la richiesta di Italia Nostra e del Comune di Tresnuraghes di sospendere l’installazione dei radar in Sardegna confermano le ragioni degli ambientalisti e dei tanti cittadini mobilitati.
Nell’ordinanza i giudici evidenziano l’estrema superficialità con la quale gli enti regionali hanno rilasciato i pareri positivi: “il parere dell’ARPAS non sembra reso sulla base di una approfondita istruttoria”, così come non è stata presa in alcuna considerazione la nota e evidente presenza di cittadini, turisti, e operatori in prossimità dei radar, mentre è stata approssimativa la valutazione del Servizio SAVI nel non ritenere utile la valutazione di incidenza in un’area SIC deputata alla conservazione della biodiversità in Europa.
In particolare i giudici mettono al primo posto valori costituzionalmente garantiti quali il diritto alla salute e il diritto alla salubrità dell’ambiente che, sembrerebbe, siano stati disattesi nell’iter che ha approvato l’installazione dei radar in Sardegna; nel contempo inseriscono principi quali quello della minimizzazione del rischio e quello di precauzione anche nei casi in cui (come nelle emissioni di onde elettromagnetiche dei radar) i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività.
Un pronunciamento del TAR che accoglie quindi le ragioni di Italia Nostra e dei comitati contro l’installazione dei radar in Sardegna. Non altrettanto si può dire della posizione della Regione Sarda. Mentre il Consiglio Regionale lo scorso 31 agosto si pronuncia con un voto unanime per la revisione delle basi militari presenti nell’isola e per riconsiderare l’intero iter di approvazione dell’installazione dei radar (considerati nuove servitù militari), la Giunta Regionale concede nuovi territori ad usi militari e gli organi della Regione (il SAVI e l’ARPAS), preposti alla tutela dell’ambiente, danno parere favorevole ad opere devastanti in zone di grande pregio paesaggistico e naturalistico. E non basta ancora, l’avvocatura regionale, con delega del Presidente della Giunta, difende poi a spada tratta davanti allo stesso TAR la rete di radar militari intorno all’Isola.
Bloccata per l’intera estate l’installazione dei radar in Sardegna
Il presidente della prima sezione del TAR Sardegna Aldo Ravalli ha accolto due ricorsi
presentati dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa per conto di Italia Nostra e ha deciso invia cautelare di sospendere l’installazione dei radar a Sant’Antioco e a Fluminimaggiore
nella costa occidentale della Sardegna. Il prossimo 5 ottobre la camera di consiglio
collegiale valuterà se confermare o modificare il dispositivo.
Un importante risultato per l’Associazione Italia Nostra, per il movimento NOradar, per i cittadini e per quanti hanno creduto in questa lotta a difesa della salute, del territorio e del bellissimo paesaggio costiero della Sardegna, vera risorsa dell’isola.
La tregua estiva, conseguenza della decisione del TAR Sardegna, consentirà a quanti si
sono mobilitati di ripensare la protesta antiradar e di studiare le prossime iniziative senza
l’affanno di veder nascere da un giorno all’altro i cantieri della società Almaviva in alcuni
tra i promontori più suggestivi dell’isola, siti costieri rilevanti sotto l’aspetto paesaggistico e
ambientale, che rischiano di essere irrimediabilmente compromessi da queste torri di
acciaio alte 15 mt.
I radar che si vorrebbero installare sono strumenti pericolosi per la salute umana, per
l’ecosistema e per la conservazione della biodiversità (aree SIC e ZPS).In questa vicenda sono in gioco, oltre alla credibilità degli enti preposti alla tutela della
salute e dell’ambiente, anche l'applicazione forzata dell'articolo 147 del Codice BBCC ed
una prassi che vede gli organi della tutela del paesaggio, come troppo spesso accade, in
una posizione tanto subalterna da esprimere inverosimili pareri favorevoli "in
considerazione dell’esigenza di sicurezza nazionale" o ipotizzando improponibili e banali
"opere di mitigazione", quali la piantumazione di arbusti e cespugli, per nascondere
strutture di rilevantissime dimensioni.
Inoltre la rete di radar, giustificata in una prima fase come un sistema di controllo
dell’immigrazione clandestina, assume sempre più una connotazione di carattere militare
e di intelligence (il cosiddetto sistema C4I) e rappresenta quindi nuove e pesanti servitù
per la regione Sardegna, la più gravata in assoluto da basi militari che stanno
desertificando il territorio, mettendo a rischio la salute dei cittadini e distruggendo
ambiente e paesaggio.
Ricorso al TAR contro l’installazione dei radar in Sardegna
Sant’Antioco 22 luglio 2011
L’associazione Italia Nostra
assieme al Comitato NOradar di Sant’Antioco presenterà in settimana un ricorso
al TAR Sardegna contro l’installazione dei radar di profondità a Capo Sperone. Analoga
iniziativa è in corso con il Comitato di Fluminimaggiore per impedire
l’installazione del radar a Capo Pecora.
Per poter sostenere le spese legali
il comitato ha avviato una sottoscrizione popolare tra la comunità e ha
organizzato a S’acqua ‘e sa Canna per
il prossimo sabato 23 luglio una cena di autofinanziamento a base di cibi
locali.I cittadini riuniti in comitato – confortati dall’accoglimento dei ricorsi e delle richieste di sospensiva da parte del TAR Lecce per il radar di Gagliano del Capo in Puglia e del TAR Sardegna per il radar di S’Ischia Ruja a Tresnuraghes - hanno deciso di intraprendere la via del ricorso amministrativo perché fortemente preoccupati dall’eventuale installazione del radar e dall’assenza di decisioni e pronunciamenti politici da parte del governo regionale.
In questo momento non rassicurano certo le inopportune dichiarazioni del senatore Cabras, poco rispettose delle battaglie dei cittadini e delle comunità locali e senza alcuna cognizione delle apparecchiature che si devono installare e della loro pericolosità. Non ha avuto neppure la sensibilità, dimostrata da tanti politici anche del suo partito, di ascoltare le ragioni dei propri concittadini che da mesi lottano contro questi pericolosi strumenti di distruzione della salute, del paesaggio e dell’ecosistema.
La stessa ARPA Sardegna riconosce infatti che i radar possono emettere onde elettromagnetiche pericolose per la salute umana e superiori ai limiti di legge, e ha rilasciato parere favorevole sub condizione e decidendo di fatto di effettuare le verifiche dopo l’installazione del radar. procedura che non prevede, se non fino a dopo la costruzione, la verifica degli effetti collaterali in materia di inquinamento elettromagnetico.procedura che non prevede, se non fino a dopo la costruzione, la verifica degli effetti collaterali in materia di inquinamento elettromagnetico.
Una passeggiata ecologica
antiradar
Puntuali stamattina si son presentate all’appuntamento una cinquantina di persone e quasi tutte hanno percorso il tracciato più lungo (9 km) che partendo dalla Torre Canai (visitata da un centinaio di persone nei due giorni di apertura in occasione della XIII settimana della cultura indetta dal Ministero per i Beni Culturali) ha raggiunto la collina di “Su Semafuru” (sa Guardia de su Turcu è l’antico toponimo) e dopo una breve sosta è rientrata attraverso un percorso ad anello.
Scopo della manifestazione è stato quello di tracciare un percorso, individuato e segnalato tra sentieri già esistenti, che unisce i due Beni Identitari (Torre e Semaforo) che hanno avuto una comune storia nel passato (ambedue postazioni di controllo per l’accesso nel Golfo di Palmas e nel Porto di Sant’Antioco) e che purtroppo potrebbero avere un futuro diverso: la Torre recuperata e resa alla pubblica fruizione grazie alla passione e all’impegno volontario di un’associazione culturale (Italia Nostra), mentre il semaforo rischia la completa distruzione a causa dell’installazione sulla collina del radar antimigranti.
I partecipanti al trekking hanno aderito all’iniziativa oltre che per esprimere la loro contrarietà all’installazione del radar anche perché interessati a un’insolita passeggiata tra i colori e i profumi della campagna, in questa stagione particolarmente intensi, e per poter ammirare dalla sommità della collina de Su Semafuru (176 metri di altezza) lo straordinario panorama a 360° sul golfo di Palmas, sulla costa sud occidentale della Sardegna fino a Capo Teulada, sulle isole della Vacca e del Toro, sull’intero versante meridionale dell’isola di Sant’Antioco e sulla costa orientale dell’isola di San Pietro.
In data odierna sono arrivati i primi mezzi meccanici a Capo Sperone a Sant’Antioco, nell’area della ex stazione radio militare per la posa di un radar di profondità per la sorveglianza costiera.
I giorni scorsi l’Associazione è intervenuta presso tutti gli enti interessati al rilascio delle autorizzazioni (Ass.to Reg.le all’Ambiente, Ufficio Tutela del Paesaggio, Servizio Demanio e Patrimonio, Comune di Sant’Antioco e ARPA Sardegna) chiedendo informazioni sugli eventuali pareri rilasciati.
Italia Nostra è intervenuta perché il radar che sarà installato su un traliccio alto 36 mt, genererà un potente fascio elettromagnetico che potrebbe avere ripercussioni negative sull’ecosistema di una vasta area sensibile del sud dell’isola. Ricordiamo che oltre al vincolo paesaggistico presente nell’intera isola, la parte sud è stata individuata quale Zona di Protezione Speciale codice ITB043032 denominata “Isola di Sant’Antioco, Capo Sperone” per la presenza di specie di rilevante interesse faunistico, alcune a rischio di estinzione quali l'Alectoris barbara l'unica pernice presente in Sardegna e per l’importante presenza di emergenze botaniche alcune delle quali endemiche. L’isola di Sant’Antioco, e in particolare il tratto di costa a falesia del sud, è uno dei pochi siti in Italia in cui nidifica e si riproduce il falco della regina
Inoltre
a poca distanza del sito interessato all’installazione del radar (500-700 mt)
ci sono alcune case in cui abitano permanentemente diverse famiglie, poco
lontano (distanza inferiore ai mille metri) opera una comunità di recupero per
tossicodipendenti che ospita per l’intero anno numerosi giovani e operatori
sociali. Uguale distanza da importanti insediamenti turistici (il residence
Ibisco Farm e l’hotel village Capo Sperone) e dalla stessa spiaggia di S’Acqua
‘e sa Canna meta di numerosi bagnanti nella stagione estiva. A una distanza di poco superiore (1.500 mt)
si trova un’altra grossa struttura turistica denominata Peonia Rosa, abitata
anche nella stagione invernale da alcune famiglie.
Fatto
curioso è che la delibera della Giunta Regionale che concede in comodato d’uso
l’area ex semaforo alla guardia di finanza, condiziona la realizzazione delle
opere all’acquisizione di tutte le autorizzazioni e permessi di legge
prescritti per le aree vincolate dal punto di vista paesaggistico e che l’intero
apparato sarà finanziato dalla Comunità europea con PON Asse 1.2. Questo tipo
di finanziamento impone specificatamente il criterio della pubblicità
dell'attività progettuale che si intende realizzare con informazione specifica
alle popolazioni interessate, oltre che
l'esposizione del logo europeo in tutti i documenti presentati, sia in fase
informativa sia in fase di esecuzione dei lavori. Allo stato attuale i lavori
sono iniziati senza che nessuno ne sapesse niente e senza alcuna informazione
al riguardo. Sull'argomento:
Antonio Mazzeo: Radar anti-migranti ad altissimo impatto ambientale
Antonio Mazzeo: Spuntano come funghi i radar anti-migranti
Antonio Mazzeo: Triplice stop del Tar Sardegna ai radar anti-migranti
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