Progetto Paesaggi Sensibili 2012
L’arcipelago del Sulcis è tra i pochi in Italia a non avere al suo interno un’Area Marina Protetta.
L’arcipelago è ricco di peculiarità e di uno straordinario patrimonio ambientale e naturale, di suggestioni e valori che la sua gente, e le numerose iniziative e battaglie di Italia Nostra, sono riuscite a conservare fino ai giorni nostri.
Il mare, le spiagge, le falesie, le zone umide e le grandi lagune, le distese di macchia mediterranea, l'ambiente rurale, e le numerose presenze archeologiche rappresentano le diverse “facce” attraverso le quali l’arcipelago del Sulcis si presenta e si propone agli occhi dei visitatori.
Purtroppo alcune zone costiere delle isole maggiori sono state intensamente trasformate da più che discutibili interventi edilizi che ne hanno alterato la naturalità, che rimane invece alta in alcuni tratti di costa e sulle piccole isole, e in buona parte delle lagune.
Nelle isole sono presenti ambienti differenti, i fondali e le falesie dei tratti di costa occidentale, la costa bassa a oriente, le lagune, gli stagni e le saline, l'ambiente rurale e le colline dell’entroterra.
Il mare, le spiagge, le falesie, le zone umide e le grandi lagune, le distese di macchia mediterranea, l'ambiente rurale, e le numerose presenze archeologiche rappresentano le diverse “facce” attraverso le quali l’arcipelago del Sulcis si presenta e si propone agli occhi dei visitatori.
Purtroppo alcune zone costiere delle isole maggiori sono state intensamente trasformate da più che discutibili interventi edilizi che ne hanno alterato la naturalità, che rimane invece alta in alcuni tratti di costa e sulle piccole isole, e in buona parte delle lagune.
Nelle isole sono presenti ambienti differenti, i fondali e le falesie dei tratti di costa occidentale, la costa bassa a oriente, le lagune, gli stagni e le saline, l'ambiente rurale e le colline dell’entroterra.
Un paesaggio di Sardegna che per ragioni ambientali ed antropiche appare differente e originale rispetto alle altre zone dell'isola.
Obbiettivo da raggiungere consiste nella possibilità di fruire il territorio e il mare in maniera sostenibile, lasciandolo in eredità alle generazioni future.
L’interessante apertura verso l’istituzione di un’Area Marina Protetta da parte di un importante gruppo di pescatori e la particolare attenzione verso le aree marine e terrestri protette da parte degli amministratori dei tre comuni (Sant’Antioco, Carloforte e Calasetta) consentono di guardare in maniera positiva alla realizzazione di un progetto di “gestione integrata delle zona costiera” armonizzando le diverse esigenze di uso dell’area: lo strumento dell’Area Marina Protetta può favorire, infatti, gli operatori locali concedendo diritti esclusivi alla piccola pesca artigianale, coinvolgendoli così in prima persona alla tutela delle risorse, e trovare soluzione alle tante emergenze che attraversa il settore della pesca.
Esistono nell’isola delle importanti aree che racchiudono al proprio interno un felice insieme di aspetti geomorfologici, vegetazionali, paesaggistici, faunistici e archeologici che, assieme al mare circostante, dovrebbero essere classificate aree di parco naturalistico e culturale e in tal senso adeguatamente tutelate..
L’istituzione di aree di tutela rappresenta, a nostro avviso, un fondamentale strumento di salvaguardia ambientale che, se ben gestito, può attivare efficaci processi di sviluppo culturale ed economico per l’intera comunità
Insediamenti
In agro interessante presenza di vecchi agglomerati rurali (medaus e furriadroxus). E’ da segnalare l’eccessiva presenza di finti fabbricati rurali che talvolta sono assimilabili a vere e proprie lottizzazioni abusive.
Caratteri culturali:
Il patrimonio paesaggistico e ambientale dell’arcipelago è indubbiamente l’elemento più significativo che l’Area Marina Protetta dovrebbe salvaguardare e mettere a valore, proteggendolo e rendendolo fruibile compatibilmente con la sensibilità del luogo
I centri urbani devono svolgere il ruolo di supporto dell’aera ed essere in grado di ospitare i servizi e la ricettività necessaria alla pubblica fruibilità del parco, coinvolgendo le strutture già esistenti e stimolando la nascita di nuove attività compatibili e sostenibili (albergo diffuso, B&B, locande, agro e itti turismo etc…)
Nell’isola di Sant’Antioco sono presenti numerose testimonianze archeologiche dal prenuragico, ai numerosi nuraghi e tombe dei giganti, le presenze fenice e puniche, romane fino alle testimonianze più recenti.
Risalgono ai secoli scorsi le testimonianze architettoniche e i beni identitari maggiormente rappresentativi della cultura recente (torri, fortezze, fari, strutture per segnalazioni semaforiche etc…).
Nelle due isole sono presenti numerose testimonianze della cultura contadina (stazzi e medaus, muretti a secco, casette agricole al servizio dei fondi).
L’area protetta dovrebbe inglobare le parti di territorio più sensibile sotto l’aspetto paesaggistico-culturale e per la presenza delle più importanti testimonianze del periodo nuragico (la costa sudoccidentale dell’isola di Sant’Antioco con l’intera area archeologica di Grutt’e Acqua che dovrebbe essere caratterizzata da vero e proprio parco-archeologico) e l’area delimitata dall’oasi del falco della Regina nell’isola di San Pietro. Fondamentale creare un vero e proprio rapporto tra area protetta e patrimonio culturale, tra natura e cultura, valorizzando e preservando la biodiversità e le testimonianze culturali presenti nell’arcipelago.
Minacce alla tutela:
Le criticità nel sistema sono dovute in particolare agli incendi di origine dolosa che devastano la macchia mediterranea, l’inquinamento ambientale derivante dalle industrie vicine e dal Poligono di Capo Teulada.
Nei tratti di mare che circondano l’arcipelago si registra un eccessiva presenza di pescatori e di raccoglitori di frutti di mare che è causa di un prelievo non sostenibile
Molti arenili dell’arcipelago sono a rischio a causa dell’erosione derivante dalle costruzioni e le infrastrutture realizzate in prossimità della costa.
Nella laguna di Sant’Antioco è prevista la realizzazione di un approdo per idrovolanti che potrebbe arrecare seri danni alla zona umida e all’IBA
Nelle due isole sono stati realizzati diversi ecomostri in prossimità delle coste e alcuni altri sono in fase di progettazione (campi da golf e nuove strutture turistiche a San Pietro, un imponente speculazione immobiliare definita “centro termale” in zona agricola e di tutela integrale nell’isola di Sant’Antioco)
Altro elemento di criticità sono le numerose costruzioni nell’agro e le industrie di Portovesme
Si assiste nell’isola all’aumento incontrollato delle problematiche legate al rapporto agricoltura-fauna selvatica, a causa soprattutto dell’impatto causato da specie non autoctone come i cinghiali - dovuta a lanci spregiudicati finalizzati al ripopolamento“prontocaccia” - con negative conseguenze ambientali quali l’abbandono dei coltivi, l’inasprimento del conflitto agricoltori-cacciatori e di non secondaria importanza l’incremento dei costi economici derivanti dai risarcimenti.
Si registrano sporadici casi di diccioccamento e decespugliamento a discapito della macchia mediterranea
Minacce alla biodiversità:
La presenza di specie non autoctone crea problemi seri alla sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea e può causare limitazioni alla riproduzione di altre specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria rivoluzione della sopravvivenza di alcune specie.
Sant’Antioco 10 gennaio 2004
Lettera ai Sindaci sull'AMP
La
nostra Associazione ha seguito con particolare interesse le iniziative
intraprese dalle Amministrazioni Comunali delle Isole del Sulcis finalizzate all’istituzione
di un’Area Marina Protetta nel mare prospiciente l’arcipelago sulcitano e in alcune
importanti zone umide.
Questo
interesse deriva da una consolidata e verificata posizione: l’istituzione di
aree di tutela rappresenta un fondamentale strumento di salvaguardia ambientale
che, se ben gestito, può attivare efficaci processi di sviluppo culturale ed
economico.
L’Associazione
è convinta che la strada da percorrere per raggiungere tale importante
obiettivo è indubbiamente lunga e difficile, soprattutto a causa delle
incomprensioni e delle opposizioni, spesso strumentali, che normalmente
incontrano iniziative di questo tipo. Alcune delle assemblee con gli operatori
economici della pesca che si sono svolte a Calasetta e a Sant’Antioco hanno
dimostrato che spesso prevale la disinformazione e il populismo.
Italia
Nostra è consapevole che progetti come questo, per essere realizzati,
necessitano del coinvolgimento e della partecipazioni di tutti, in primo luogo
degli operatori economici. Bisogna però fare attenzione a non scambiare la
demagogia e il populismo con la democrazia e la partecipazione, che sono valori
profondamente diversi. È necessario quindi sentire le ragioni di tutti, ed
avere poi la capacità di discernere tra le legittime preoccupazioni degli
operatori seri e le posizioni demagogiche di quelli che non accettano alcuna
regola al solo fine di poter liberamente proseguire nell’opera di saccheggio e
di distruzione del nostro mare e del nostro territorio.
Ma
al di là degli aspetti negativi, dalle varie assemblee sono emerse, da parte
dei pescatori e dei loro rappresentanti, anche alcune importanti questioni che
è necessario analizzare:
a)
L’elevato numero di pescatori
presenti nelle acque attorno all’arcipelago (440 pescatori iscritti al
Circomare di Sant’Antioco) sottopone il mare a un prelievo non sopportabile
dall’ecosistema, rendendo pertanto necessaria e improcrastinabile una
regolamentazione dell’attività di pesca nell’area. Fenomeno reso ancora più
critico da una forte presenza di pescatori abusivi che contribuiscono ad
aumentare il prelievo ittico della zona;
b)
Il golfo di Palmas è una rada dove
le navi trovano sicuro rifugio durante le tempeste, ma questo fatto crea seri
problemi all’attività di pesca (aratura dei fondali con le ancore,
scarrocciamenti, eccessiva presenza di navi in rada etc…);
c)
La presenza delle servitù militari
rappresenta una grossa limitazione dell’attività di pesca in una estesissima
area del golfo di Palmas;
d) L’impianto di maricoltura ubicato a
poca distanza dalla costa di Turri
contribuisce anche se in misura minore a limitare la pesca e la
navigazione nell’area;
e)
Troppi impianti di depurazione delle
acque reflue dei centri urbani del Sulcis (Sant’Antioco compresa) immettono in
mare acque non perfettamente depurate;
f)
Il prelievo indiscriminato e con
sistemi vietati di frutti di mare ha quasi estinto alcune specie di molluschi
(muscoli, datteri di mare, vongole, arselle etc…) presenti fino a qualche anno
fa e, se non si interviene per tempo, porterà a sicura estinzione anche i ricci
di mare;
g)
La vasta zona umida che dagli stagni
di Sant’Antioco arriva fino a quelli di
Teulada è riservata ad uso quasi esclusivo delle saline di Palmas
privando così il settore pesca di un’importante area di attività.
Si
tratta di emergenze che vanno affrontate seriamente e che, se risolte,
potrebbero contribuire al rilancio del settore. Italia Nostra è certa che
l’Area Marina Protetta potrebbe dare alcune importanti risposte a quasi tutti
questi problemi.
Per
questo l’Associazione è sempre più convinta che il progetto, se adeguatamente
sostenuto, permetterà di realizzare una “gestione integrata delle zona
costiera” armonizzando le diverse esigenze di uso dell’area. Lo strumento
dell’Area Marina Protetta può favorire, infatti, gli operatori locali
concedendo loro diritti esclusivi alla piccola pesca artigianale,
coinvolgendoli così in prima persona nella tutela delle risorse; può ad esempio
predisporre punti di ancoraggio per le navi che cercano riparo in rada, può
impedire che nuove concessioni vengano date per la maricoltura, può esercitare
un maggior controllo per prevenire il fenomeno dell’abusivismo e può regolamentare
la raccolta di frutti di mare a rischio di estinzione. Ma soprattutto questo
strumento garantirà alle Amministrazioni Comunali e ai privati cittadini,
attraverso la legge 394/91, una importante “priorità nella concessione di
finanziamenti dell'Unione europea, statali e regionali ... “ per opere
pubbliche di interesse ambientale, culturale, e per “iniziative produttive o di servizio
compatibili con le finalità istitutive dell’area…”.
La
nostra Associazione ritiene che le opposizioni all’Area Marina Protetta siano
perlopiù dovute alla mancanza di una corretta informazione; per questo non
accetta che un progetto tanto importante possa essere accantonato solo per il
personale interesse di qualche operatore che intende perpetuare comportamenti
scorretti e lesivi dell’ecosistema, a discapito degli altri operatori,
dell’ambiente e dell’economia locale.
Italia
Nostra invita pertanto i Sindaci dei Comuni di Sant’Antioco e di Calasetta e i
rispettivi Consigli Comunali a proseguire nella strada intrapresa e a
coinvolgere attorno all’iniziativa l’intera comunità e le altre Amministrazioni
interessate.
Sant’Antioco 11 novembre 2003
Realizzare una “gestione integrata delle zone costiere”
Nello
scorso mese di marzo, il Consiglio Comunale di S.Antioco ha deliberato
all’unanimità – presenti tutti i consiglieri – la proposta di “Istituzione
dell’Area Naturale Marina Protetta e Zone Umide di S.Antioco – Arcipelago del
Sulcis”.
Italia
Nostra ha seguito con particolare
interesse l’iniziativa
dell’Amministrazione, condivisa allora da tutta l’opposizione, e, rispondendo
ad un formale invito del Sindaco, ha manifestato il proprio convinto
apprezzamento per la deliberazione adottata e la disponibilità ad una fattiva
collaborazione.
Italia
Nostra non ha cambiato idea e conferma oggi la propria consolidata posizione:
l’istituzione di aree di tutela
rappresenta, infatti, un fondamentale strumento di salvaguardia ambientale che,
se ben gestito, può attivare efficaci processi di sviluppo culturale ed
economico.
Nella
sua ventennale attività, la Sezione ha proposto a più riprese l’istituzione di
aree protette nelle zone naturalisticamente
e culturalmente più rilevanti, ivi comprese le zone umide.
La
delibera adottata nel mese di marzo rappresenta, perciò, un primo importante passo per la
realizzazione nell’Isola di S.Antioco di un’Area Protetta che potrà trovare
compiuta attuazione con l’adesione delle altre Amministrazioni competenti. Nel
frattempo è del tutto condivisibile l’atteggiamento dell’Amministrazione
comunale di S.Antioco che, per quanto di sua competenza, ha attivato il lungo
iter istitutivo dell’Area, informando e coinvolgendo altre Amministrazioni,
Sindacati, Associazioni imprenditoriali e Associazioni ambientaliste.
Questo
è stato, ed è ancora oggi, il nostro punto di vista.
Il
progetto, se adeguatamente sostenuto, permetterà di realizzare una “gestione
integrata delle zona costiera” armonizzando le diverse esigenze di uso dell’area: lo strumento dell’ Area
Marina Protetta può favorire, infatti,
gli operatori locali concedendo diritti esclusivi alla piccola pesca
artigianale, coinvolgendoli così in prima persona alla tutela delle risorse.
Notizie
di stampa (La Nuova, 9/11/2003) riportano dichiarazioni critiche di due
consiglieri dell’opposizione che, pare, abbiano cambiato idea rispetto alle
loro posizioni iniziali.
Le
loro motivazioni, considerati i documenti a nostra conoscenza, paiono poco comprensibili in particolare a chi, come Italia Nostra,
nelle aree di tutela ci crede davvero (e non da oggi) ed ha fatto della
promozione di tali aree uno dei punti fondamentali del suo programma d’azione a
livello nazionale e locale.
Di
fronte ad un territorio ancora oggi minacciato da colate di cemento, deturpato
da cave mai recuperate, sfigurato nelle aree rurali da “case agricole” che
nascono come funghi (si pensi alla piana di Canai), interessato da “opere
pubbliche” come il Tiro a segno a Is
Pruinis che fa rabbrividire per il forte impatto ambientale, l’istituzione
dell’Area marina protetta si qualifica come uno dei pochi interventi veramente
significativi.
Italia
Nostra auspica che l’Amministrazione comunale perseveri con convinzione nella
realizzazione dell’Area e garantisce il proprio fattivo contributo per il buon
fine dell’iniziativa.